Autore Topic: Associazione a delinquere per truffe su e-bay [Responsabilità e Sicurezza]  (Letto 729 volte)

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Offline ninfea


Numerose le truffe commesse, inaffidabili gli indagati, il reato può essere reiterato per via elettronica: giusto il carcere, anziché gli arresti domiciliari. Con la sentenza 4038/13 la Corte di Cassazione ha così confermato il carcere preventivo per i tre indagati accusati di aver messo in piedi un’associazione per delinquere, finalizzata a commettere un numero indeterminato di truffe ed insolvenze fraudolente on-line, attraverso la pubblicazione di proposte di vendita sul sito internet e-bay. Il g.i.p. respinge la richiesta del PM di applicazione della misura cautelare. Il Tribunale accoglie la sua impugnazione: i tre indagati vanno in carcere. Ricorrendo in Cassazione, i tre presunti truffatori sostengono un’inadeguata indicazione degli elementi indiziari necessari per la configurazione del reato associativo e un’insufficiente motivazione circa l’impossibilità di adottare la misura cautelare meno afflittiva degli arresti domiciliari. La Corte rileva che il Tribunale ha correttamente motivato il provvedimento, con l’esposizione delle ragioni giuridicamente significative che lo hanno determinato e senza illogicità evidenti. In tema di misure cautelari personali, i vari dati probatori non devono essere valutati separatamente, ma devono essere «apprezzati globalmente secondo logica comune», in modo da dimostrare il fatto se coordinati organicamente. Così la probabile responsabilità circa il reato associativo è stata logicamente dedotta dalla querela delle parti offese, dalle perquisizioni nelle case degli indagati in cui sono stati trovati i computer usati per le truffe, dalle falsificazioni utilizzate per ingannare le vittime. Quindi, il Tribunale ha compiuto «una valutazione di puro fatto, in ordine alla sussistenza dei gravi indizi, sia dei reati-fine che di quello di partecipazione ad associazione per delinquere che appare congruamente motivata, con richiami a specifici rilievi fattuali, priva di illogicità evidenti». Per quanto riguarda poi il regime carcerario anziché dei domiciliari, il Tribunale ha correttamente dedotto un rischio di reiterazione sia dalla personalità degli imputati che hanno commesso truffe in modo continuativo, sia dal tipo di reato compiuto per via elettronica. Per il pericolo di recidiva è giusta la misura della carcerazione preventiva. La Corte conferma la custodia cautelare in carcere.



Fonte: www.dirittoegiustizia.it

« Ultima modifica: Aprile 12, 2014, 08:18:17 am da ninfea »
                                  
 


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