Autore Topic: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...  (Letto 4011 volte)

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Offline garfield

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Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« il: Maggio 23, 2008, 17:48:29 pm »
La lunga storia del Ponte sullo stretto sembra destinata a trasformarsi nel giro di due anni da progetto in realtà. La posa della prima pietra, come assicura il Presidente dell'Anas, Pietro Ciucci in un'intervista all'ANSA, avverrà a metà del 2010, per consentire l'inaugurazione dell'opera all'inizio del 2016. La lettera inviata oggi dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, riavvia ufficialmente l'iter per la realizzazione del ponte. Un'operazione da 6 miliardi di euro, la principale opera infrastrutturale prevista nel programma del Governo, completamento ideale del corridoio europeo 1 Berlino-Palermo.

"Rispettare i tempi previsti è un obiettivo impegnativo, ma possibile - spiega Ciucci - anche grazie a tutto il lavoro svolto in precedenza. La lettera del ministro è un atto molto importante, rappresenta il nuovo start-up dell'operazione. Abbiamo bisogno di qualche mese per aggiornare i profili tecnici, convenzionali e finanziari del progetto, ma rinnovata la convenzione, contiamo di aprire i cantieri a metà 2010 ed inaugurare al traffico il ponte sullo stretto all'inizio del 2016".

I due anni di stop coincisi con l'attività del precedente esecutivo, che non considerava prioritaria l'opera, non hanno modificato sostanzialmente i termini del progetto, che andrà soltanto messo a punto: "Non servono nuove gare - rileva Ciucci - i contratti stipulati nel 2006 sono tutti validi, sarà necessario un aggiornamento della convenzione che lega la società Stretto di Messina (controllata dall'Anas dall'ottobre 2007 ndr) con il concedente che è il ministero delle Infrastrutture. Quella sarà l'occasione per affinare il timing per la realizzazione dell'opera e aggiustare il piano di copertura economico finanziario. A quel punto, il prossimo anno potremo dare l'ordine di inizio attività al contraente generale Impregilo.

Realizzato il progetto definitivo - aggiunge - questo dovrà essere approvato secondo i criteri della legge obiettivo e a maggio del 2010 festeggeremo la posa della prima pietra". Anche in termini finanziari il valore complessivo della realizzazione non si scosterà dai circa 6 miliardi previsti. Al valore della gara per l'individuazione del General contractor (4,4 miliardi di euro, poi ribassati in gara a 3,9), va sommato il costo del progetto per le attività di controllo e verifica della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione (150 milioni ribassati a 120 milioni), del monitoraggio ambientale (37 milioni ribassati a 29), più le risorse da reperire sul mercato.

In termini di impegno di capitali da parte dello Stato, vista la nuova tempistica - spiega Ciucci - "la prima indicazione necessaria potrà essere nella finanziaria 2009. Il meccanismo finanziario dell'operazione è basato su un 40% di fondi propri ed il restante 60% da recuperare sul mercato". "Abbiamo perso due anni - conclude Ciucci - ma a voler essere ottimisti anche in questo caso, almeno il tempo sprecato ci ha consegnato un assetto più favorevole. Avremmo certamente preferito avviare i cantieri già quest'anno, ma il controllo diretto da parte dell'Anas della società Stretto di Messina, due anni fa in seno a Fintecna, moltiplica ora le sinergie possibili e garantisce un maggior supporto tecnico alla realizzazione dell'opera".
 

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Offline Rowena72

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #1 il: Maggio 23, 2008, 17:56:08 pm »
mmm vedem se sarà veramente cosi e se avro la fortuna di vederlo realizzato o rimarra solo un progetto su carta
 

Offline mozagga

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #2 il: Maggio 23, 2008, 21:48:04 pm »
tutti dal daniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii   lol
 

Offline ridethesnake

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #3 il: Maggio 23, 2008, 22:05:17 pm »
tutti dal daniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii   lol
.acchio ma ve l'immaginate Messina con il ponte? dove sorgeranno i pilastri ci sono, a parte due cimiteri, le ville abusive in riva al mare dei briganti e dei potenti, che ovviamente andranno risarciti... le strade sono tutte buchi, a monnezza stiamo messi peggio di Napoli, tra un poco il tram smette di correre perchè falliscono le aziende municipali, abbiamo un candidato sindaco condannato per peculato, un altro per stupidità, e che ce ne facciamo del ponte? Ah, ora ho capito, contano di farci sotto la baraccopoli per tutti i rumeni espulsi dall'Italia (isole escluse)... ;)
ma a voi vi aspetto anche senza il ponte :D drunk
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Offline mozagga

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #4 il: Maggio 23, 2008, 22:18:00 pm »
però non devo inquinare....un pedalò lo trovo? quanti km sono...we poi arrivo affamato hihihhihi   ::)
 

Offline ridethesnake

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #5 il: Maggio 26, 2008, 09:25:06 am »
Qualche info fresca fresca...

