Autore Topic: L'ultima parola è del malato  (Letto 756 volte)

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Offline ninfea

L'ultima parola è del malato
« il: Aprile 09, 2012, 08:45:57 am »

La riforma della Sanità, approvata qualche giorno fa dopo una lunga gestazione, realizza indubbiamente il punto qualificante del programma della giunta Cota. Il settore assorbe circa l’80 per cento del bilancio della Regione, ma al di là dei numeri, è su questo campo che i cittadini giudicheranno i risultati della amministrazione di centrodestra in Piemonte.

Le ambizioni del governo regionale erano molto alte e molto impegnative. Si trattava di ridurre la spesa ingente e non sempre produttiva della sanità pubblica, senza ridurre contemporaneamente anche il servizio. Anzi, con la volontà di migliorarne la qualità. Le intenzioni, apprezzabili come quasi sempre capita, si sono dovute confrontare con una realtà molto complessa e con una materia molto specifica, dove i paragoni con altri settori dell’amministrazione pubblica sono del tutto improponibili.

I contrasti e le polemiche, non tanto in sede politica, quanto con le categorie interessate, perciò, erano prevedibili. Tutte le riorganizzazioni sfidano una situazione consolidata e turbano le abitudini, le comodità, magari i piccoli o grandi privilegi di chi lavora nel settore. Soprattutto, ognuno, come è ovvio, valuta i cambiamenti alla luce non solo dei propri interessi, ma anche dal proprio punto di osservazione ed è impossibile trovare una sintesi che accontenti tutti. Ecco perché i medici ospedalieri, quelli universitari, quelli di base, gli infermieri, i tecnici amministrativi, con le loro rappresentanze sindacali, sono stati controparte obbligata, ma anche utile partner di confronto di coloro, in prima fila l’assessore Monferino, che hanno deciso la riforma.

L’unico assente, in questo carosello di incontri, di proposte, di scontri e di polemiche, è stato quello che dovrebbe essere il soggetto protagonista della riforma: il cittadino che ha bisogno di cure. Con tutto il rispetto per gli altri interessati, il giudizio che conterà sui cambiamenti che verranno nel mondo della sanità pubblica sarà il suo. Sarà lui a valutare se sarà assistito meglio o peggio e, come contribuente, se dovrà pagare il servizio della sanità pubblica meno o di più.

Saranno i risultati concreti a stabilire se le intenzioni saranno confermate dai fatti, perché una riforma, soprattutto in un settore complicato come questo, non si può valutare attraverso un articolato di legge, ma va vista da un letto di ospedale. Basta che, tra qualche tempo, non ci si accorga che i gattopardi non stanno accucciati solo in Sicilia.
                                  
 


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