Autore Topic: Sei milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio ambientale  (Letto 364 volte)

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Offline ninfea


Nella lista dei siti a maggior rischio si conferma l’Ilva
Il  Cnr e l'Istituto Superiore di Sanità: «Morti in eccesso»

Paolo Russo

Una, dieci, quarantaquattro Ilva che con polveri, esalazioni e fumi minacciano la salute dei 6 milioni di italiani che vivono nelle aree ad alto rischio ambientale. Quelle passate al setaccio dallo studio di Cnr e Istituto superiore di sanità «Sentieri». Un nome che evoca una vecchia soap televisiva e che invece parla di morti da avvelenamento industriale. Almeno 1.200 decessi l'anno in eccesso rispetto alle normali medie nazionali, con tassi più alti soprattutto a sud e nelle aree contaminate dall'amianto, dove nel periodo 2003-2008 c'è stata un'impennata del 32% dei decessi per tumore della pleura. Il rapporto presentato ieri dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi, sembra dire che le bonifiche realizzate o solo annunciate in questi anni non hanno prodotto effetti perché intorno ai grandi poli chimici e petrolchimici, nelle vicinanze di centrali elettriche e siderurgiche, di miniere, porti, discariche e inceneritori la mortalità è più alta del 15% rispetto al resto del Paese.

Nei 44 siti censiti dallo studio in media sono le vie respiratorie quelle più colpite. Dove c'è presenza di amianto le morti in eccesso per tumore polmonare sono ben 330 e quelle per carcinoma pleurico sono il triplo della norma (416 morti in eccesso). Ma il tumore al polmone miete vittime anche intorno a poli petrolchimici e raffinerie (643 casi in eccesso). I dati sugli inceneritori sembrano invece dar ragione a tanti comitati territoriali, visto che nei loro dintorni la percentuale di carcinomi al fegato è doppia rispetto agli standard.

Nella lista dei siti a maggior rischio si conferma l'Ilva, dove i dati sono però fermi al periodo 2000-2004, con un eccesso tra il 10 e il 15% di tutti i tumori e con un picco del +24% di quelli al polmone. «Il 12 ottobre il Ministero della salute presenterà i nuovi dati», ha annunciato Balduzzi. Precisando anche: «non credo che la magistratura abbia dati diversi da quelli di cui disponiamo». Il ministero continua a smentire ma secondo indiscrezioni i nuovi dati confermerebbero il trend negativo degli ultimi anni. Ma per ora le informazioni restano il cassetto. Forse per non creare ostacoli al progetto di risanamento da 400 milioni dal quale dipende il futuro occupazionale dell'azienda, presentato ieri in Procura dal Presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, proprio mentre i custodi ordinavano di spengere parte dell'impianto siderurgico.

Ma non c'è solo Taranto a vivere l'allarme rosso che sembra voler far confliggere il diritto alla salute con quello al lavoro. La Ferriera di Servola a Trieste, per ammissione dello stesso Ministro dell'Ambiente Corrado Clini rischia di diventare un'Ilva 2. A preoccupare qui sono soprattutto le emissioni di benzopirene alle quali sarebbe correlato l'aumento di mortalità, soprattutto per malattie acute respiratorie e per tumori del colon retto. Anche l'area del petrolchimico di Gela è ad alto rischio, non solo per i lavoratori ma per tutti i 72mila abitanti dell'area, che vedono in aumento tumori e casi di asma. Nella zona mineraria e di raffinerie del Sulcis poi a rischiare carcinomi e malattie respiratorie o circolatorie non sono solo gli adulti ma anche i bambini di Sarroch e Portoscuso, dove bronchiti ed asma colpiscono molto più che altrove. Nella parte alta della lista dei siti più a rischio si piazzano anche le aree di Casale Monferrato, dove l'amianto continua a mietere vittime e quella di Porto Torres, dove i danni peggiori li subiscono i lavoratori del petrolchimico.
Un'Italia dei veleni da risanare. Al più presto.
                                  
 

Offline luna rossa

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Re:Sei milioni di italiani vivono in zone ad alto rischio ambientale
« Risposta #1 il: Settembre 21, 2012, 18:51:07 pm »
ormai la terra è una pattumiera ambulante prima o poi prenderà fuoco  botte botte botte


il mio regno non è di questa terra
 


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