Da anni vengono lanciati preoccupati allarmi sui tentativi della criminalità organizzata di mettere le mani sull’affare del Ponte sullo Stretto di Messina. Il grande potere criminogeno della mega-opera è stato confermato da numerose indagini che hanno evidenziato, da una parte, come le cosche locali puntino ad inserirsi nei sub-appalti, nelle opere secondarie e nell’imposizione di pizzo; dall’altra, come la grande mafia internazionale abbia provato a finanziare direttamente l’opera, grazie alle enormi disponibilità economiche in suo possesso.
Obiettivo cantieri
“Circa il 40 per cento delle opere potrebbe teoricamente alimentare i circuiti mafiosi”. È lo scenario che emerge da uno studio sull’impatto criminale del Ponte commissionato al Centro Studi Nomos del Gruppo Abele di Torino dall’Advisor della Società Stretto di Messina. Gli interessi mafiosi potrebbero manifestarsi nella fase di scavo e realizzazione delle fondazioni e della movimentazione terra, ed in questo caso imprese mafiose – già esistenti o più probabilmente costituite ad hoc – potrebbero rivendicare una partecipazione diretta ai lavori. Identico rischio di penetrazione criminale per quanto riguarda le strutture di ancoraggio dei cavi di sospensione, per le quali è previsto un volume di 328.000 metri cubi in Sicilia e di 237.000 in Calabria. Se si tiene inoltre conto che per la realizzazione del manufatto occorrono in totale circa 860.000 metri cubi di calcestruzzo, il rischio criminalità appare di gran lunga più elevato, data la tradizionale specializzazione dei gruppi mafiosi in Calabria e Sicilia nel cosiddetto “ciclo del cemento”. Ma è nell’ambito dei lavori per i collegamenti ferroviari e stradali, in buona parte previsti in galleria e nelle rampe di accesso al Ponte, che il rischio criminalità è ancora più alto ed evidente. Un altro settore particolarmente sensibile alla penetrazione mafiosa è quello relativo all’offerta di servizi necessari per il funzionamento dei cantieri. Oltre alla tradizionale funzione di guardianìa - secondo il sociologo Rocco Sciarrone - “i mafiosi cercheranno con molta probabilità di inserirsi nelle fasi di installazione e organizzazione dei cantieri, e successivamente anche nella gestione dei loro canali di approvvigionamento. È dunque ipotizzabile il tentativo di controllare il rifornimento idrico e quello di carburante, la manutenzione di macchine e impianti e la relativa fornitura di pezzi di ricambio, il trasporto di merci e persone”. Nelle mani di mafia e ‘ndrangheta, in più, potrebbero finire cemento, ferro, finanche il catering e gli alloggi per gli operai. Questa è però una visione “minimalista” che non tiene conto delle evoluzioni dell’impresa mafiosa e della sua forza finanziaria e di inserimento nei mercati “legali”. Nella relazione trasmessa al Parlamento nel novembre 2005, la Direzione Distrettuale Antimafia (Dia), affermava che “la mafia è pronta a investire il denaro del narcotraffico nella costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina”. Nello specifico, le indagini avrebbero accertato che “ingenti capitali illecitamente acquisiti da un’organizzazione mafiosa a carattere transnazionale sarebbero stati reinvestiti nella realizzazione di importanti opere pubbliche, con particolare riguardo a quelle finalizzate alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina”. Il primo allarme degli inquirenti sugli interessi delle organizzazioni mafiose nella realizzazione dell’infrastruttura risale comunque al 1998. Anche allora fu la Dia a denunciare la “grande attenzione” di ‘ndrangheta e Cosa Nostra per il progetto relativo alla realizzazione del Ponte. La Dia approfondiva il tema nella sua seconda relazione semestrale per l’anno 2000. Soffermandosi sulla ristrutturazione territoriale dei poteri criminali in Calabria e in Sicilia, si segnalava come le indagini avessero evidenziato che “le famiglie di vertice della ‘ndrangheta si sarebbero già da tempo attivate per addivenire ad una composizione degli opposti interessi che, superando le tradizionali rivalità, consenta di poter aggredire con maggiore efficacia le enormi capacità di spesa di cui le amministrazioni calabresi usufruiranno nel corso dei prossimi anni”. Nel mirino, secondo l’organo investigativo, innanzitutto i progetti di sviluppo da finanziare con i contributi comunitari previsti dal piano Agenda 2000, stimati per la sola provincia di Reggio Calabria in oltre cinque miliardi di euro nel periodo 2000-2006. “Altro terreno fertile ai fini della realizzazione di infiltrazioni mafiose nell’economia legale – aggiungeva il rapporto - è rappresentato dal progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al quale sembrerebbero interessate sia le cosche siciliane che calabresi. Sul punto è possibile ipotizzare l’esistenza di intese fra Cosa Nostra e ‘ndrangheta ai fini di una più efficace divisione dei potenziali profitti”.
