Autore Topic: Un fenomeno a più facce: suicidi, non c’entra solo la crisi  (Letto 292 volte)

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Offline ambarambacicicoco

Un fenomeno a più facce: suicidi, non c’entra solo la crisi
Morcellini: ‘Attenzione all’idolatria economica’

di Emanuela Gialli

Le cronache degli ultimi giorni hanno consegnato all’opinione pubblica il racconto di episodi, sempre più frequenti, relativi a imprenditori, artigiani, lavoratori, disoccupati, che hanno deciso di togliersi la vita. Sono loro le vittime della crisi economica che stringe il presente e il futuro delle società di tutto il mondo in una morsa che toglie il respiro e l’ossigeno sufficiente a ragionare sui comportamenti dell’individuo? In realtà, oltre alle difficoltà economiche, donne e uomini, del mondo occidentale stanno affrontando, in questa epoca storica, una “crisi valoriale”, in cui il “capitale sociale” delle relazioni interpersonali rischia di essere dilapidato.

La catena di suicidi degli ultimi mesi è realmente un fenomeno dettato e derivante dalla crisi economica oppure vi sono motivazioni di altra natura dietro?
La prima risposta è positiva, nel senso che siamo assolutamente convinti che l’acutizzarsi della crisi è uno degli eventi che ha certamente provocato l’impennata dei suicidi. La seconda risposta è negativa e questo può sembrare contraddittorio, ma dobbiamo sapere che è un errore pensare di entrare con la chiave semplicistica della crisi economica in un fenomeno così complesso come quello dell’autodistruzione e del suicidio.

C’è dell’altro, allora. Di cosa si tratta, professor Morcellini?
Dietro c’è la crisi valoriale, che vuol dire interruzione delle relazioni sociali. C’è qualcosa nel venir meno della fiducia nei confronti degli altri che porta a dilapidare quella dimensione fondamentale per la vita che è, come la chiamano i sociologi, “il capitale sociale”, cioè il benessere che gli uomini traggono dalle relazioni interpersonali. Gli uomini stanno bene se gestiscono relazioni positive tra simili, non solo nel gruppo primario, come la famiglia, ma anche nei gruppi secondari, altrimenti sarebbe un ritorno al “familismo”. In tempi di crisi del “capitale sociale“, la parola più semplice che i sociologi hanno trovato per descrivere il benessere delle nazioni, in cui l’interazione è considerata un valore - parlare con l’altro, guardare l’altro negli occhi, è un elemento di riconoscimento, di rafforzamento della nostra identità - questo “benessere valoriale” declina profondamente. E quindi c’è più sfiducia e c’è paura degli altri. Questo aspetto è decisivo per capire la recrudescenza delle forme suicidarie.

Ma come matura questa scelta di togliersi la vita?
Il motivo di fondo è che il suicidio –come è stato riccamente studiato dal più grande dei sociologi che si è occupato del suicidio, Durkheim- è letteralmente “un’abdicazione rispetto alla società”. Si è scoperto, infatti, che i suicidi aumentano quando cresce la anomìa, quando cioè il potere persuasivo delle norme, la “santità” delle norme e dei valori, entra in crisi perché magari il cattivo racconto della comunicazione lo dissipa e lo fa pervertire.

E’ dunque un fenomeno indotto dall’assenza della società?
E’ vero che in tempi di crisi economica le relazioni sociali si incattiviscono. Non solo è vero, ma è anche una leva potente per un motivo di fondo: nel tempo dei modelli e dell’individualismo, la dimensione economica è diventata esageratamente importante per definire le mete della felicità individuale. Se il contrassegno della potenza economica fosse meno reclamizzato dal mondo dei media e dalla cultura, assurda, delle politiche degli ultimi 20 anni, noi non ci troveremmo ora a piangere per questo alto numero di suicidi, le persone che sprecano la loro vita, immolandola su falsi altari.

Quindi da una parte c’è una idolatria della potenza economica …
Ecco, idolatria è la parola esatta: idolatria del successo e del controvalore economico.

