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Roma, riapre la galleria d'arte antica a Palazzo Barberini
« il: Settembre 17, 2010, 00:32:26 am »
Roma, riapre la galleria d'arte antica a Palazzo Barberini

Riaperte quattordici sale, nove al pian terreno e cinque al piano nobile, ancora da completare altre sale. Il quadro simbolo sarà la Fornarina di Raffaello

Roma, 16 settembre 2010 - "È una grande giornata per l’arte italiana perché dopo decenni prende finalmente vita la Galleria Nazionale di Arte Antica. Gli italiani e gli stranieri potranno vedere i capolavori di questa galleria che è fra le più importanti del mondo": a dirlo è stato il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, presentando il restauro di Palazzo Barberini.


Occupato in parte dalle forze armate e da altri istituti fino al 2006, il palazzo è stato oggeto di un importante intervento di restauro costato circa venti milioni di euro. "I nostri giovani restauratori hanno fatto un lavoro straordinario - ha aggiunto il ministro - e io, che ho il privilegio di tagliare oggi il nastro, non posso non ricordare quanto è stato fatto anche dai miei predecessori per la realizzazione di questa grande opera. Un paese come il nostro va avanti, si sviluppa soltanto se c’è continuità. Quando mettiamo da parte le polemiche meschine - ha concluso - siamo più bravi e veloci degli altri paesi a fare le cose".


L'INAUGURAZIONE - Il direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, Mario Resca, ha spieato che La Fornarina di Raffaello sarà il quadro-icona del museo. L’inaugurazione si terrà domenica 19 con una iniziativa ad hoc, "Notte a Palazzo Barberini", che consentirà al pubblico di scoprire non solo le nuove sale ma anche di visitare la Galleria Corsini, seconda sede della Galleria Nazionale di Arte Antica collocata all’interno di Palazzo Corsini. Per l’occasione sarà inoltre possibile accedere, con una visita guidata, alla Villa Farnesina Chigi, attigua a Palazzo Corsini, dove si trovano affreschi di Raffaello e Sebastiano del Piombo, e all’Orto Botanico, immenso giardino che sale fino al Gianicolo in una sequenza di rarità vegetali. L’accesso ai luoghi sarà gratuito e fino ad esaurimento posti. Non sarà necessaria alcuna prenotazione e un servizio di navetta collegherà Palazzo Barberini con il nucleo dei siti trasteverini. Spettaccoli musicali e illuminazioni speciali creeranno infine un’atmosfera particolarmente suggestiva.

IL MUSEO- Dopo sessant’anni di attese e di contese, apre finalmente la Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini. Ed e’ un trionfo del restauro, dalla sapienza degli stucchi e dei colori alla grandiosita’ dell’architettura secentesca, forziere monumentale di capolavori assoluti, Guido Reni, Caravaggio, Poussin, Raffaello.
 

La radiosa carnalita’ della Fornarina di Raffaello sara’ l’indiscussa icona del museo. Per lei, che si spera possa richiamare a Roma le folle di turisti che al Louvre si accalcano per la Gioconda, si pensa ad una collocazione particolare, con una scenografia che ne racconti anche la storia d’amore con il grande pittore, anticipa il direttore per la valorizzazione Mario Resca. ‘’Vogliamo lanciare un concorso per giovani talenti’’, dice. Sara’ lei comunque la ‘padrona di casa’ del nuovo museo, l’opera simbolo, ‘’inamovibile per decreto’’, quella che da oggi in poi dovra’ portare nel mondo l’immagine del Barberini.

Nelle nove sale, allestite di fresco, del pian terreno e nelle cinque del piano nobile e’ tutto un inseguirsi di meraviglie, dai Caravaggio alla Madonna Advocata e l’Annunciazione di Filippo Lippi, dall’Agave e l’Angelo di Poussin, al San Girolamo del Perugino. Tante anche le opere mai esposte prima.


Il piano terra, dove per tanti anni è rimasto il circolo ufficiali, ha cambiato faccia, a cominciare dalla sala delle colonne, con tanto di affresco settecentesco, colonne di scavo, fontana monumentale: quasi impossibile, oggi, pensare che per decenni - come ricordava la direttrice Anna Lo Bianco - quei muri sono stati ricoperti di smalto da cucina mentre lo spazio era usato da dispensa per le attigue cucine.


Completamente rinnovati, nell’infilata di sale che accolgono ora l’arte piu’ antica, anche i colori delle pareti, diversi l’uno dall’altro, dal carminio all’ocra dorato, dal rosa al verde intenso: e’ l’opera di ‘’40 restauratori che hanno lavorato giorno e notte sulle pareti del palazzo’’, rivela il direttore generale Mario Lolli Ghetti, mentre spiega che per le pareti colorate sono stati chiamati super esperti da Firenze.


LA PRESENTAZIONE - Alla conferenza stampa di presentazione hanno partecipato anche il sottosegretario Francesco Giro e i vertici del ministero. Giro ha spiegato che "con questa apertura si colma una lacuna storica durata quasi 140 anni: la capitale d’Italia avrà, alla pari delle altre capitali del mondo, un suo piccolo Louvre dove saranno visibili capolavori straordinari costretti finora nei depositi. Giro ha poi assicurato che il ministero provvederà ora al completamento dei lavori. Infatti, mancano ancora il rifacimento di due facciate - quella posteriore, che dà sul giardino e che fu progettata da Maderno, e quella laterale, su piazza Barberini - per il quale sono già pronti 3,5 milioni di euro e i lavori per l’apertura del secondo piano, per i quali sarà necessaria una somma analoga, come ha spiegato in seguito Federica Galloni, direttore regionale del Lazio. In tutto, sono state riaperte quattordici sale, nove al pian terreno e cinque al piano nobile.
 

La soprintendente per il Polo museale della città di Roma, Rossella Vodret, ha dal canto suo sottolineato che "il problema più grande è stato liberare il palazzo, in particolare il pian terreno dove si trovava il Circolo Ufficiali" e che "oggi si realizza forse un sogno di tre generazioni di storici dell’arte". Un sentimento, questo, condiviso anche da Mario Lolli Ghetti, direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee: "Non avrei mai creduto di vedere, nel corso della mia vita, la nascita di questo grande museo", ha detto.

Fonte
Non sono d'accordo su ciò‚ che dici, ma darei la vita affinché tu abbia il diritto di dirlo (Voltaire)
 


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