Dal Canada allo Stretto di Messina via Arabia Saudita
Intanto alcuni faccendieri lanciavano l’assalto, per conto delle più potenti cosche mafiose d’oltreoceano, alla gara per il general contractor del Ponte di Messina. L’intrigata ragnatela di interessi è venuta alla luce il 12 febbraio 2005, quando la stampa dava notizia dell’emissione di cinque provvedimenti di custodia cautelare per associazione per delinquere di stampo mafioso e delle perquisizioni in diverse città italiane. I provvedimenti venivano notificati al boss Vito Rizzuto, capo dell’organizzazione legata ai mafiosi Cuntrera-Caruana e sospettato di rappresentare in Canada la “famiglia” Bonanno di New York, all’ingegnere Giuseppe Zappia (residente in Canada ma arrestato a Roma), al broker Filippo Ranieri (originario di Lanciano in Abruzzo), all’imprenditore cingalese Savilingam Sivabavanandan e all’algerino Hakim Hammoudi. L’inchiesta (denominata “Brooklin”), coordinata dal capo della Dda di Roma Italo Ormanni e dal pm Adriano Iassillo, sulla base di numerose intercettazioni, individuava un’operazione concepita da Cosa Nostra per riciclare 5 miliardi di euro provenienti dal traffico di droga nella realizzazione del Ponte. Ad ordire le trame il boss Vito Rizzuto, originario di Cattolica Eraclea, figlio di Nicola “Nick” Rizzuto, personaggio eminentissimo della mafia internazionale. Stando alle accuse dei magistrati romani, il mafioso italo-canadese si sarebbe avvalso dell’imprenditore Giuseppe Zappia che aveva capeggiato una cordata partecipante alla gara preliminare per il general contractor, avviata dalla Società Stretto di Messina il 14 aprile 2004. Sei mesi più tardi, tuttavia, la “cordata Zappia” e un non precisato raggruppamento di aziende meridionali venivano escluse nella fase di pre-qualifica, perché non in possesso dei requisiti richiesti. Zappia ha negato i contatti con la criminalità italo-canadese e a sua difesa ha prodotto un affidavit, una sorta di accordo sancito con una società, in mano ad uno dei principi della famiglia reale dell’Arabia Saudita. I soldi per il Ponte, cioè, dovevano venire dagli immensi profitti del petrolio. In realtà i faccendieri internazionali avevano fatto la spola tra Canada e Arabia Saudita, intrecciando inquietanti relazioni tra mafiosi e sovrani mediorientali, ed avviando i contatti con i manager delle maggiori società di costruzione in corsa per il Ponte sullo Stretto. La mafia, consapevole delle loro difficoltà a reperire capitali freschi per avviare i lavori, si era offerta a metterceli lei e per intero. Come ha evidenziato Stefano Lenzi, responsabile dell’Ufficio istituzionale del WWF Italia, “l’attuale salto di qualità vede la holding mafiosa mettere sul tavolo dei suoi rapporti con le imprese il suo ruolo di ‘intermediatore finanziario’, con enormi disponibilità economiche. Un mediatore che non ha nemmeno bisogno di condizionare il general contractor per realizzare l’opera ‘con qualsiasi mezzo’, ma tenta, addirittura, di diventare esso stesso (attraverso le necessarie coperture) l’elemento centrale di garanzia del GC, che dovrà redigere la progettazione definitiva ed esecutiva e realizzare l’infrastruttura”. Ma più di tutto, l’establishment criminale aveva colto l’alto valore simbolico del Ponte, comprendendo che con il finanziamento e la realizzazione della megaopera era possibile ottenere nuova legittimazione istituzionale e sociale. “Quando farò il ponte – dirà in una telefonata l’imprenditore Zappia – con il potere politico che avrò io in mano, l’amico (il boss Rizzuto ndr) lo faccio ritornare…”. Dal 19 marzo 2006 è in corso presso il Tribunale di Roma il processo contro i protagonisti dell’operazione Brooklin. In esso, incomprensibilmente, la Società Stretto di Messina ha scelto di non costituirsi parte civile. Indipendentemente da quello che sarà l’esito giudiziario, un verdetto storico è inconfutabile: in vista dei flussi finanziari promessi ad una delle aree più fragili del pianeta, è avvenuta la riorganizzazione di segmenti strategici della borghesia mafiosa in Calabria, Sicilia e nord America. Ma non solo. Dietro tanti dei Padrini del Ponte, infatti, si celano i nomi più o meno noti di mercanti d’armi e condottieri delle guerre che insanguinano il mondo. Quasi a voler enfatizzare il volto “moderno” del capitale. Saccheggiatore di risorse naturali e dei territori; generatore prima, beneficiario dopo, di ogni conflitto bellico.
