Autore Topic: 'Generazione dentro': niente scuola né amici: la sindrome degli hikikomori  (Letto 578 volte)

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'Generazione dentro': niente scuola né amici: la sindrome degli hikikomori
Giovani che decidono di autosegregarsi nella propria stanza in compagnia del loro computer


Dopo anoressia e bulimia, a far preoccupare genitori e specialisti e' ora la sindrome degli hikikomori: niente scuola, ne' amici, centinaia di teenager italiani si chiudono in camera. Il loro unico contatto con l'esterno e' il computer. Ma è un rapporto solo virtuale fatto di identita' multiple, tra Social network e videogiochi on- line. Terre di mezzo - Street Magazine dedica loro la copertina di giugno: "Generazione Dentro". Silvia Favasuli, autrice dell'articolo, e' entrata nelle camerette di alcuni di loro. Come quella di Francesco, 14 anni, iscritto al primo anno di liceo. "Gioco al pc quanto piu' riesco -spiega-. Quando non vado a scuola ci passo anche 12 ore al giorno. Ho iniziato perche' qualsiasi altra cosa, anche uscire con gli amici, era diventata noiosa e faticosa".

Hikikomori e' una parola giapponese che significa "recluso" e indica persone, soprattutto giovani, che decidono di autosegregarsi nella propria stanza in compagnia del loro computer, il piu' possibile avulsi da ogni tipo di relazione sociale. Nel paese del sol levante e' un vero allarme sociale: secondo il governo di Tokyo, nel 2010 erano circa 700mila i cittadini nipponici in queste condizioni e addirittura un milione e mezzo quelli a rischio. In Italia quantificare i casi e' impossibile. Le realta' che se ne occupano, lo fanno da troppo poco tempo per avere dati certi a disposizione: l'associazione Alesia di Firenze, il day hospital psichiatrico del policlinico Gemelli di Roma, la cooperativa sociale Minotauro di Milano. Ma ambulatori e centri simili ne stanno nascendo in tutta Italia. "Da noi il problema ha tratti meno estremi che in Giappone, perche' i ragazzi mantengono forme larvate di interazione sociale, soprattutto con la famiglia -spiega Renata Sardi, responsabile di Alesia-. Comunque e' un fenomeno in crescita e certamente sottostimato: resta, per sua natura, nascosto. Ce ne accorgiamo perche' ogni mese spuntano nuovi casi". Protagonisti sono soprattutto adolescenti o universitari, perlopiu' maschi.

Al policlinico Gemelli di Roma dal 2009 hanno seguito 380 pazienti affetti da una dipendenza da internet. "Otto su 10 sono minorenni -spiega il responsabile, Federico Tonioni-: ragazzi affetti da una forma di dipendenza diversa, causata da un disagio di natura relazionale". Molti di questi adolescenti, secondo gli esperti, preferiscono costruirsi un alter ego virtuale, il proprio avatar, piuttosto che affrontare il mondo esterno. Eppure questi adolescenti ne avrebbero tutte le capacita'. "Si tratta di giovani spesso intelligenti e sensibili, magari un po' timidi e goffi, ma il punto e' che sentono il peso di aspettative troppo elevate da parte dei genitori, e temono di fallire -dice Antonio Piotti, psicologo della cooperativa Minotauro che a Milano registra una trentina di casi l'anno-. Proprio per questo iniziano con l'abbandonare la scuola, un ambiente che li costringe a fare i conti con i loro limiti". Per Federico Tonioni, ricercatore al Gemelli, la causa scatenante e' invece la difficolta' a gestire le emozioni: "Temono il contatto fisico piu' di ogni altra cosa, perche' li mette a nudo, mentre su internet annullano il loro corpo e cercano relazioni compensative, nei videogiochi o sui social network".

L'unica cerniera con i ragazzi chiusi nel proprio isolamento restano i genitori, fondamentali per l'attivita' degli psicologi: "sono loro che ci chiedono aiuto -continua Tonioni-: cercano ogni genere di scusa pur di portarci i loro figli". Per far conoscere i nostri Ikikomori, la fondazione Aliante di Milano ha realizzato uno spettacolo teatrale, "lo spazio vuoto del cuore", per la regia di Mimmo Sorrentino. In scena, un solo attore, nei panni di un giovane autoesiliato. Tra il pubblico, Gli addetti ai lavori: psicologi, educatori e terapeuti. "ai Ragazzi che riusciranno a uscire dalle loro stanze restera' un gap affettivo -conclude piotti-. Avranno meno amicizie e meno amori dei loro coetanei, ma e' un buco che si colma col tempo".

Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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