Etichette alimentari: cinque favole da sfatare5 luglio 2014Integratori contro l'invecchiamento, cibi "sani","naturali", "tradizionali" o "100% italiani": il marketing dell'industria alimentare è sempre più agguerrito e utilizza slogan che spesso non sono altro che bugie, messe in campo solo per vendere di più. Smascheriamone insieme qualcuna.Le etichette degli alimenti fanno leva sempre più spesso sui seducenti concetti di salute, natura, tradizione, dimagrimento... magari fossero vere tutte le storie che ci racconta l'industria alimentare: invece, spesso, le aziende usano tutti i mezzi che il mondo della comunicazione mette a loro disposizione, trasferendoci informazioni più utili al loro fatturato che al nostro benessere. Impariamo a scovare insieme queste astuzie.
Ecco alcuni esempi.Tricolore di facciata
Queste acciughe hanno un bollino che recita "100% italiano".
Ma di italiano c'è solo l'olio, il pesce, invece, è albanese.
La confusione sull'origine di prodotti e ingredienti trionfa. Altri esempi? La pasta è tipicamente italiana, ma spesso il grano proviene dall'estero.
Togliamo il sale... per finta
Troppo sale fa male, ma un prodotto insipido non vende. E allora si fa finta di toglierlo.
"Non salati" strillava lo slogan di questa confezione. Ma basta girarla e il sale è tra gli ingredienti.
Dopo la nostra segnalazione il produttore ha modificato la scritta. Secondo la normativa europea, per dichiararsi "con poco sale" bisogna averne meno di 0,3 grammi per 100 grammi.
"Tradizionale", solo nel nome
L'aggettivo "tradizionale" può essere usato solo da determinati prodotti alimentari che rispettano precisi disciplinari.
Ma, in questo caso, l'infinita lista di ingredienti non è quella della vera pizza: farina, pomodoro, olio e mozzarella (non certo formaggio Edam, come si legge nella lista degli ingredienti).
Dal sito di Altroconsumo