Infiltrazioni criminali sui lavori autostradali
In attesa del Ponte, la criminalità organizzata ha scelto di sedere attivamente al banchetto dei lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (oltre 1.200 milioni di euro), lavori appaltati proprio ad alcune delle grandi società italiane di costruzione che guidano l’Associazione temporanea d’imprese “Eurolink”, general contractor per la progettazione definitiva e la realizzazione del “Mostro sullo Stretto”. Per l’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, mafia e ‘ndrangheta avrebbero riscosso il pizzo da quasi tutte le aziende coinvolte. Lo ricorda l’ultimo rapporto su criminalità e imprenditoria di Sos Impresa/Confesercenti. Impregilo, ad esempio, capofila Eurolink, “aveva insediato nelle società personaggi che, secondo gli inquirenti da sempre avevano avuto a che fare con esponenti della criminalità organizzata e con imprese di riferimento alle cosche”. Lo stesso sarebbe accaduto con la Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.a., partner del gruppo di Sesto San Giovanni nella costruzione del Ponte sullo Stretto. Il modus operandi delle due società è stato delineato dall’inchiesta condotta nel luglio 2007 dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di quindici persone, tra cui gli esponenti di spicco dei clan Piromalli di Gioia Tauro, Pesce di Rosarno, Condello di Reggio Calabria, Longo di Polistena e Mancuso di Vibo Valentia. Per i lavori autostradali nel tratto compreso tra gli svincoli di Rosarno e Gioia Tauro, le cosche avrebbero imposto ad Impregilo e Condotte l’assegnazione dei lavori e la fornitura di materiali e servizi ad imprese a loro vicine, più una tangente del 3% sul valore delle commesse. Spiega Confesercenti: “La scelta da parte di entrambe le imprese di investire personaggi discussi della carica di capo aerea della Calabria, secondo gli investigatori non era casuale ed a testimoniarlo vi sarebbero delle conversazioni intercettate e le indagini pregresse che avevano già portato ad inquisire due professionisti. Nelle intercettazioni risalta la piena consapevolezza delle regole mafiose imposte dalle organizzazioni criminali e l’adeguamento ad esse da parte delle grosse imprese, le quali recuperavano il famoso 3% da destinare alle cosche mediante l’alterazione degli importi delle fatture”. Ogni intervento sui cantieri era già stato attribuito a tavolino alle varie cosche, secondo rigide regole territoriali: ai Mancuso è toccata la competenza nel tratto Pizzo Calabro-Serra San Bruno, ai Pesce quello tra Serre e Rosarno, ai Piromalli l’area tra Rosarno e Gioia Tauro. “Le procedure di subappalto erano state avviate ancor prima dell’autorizzazione dell’ente appaltante, il tutto a scapito delle imprese pulite estromesse dalle gare in quanto non gradite all’ambiente”, conclude Confesercenti. La prefettura di Reggio Calabria aveva sempre negato la certificazione antimafia alle ditte sospette, ma puntualmente esse erano riammesse ai subappalti grazie alle benevoli sentenze del Tar della Calabria. Destino beffardo quello dei lavori autostradali: il 1° aprile 2005 il consorzio Impregilo-Condotte aveva firmato con la Prefettura di Reggio Calabria e l’ANAS, un protocollo d’intesa per la “prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiose durante la realizzazione dell’opera”. Le due società si erano impegnate, in particolare, ad “adottare tutte le misure del caso atte ad evitare affidamenti ad imprese sub-appaltatrici e sub-affidatarie nel caso in cui le informazioni antimafia abbiano dato esito positivo”, e ad effettuare “controlli, verifiche e monitoraggi per scongiurare l’intromissione di imprese irregolari, forme di caporalato o lavoro nero”. Chissà cosa faranno per il Ponte…
E il certificato antimafia?