E dall’altra, una mancanza, anche per chi forse è più vulnerabile, sotto il profilo psicologico, di una prospettiva, data dalla crisi. Da una parte l’opulenza, dall’altra la crisi e i sacrifici.
Ma prima partiamo dall’elemento di indebolimento che provoca la crisi sociale: il venir meno della società come dimensione desiderabile degli individui. La crisi economica può essere anche congiunturale, la crisi valoriale non è congiunturale, se noi non ci fermiamo a contrastarla. Un altro dei motivi che certamente è un ingrediente favorevole all’adozione della scelta di distruggere la propria vita è la questione delle cosiddette “aspettative crescenti”, collegata all’idolatria economica. Il cattivo racconto della crisi da parte dei media riesce a produrre l’effetto paradossale di aumentare esageratamente le aspettative individuali. Il modo in cui la comunicazione “lavora” le persone finisce per autorizzare in tutti noi un set di desideri di felicità non alla portata delle nostre capacità e delle nostre possibilità. Quando ognuno di noi aumenta il decibel delle aspettative e la vita si limita invece a darti risultati freddi e comparativamente modesti rispetto agli altri, qualcuno più debole può essere portato a pensare che la vita non è più un bene desiderabile

Lei sta dando la colpa ai mezzi di comunicazione. Ma non crede che ci sia stato anche uno stop nel cammino evolutivo dell’essere umano? Quanto la crisi ha cambiato il modo di pensare, di pensarsi come individui che evolvono?
E’ una bella domanda, che però non risparmia ad ogni modo i media. Quando diciamo che i mezzi di comunicazione sono responsabili, pensiamo che la media dei professionisti impegnati in questo settore non pensa all’impatto della propria azione comunicativa. Certo, non è solo colpa dei media. E’ chiaro che anche la politica, intesa come luogo dove si elaborano progetti di valori per la società e l’uomo, avrebbe potuto fare di più. E poi c’è la scuola, l’università. Insomma, le responsabilità, è vero, vanno condivise. Ma ciò che agisce sul cuore della persona ormai è la comunicazione, sono i media. Poi sull’interrogativo se ci sia stata una sorta di modificazione genetica dell’essere umano nella composizione dei valori, la vita, in tutte le culture di società razionali, è un bene comune, un elemento di valorizzazione di sé stessi e delle relazioni. Con l’avvento dei media la vita non è più un bene comune, ma un bene “messo in comune”, messo in pubblico, ostentato. Come diceva Padre Balducci, che non c’è più, “l’anima dell’uomo è diventata come una piazza, dove tutti possono passare”. E’ evidente che se non c’è più questo elemento di intimità nell’elaborazione dei valori, l’uomo dipende di più dalle crisi pubbliche. Qualunque crisi congiunturale, nell’economica, nelle speranze per il futuro, finisce per cadere addosso agli individui che ovviamente sono più indifesi che in passato.

La via d’uscita allora qual è? Da dove bisogna iniziare? O è un processo che si deve compiere?
No, assolutamente è un processo che bisogna interrompere, altrimenti non avremo più la possibilità di parlare di valori. Da dove partire? Se posso dare una prima risposta moralistica, si deve cominciare dai genitori. Molti dei mali dei nostri tempi sono legati alla scelta dei genitori di non fare i genitori, ma gli amici dei figli. Se i genitori non cambiano, i valori non si salveranno. La seconda risposta è che non si può pensare di ripartire dai media, perché io ad esempio non mi fido della capacità di risposta dei media: abbiamo prove provate di insensibilità etica al riguardo. Invece, si potrebbe ripartire dagli insegnanti, dai docenti. Qui bisogna aprire una vertenza per fermarsi a pensare al tipo di società che abbiamo costruito. Se non ci fermiamo a pensare, vuol dire che abbiamo deciso di accontentarci dei suicidi.

Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 

Offline pinkfloyd

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Re:Un fenomeno a più facce: suicidi, non c’entra solo la crisi
« Risposta #1 il: Aprile 13, 2012, 21:24:10 pm »
Mo mi suicidio  :laser:
Vivi e lascia vivere, perché niente è più importante della vita, quindi fregatene di ciò che pensano, fregatene di chi non ti è amico, fregatene di chi parla alle tue spalle, vivi alla faccia di coloro che sono invidiosi, vivi alla faccia di chi è falso, dimentica chi ti ha fatto male e sorridi, si indifferente al suo pensiero e ricorda che... il vero amico sei solo tu! Straordinaria follia.
 


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