Nell’euforia generale post-elezioni dove vincitori e sconfitti preannunciano il riavvio dell’iter progettuale ed esecutivo della megainfrastruttura tra Scilla e Cariddi, è finita nell’oblio una vicenda inquietante che in uno Stato di diritto, perlomeno avrebbe dovuto imporre a forze politiche, imprese, organizzazioni sindacali e sociali, organi giudiziari, una pausa di riflessione sull’intero sistema delle Grandi Opere. Nella primavera 2008, infatti, è stato negato il certificato antimafia alla società Condotte, terza in Italia per fatturato e in gara – oltre al Ponte – per l’Alta Velocità ferroviaria e il Mose di Venezia. Il fatto è stato reso noto direttamente dall’allora ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. “Nei giorni scorsi - ha spiegato il ministro - avevo segnalato al ministero dell’interno come dalle indagini della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria e di altri organi investigativi era emerso uno stretto legame tra la società e la criminalità organizzata calabrese, in particolare in merito alla gestione di alcuni cantieri dell’autostrada Salerno-Reggio Calabra e della nuova strada statale 106 Jonica”. “Alla mia segnalazione - ha proseguito Di Pietro - il ministro Amato ha risposto rendendomi noto che a seguito del parere del comitato per l’alta sorveglianza, attivo presso il dicastero dell’interno, il prefetto di Roma ha adottato, lo scorso 20 marzo un provvedimento di diniego della certificazione antimafia nei confronti della società Condotte”. “Tutto questo ho tempestivamente comunicato all’ANAS - ha concluso il ministro - oltre che agli altri organi competenti, affinché adottino tutti i provvedimenti del caso, in merito ai cantieri della A/3 e della 106, ma anche in relazione ad eventuali altri rapporti contrattuali, gestiti da controllate o dalle concessionarie autostradali”. Il nulla osta antimafia è richiesto nelle distinte fasi dell’appalto e non solo all’inizio e serve per ottenere i pagamenti in ogni fase di avanzamento dei lavori. Anche se ogni prefettura è autonoma nella valutazione discrezionale sul provvedimento, buon senso impone che le altre prefetture vi si adeguino, negando la certificazione per gli altri appalti ricadenti nella loro giurisdizione. Il provvedimento di revoca del certificato antimafia è stato pure commentato dal prefetto Bruno Frattasi, alla guida del Comitato di sorveglianza sulle grandi opere. Frattasi, in particolare, ha fatto riferimento a “numerose verifiche del gruppo interforze di Reggio Calabria, che ha visitato più volte i cantieri trovando un contesto ambientale inquinato”. Si è pure appreso che sempre in data 20 marzo 2008, la stessa Prefettura di Roma ha provveduto ad invitare la capofila Impregilo a “procedere alla estromissione, con eventuale sostituzione, della Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.a. dalla propria compagine sociale” nel termine di trenta giorni, pena il “recesso del contratto ai sensi dell’art. 11, comma tre, del DPR 3.6.1998, n° 252. A seguito della comunicazione del ministero delle Infrastrutture, l’ANAS ha provveduto in data 2 aprile alla “revoca di tutti i contratti con Condotte”, ma il diniego è stato poi tamponato con un ricorso della società di fronte al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che l’11 aprile ha concesso la sospensiva del provvedimento, in attesa della causa di merito. Al colosso delle costruzioni italiane non è comunque mancata la piena solidarietà dell’associazione di categoria dei general contractor, l’AGI (Associazione Grandi Imprese). Un suo comunicato recita che “la revoca dei contratti avrebbe effetti di devastante gravità per una delle maggiori, più antiche e più qualificate imprese del settore”. Per la cronaca, vicepresidente di AGI è l’ingegnere Duccio Astaldi, vicepresidente di Condotte d’Acqua. Con la mafia, parole dell’ex ministro delle Infrastrutture Lunardi, si deve pur convivere. Così, forse, nessuno richiederà più il certificato antimafia a chicchessia. Oggi, di certo, nessuno ritiene tuttavia ingombrante sedere accanto ad un’impresa fortemente censurata dall’autorità giudiziaria e dai ministri di un esecutivo. Nelle isole Eolie, ad esempio, Condotte d’Acqua ha costituito da poco una società mista con il comune di Lipari, la “Porti di Lipari S.p.a.”, per la realizzazione di un devastante programma di porti e porticcioli. Grande sponsor dell’iniziativa l’intero stato maggiore di Alleanza Nazionale nella provincia di Messina. L’assedio allo Stretto continua. ANTONIO MAZZEO

Ai posteri, pardon, ai sopravvissuti, l'ardua sentenza....
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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #6 il: Luglio 15, 2008, 10:39:44 am »
Nomina fresca fresca...
GEN. ANTONIO PAPPALARDO: Semibiografia di un ex generale dei Carabinieri, neo consigliere d’amministrazione della ‘Stretto di Messina Spa’
Se ne era chiesto inutilmente lo scioglimento, ma dopo il ritorno del cavaliere Berlusconi al governo, è in atto il rilancio della Società Stretto di Messina, concessionaria pubblica per la realizzazione del Ponte. E’ di qualche giorno fa la notizia di un turn-over nel consiglio d’amministrazione. Confermato Pietro Ciucci alla guida della societa, tra i nuovi entrati spicca il nome di un alto militare in congedo, il generale Antonio Pappalardo, già presidente del Cocer dell’Arma dei Carabinieri ed ex Capo di Stato Maggiore della Divisione Unità Specializzata dei Carabinieri di Roma. Il suo ingresso nel Cda della Stretto di Messina è stato perorato dal ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (An), che però non ha chiarito quali siano le competenze tecnico-specifiche maturate dall’ex militare che giustifichino l’incarico nella società del Ponte, proprio nella delicatissima fase di rinegoziazione contrattuale con le imprese general contractor. Di certo non si è trattata di una scelta meramente interna ad Alleanza nazionale: il generale Pappalardo, infatti, ha avuto un’altalenante carriera politica, ma non risulta aver militato di recente nelle file dell’estrema destra. Eletto nel 1992 alla Camera dei Deputati come indipendente nelle liste del Psdi, Pappalardo fu prima vicepresidente della Commissione Difesa, poi, il 5 maggio 1993, sottosegretario alle Finanze del governo Ciampi. Quest’ultimo incarico fu uno dei più brevi della storia della Repubblica: appena 15 giorni. Il Consiglio dei ministri gli revoca il mandato per una condanna a otto mesi di reclusione inflittagli dal tribunale militare di Roma per diffamazione nei confronti dell’ex comandante generale dei Carabinieri, Antonio Viesti, condanna poi annullata in Cassazione. Pappalardo abbandona il Psdi travolto da tangentopoli, per passare prima al Gruppo Misto e poi al Patto di Mario Segni. Sempre nel 1993, l’allora colonnello si presenta come capolista di una formazione politica anti-Rutelli in corsa per l’amministrazione comunale di Roma (Solidarietà Democratica). Scarso il risultato elettorale, appena lo 0,7%, nonostante si dichiarassero sostenitori della lista alcuni potenti Gran maestri della massoneria italiana, primo fra tutti il principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale, un nome di peso nei grandi segreti italiani, strage di Portella della Ginestra, tentativi di golpe degli anni ‘70 e Loggia P2 compresi. Subito dopo le elezioni di Roma, ‘Solidarietà democratica’ confluì nella nascente Forza Italia del duo Berlusconi-Dell’Utri. Terminato il mandato parlamentare, Pappalardo aderì ad Alleanza Nazionale con cui si candida senza successo alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo. Rientrato nei ranghi dell’Arma, il militare venne nominato Capo di Stato Maggiore della Regione Carabinieri Abruzzo e Molise e poi vicecomandante della Regione Umbria. Nel 1996, Pappalardo si presentava senza fortuna con l’Ulivo di Romano Prodi alle elezioni amministrative di Chieti. Quattro anni più tardi, il 14 luglio 2000, era tra i partecipanti alla Giornata per l’orgoglio socialista che sanciva la costituzione del Nuovo Psi nel ricordo di Bettino Craxi. L’anno successivo il neogenerale decideva di rientrare direttamente nell’agone politico: era tra i fondatori del movimento Popolari Europei che si collocava a destra della Casa della Libertà tentando pure l’alleanza con la Fiamma Tricolore di Pino Rauti e con il Partito Liberal Popolare di Diego Volpi Pasini, ideologicamente vicino al neonazista austriaco Jarg Haider. Negli stessi mesi Pappalardo diveniva pure segretario di un altro movimento, I funzionalismi, lanciato dall’associazione culturale Nuova prospettiva. Ciononostante, alle elezioni politiche del 2001 vinte dalla Casa delle Libertà, Pappalardo preferiva la candidatura al Senato nel collegio di Taranto con la Lega d’Azione meridionale, un movimento collegato al controverso sindaco di Taranto, Giancarlo Cito. Fallito anche questo tentativo, il generale accettava di concorrere alle successive elezioni regionali in Sicilia (collegio di Catania) nella lista Biancofiore, collegata a Totò Cuffaro. Neanche stavolta veniva eletto. Una consolazione giungeva comunque dalla sua febbrile attività di compositore d’opere, canzoni, notturni, melodie e marce militari. Il 6 dicembre 2005, all’auditorium Conciliazione di Roma, veniva eseguita la anteprima mondiale del suo concerto ‘Il vento di Mykonos’, testo del magistrato Corrado Calabrò, prima presidente del TAR Lazio, poi presidente dell’Authority per le Comunicazioni su indicazione del leader di An, Gianfranco Fini. In qualità di scrittore, Corrado Calabrò fu insignito nel 2002 del Premio Anco Marzio di Ostia (l’anno successivo il riconoscimento andò a tale Licio Gelli da Arezzo). Dopo l’effimero ritorno al governo della coalizione di centrosinistra nella primavera 2006, il militare fu inserito nella direzione del rinato Partito Socialdemocratico, guidato nazionalmente dall’on. Franco Nicolazzi e, in Sicilia, dal messinese Dino Madaudo, già sottosegretario alla Difesa (ministro Salvo Andò) nel biennio 1992-93. Nel settembre del 2007, il socialdemocratico sembra volersi avvicinare all’Italia dei Valori del ministro Antonio Di Pietro, che pure qualche anno prima aveva comparato al Piano Solo del generale De Lorenzo, un oscuro documento diffuso da Pappalardo tra gli ufficiali dell’Arma sullo stato morale e il benessere dei cittadini, in cui si auspicava la fondazione di un nuovo tipo di Stato e di una nuova Europa, che i partiti politici, così come sono strutturati, e comunque lontani dai problemi dei cittadini, non riescono più a garantire (del 31 marzo 2000). Sempre nel 2007 Pappalardo diveniva presidente dell’Associazione Nazionale per la Sicurezza e la Legalità, organismo impegnato a promuovere la costituzione di comitati di cittadini pronti a collaborare in modo discreto con le forze dell’ordine nel controllo del territorio. Ai primi di marzo del 2008, alla vigilia delle elezioni per il Parlamento e l’Assemblea regionale Siciliana, ennesimo giro di valzer del generale: la scelta di campo, stavolta, è per il Movimento per l’Autonomia del catanese Raffaele Lombardo che candida Pappalardo in ben tre collegi senatoriali, Abruzzo (capolista), Puglia e Sicilia. A sostenere il militare in congedo persino il potentissimo rais politico abruzzese, Remo Gasparri, democristiano doc, nove volte deputato e sedici ministro della Repubblica. Ancora una volta, però, l’ex capo di stato maggiore dei CC resta fuori dal Parlamento. L’avvicinamento al neogovernatore siciliano Lombardo, instancabile sostenitore della realizzazione del Ponte di Messina, è forse una delle chiavi per comprendere la scelta del ministero delle Infrastrutture di nominare l’ex militare nel consiglio d’amministrazione della società Stretto Spa. Come pure il Pappalardo-pensiero sullo stato della magistratura in Italia, leit-motiv del Cavaliere & Soci. Il 24 giugno 2008 sul quotidiano Libero compare un lungo intervento del generale dei Carabinieri. Dopo aver premesso di disprezzare i cialtroni, categoria di persone che si prestano a speculazioni con l’intento di favorire qualcuno o un gruppo di potere, Pappalardo scrive che un fatto è certo: da troppo tempo i magistrati stanno condizionando la vita del nostro paese che, ricattabile e inaffidabile, non è capace di reagire. L’attacco al potere giudiziario è a 360 gradi: Oggi ci sono magistrati che mandano in galera le persone per fare carriera politica. L’ANM, invece di chiedere i nomi dei pubblici ministeri sovversivi, li vada ad individuare essa stessa. Non farà una gran fatica. Li conosce bene. Sono da troppo tempo al soldo della politica e stanno distruggendo il senso della giustizia nel nostro Paese. Perchè il CSM - continua Pappalardo - che è l’organo di governo della magistratura, non interviene punendo i manchevoli? No, è molto più comodo attaccare il governo quando tocca gli interessi della categoria. Con l’inserimento subdolo in politica di alcuni magistrati, sono state deviate e addirittura cancellate aspirazioni legittime di intere categorie sociali di farsi rappresentare democraticamente. Negli anni 90 il mondo militare chiese rispetto e attenzione per le condizioni dei propri appartenenti. Quando qualcuno avverte che quei generosi, permeati dall’alto senso dello Stato e del dovere, sarebbero potuti intervenire anche per migliorare il quadro politico dell’Italia, una certa lobby di potere si scagliò contro costoro, avvalendosi della collaborazione di taluni magistrati. Così quelle aspirazioni sono state annientate. L(ex) generale Pappalardo ha le idee chiare in merito: contro la degenerazione della politica e della società, la medicina migliore è la rigenerazione delle forze armate per ristabilire l’ordine e la legalità. In che modo, è sempre il suo intervento su Libero a spiegarlo: I militari in Turchia, per dettato costituzionale, possono intervenire nelle controversie politiche, per salvare la laicità dello Stato. I militari in Italia sarebbero potuti intervenire per salvare la serietà dello Stato e lo avrebbero potuto fare perchè al loro interno di gente incorruttibile ed affidabile ne hanno tanta: L’Italia come la Turchia, dunque, e forse proprio il decreto La Russa, che dà il via alle ronde militari in città, cantieri e discariche, segna un primo passo in questa direzione. Ma è il paragrafo finale dell’intervento di Pappalardo ad avere il sapore della minaccia dell’ uso di sciabole e moschetti: Attenzione, onorevole Veltroni, a muovere le piazze! Ci sono tanti cittadini che non ne possono più e, come i 40mila di Torino negli anni del terrorismo, potrebbero scendere esse in piazza a far sparire questa inetta classe politica, che non ha capito che una certa ideologia sinistrorsa ha già causato tanti danni e che è il tempo che spunti un nuovo sole per l’Italia e l’ Europa, che difenda i valori del territorio e l’identità di una civiltà che si è imposta grazie all’impegno di uomini che hanno pagato con la vita la loro avversione ad ogni tipo di dittatura, anche quella subdola che oggi domina il nostro Paese, con la mistificazione e l’inganno. ANTONIO MAZZEO
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Offline babar

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Re: Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #7 il: Luglio 15, 2008, 15:23:36 pm »
 drunk

 :eek:

 :ranting:


io non leggo mica tutta sta roba...

tanto del ponte non ci credo....che lo fanno
 

Offline ridethesnake

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Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #8 il: Agosto 07, 2009, 09:27:26 am »
http://www.youtube.com/watch?v=SNvNk3kUN8
Citazione
Davide Mangano è stato denunciato a piede libero per porto ingiustificato e detenzione di oggetti atti ad offendere (nel portafogli gli è stata trovata una lametta) e poi inoltre per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Due agenti sono risultati feriti con prognosi di 8 giorni. Nelle immagini non emergono tracce di colluttazione.
un video sul dissenso che si commenta da solo...

A due giorni dalla manifestazione del No al Ponte, le immagini dell’inaugurazione della Fiera, con la Digos che blocca il ragazzo che voleva avvicinare il ministro Alfano, condotto in centrale e denunciato tra il contrappunto della gente. I dubbi sollevati dal video, che sta spopolando sul web. Noi il Ponte non lo vogliamo”. C’è chi la pensa così a Messina, c’è chi lo esprime seduto al bar tra quattro amici, quasi intimidito, e c’è chi ha voglia di gridarlo in faccia a un ministro. E’ quello che è accaduto venerdì 31 luglio tra i padiglioni della Fiera dove a tagliare il nastro di inaugurazione c’era il sicilianissimo Angelino Alfano, ministro della giustizia, convinto più che mai che il Ponte finalmente cambierà il volto di questa città, la renderà più bella e appetibile ai turisti, un’invidia per mezzo mondo. Applausi scroscianti alle sue affermazioni, ma non di chi con coraggio non la pensa come lui. Renato Accorinti, ormai celebre esponente dell’associazione “No al Ponte”, ha subito esposto il suo striscione, prontamente allontanato e circondato dalla sicurezza. Ma il peggio, però, doveva ancora arrivare. Davide Mangano, 19 anni, da libero cittadino ha voluto avvicinare il ministro, mentre questi era a passeggio tra i padiglioni, per dirgli che lui questa megaopera non la gradisce. Non è venuto a contatto con l’illustre ospite, da qualche metro di distanza, però, gli ha fatto sentire la sua voce. La polizia, a questo punto, è entrata in azione. Lo ha prima bloccato chiedendogli un documento, lo ha ottenuto e si preparava a trasferirlo in Centrale. Il manifestante non ne ha compreso i motivi e ha opposto resistenza, gli agenti lo hanno trascinato con forza fino all’interno della vettura tra il disappunto della folla presente. Il giovane è stato denunciato a piede libero per porto ingiustificato e detenzione di oggetti atti ad offendere (nel portafogli gli è stata trovata una lametta) e poi inoltre per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Due agenti sono risultati feriti con prognosi di 8 giorni. Nelle immagini non emergono tracce di colluttazione. Le immagini sono state divulgate dall’emittente Antenna del Mediterraneo e sono anche rimbalzate sul blog di Beppe Grillo facendo in poche ore il giro del web con quasi 50 mila visualizzazioni. E intanto, per la manifestazione contro il Ponte prevista per sabato 8 agosto alle 18 - appuntamento a piazza Cairoli - si scaldano i motori. Emanuele Canta - da normanno.it



giusto per aggiornare il resto della comunità :kalumet:
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Offline ambarambacicicoco

Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #9 il: Agosto 07, 2009, 13:02:44 pm »
altro che denunciare il giovane ! ma quei 3 poliziotti renderanno conto a qualcuno? c'è un filmato che testimonia i fatti!  si può risalire al nome dei 3 giannizzeri ! sono loro che hanno ecceduto nel loro compito!
mi pare un ritorno allo stato di polizia! :ranting:

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Offline luna rossa

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Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #10 il: Agosto 07, 2009, 13:50:14 pm »
saro anche un pazzo  ma spero chela data del 21 12  2012  sia vera  spero solo che del genere umano non rimanga traccia............. :ranting: :ranting: :ranting: :ranting: :ranting:


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Offline franca1000

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Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #11 il: Agosto 07, 2009, 14:31:54 pm »
io stó ponte non lo voglio  :buu:
Quando un cuore soffre..tace..si chiude nel silenzio e non ha più voce..

La cosa peggiore di quando stai soffrendo é sapere che l'unica persona che puó consolarti é la stessa che ti sta facendo soffrire
 

Offline ambarambacicicoco

Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #12 il: Agosto 07, 2009, 14:58:37 pm »
saro anche un pazzo  ma spero chela data del 21 12  2012  sia vera  spero solo che del genere umano non rimanga traccia............. :ranting: :ranting: :ranting: :ranting: :ranting:
...   che t'ho fatto?  :confused: :baby:
 :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar:

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Offline luna rossa

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Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #13 il: Agosto 08, 2009, 00:25:45 am »
saro anche un pazzo  ma spero chela data del 21 12  2012  sia vera  spero solo che del genere umano non rimanga traccia............. :ranting: :ranting: :ranting: :ranting: :ranting:
...   che t'ho fatto?  :confused: :baby:
 :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar: :harhar:



a amba paura vero fischio fischio fischio :sorrisone: ..................ma si beviamoci sopra   :brindisi: alla nostra che sia una lunga vita .... :anziano:


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Offline ridethesnake

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Re:Nel 2016 apertura ponte sullo stretto...
« Risposta #14 il: Agosto 10, 2009, 09:11:39 am »


 :ciao:
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