Autore Topic: 'ndrangheta  (Letto 546 volte)

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Offline ridethesnake

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'ndrangheta
« il: Ottobre 14, 2008, 09:27:11 am »
'NDRANGHETA: RETATA CONTRO I PIROMALLI, ARRESTATI SINDACI

da ansa.it

GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA)  - La cosca Piromalli, una delle piu' potenti nel panorama della 'ndrangheta, subisce un altro duro colpo. Dopo gli arresti dei vertici,nel luglio scorso, la Dda e la polizia hanno puntato ai rapporti con gli ambienti politico-istituzionali. Ed i sindaci ed un vicesindaco di due delle principali realta' della Piana di Gioia Tauro sono finiti in manette con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L'operazione è scattata all'alba. Gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato il sindaco di Gioia Tauro in carica prima dello scioglimento del Consiglio per infiltrazioni mafiose, Giorgio Dal Torrione, di 62 anni, dell'Udc, a guida di una giunta di centrodestra, il suo ex vice, Rosario Schiavone (34), il sindaco di Rosarno, Carlo Martelli (68), di Forza Italia, il boss Gioacchino Piromalli (74) e suo nipote omonimo, di 39 anni. Pesantissimo il giudizio su Dal Torrione espresso dai pm della Dda reggina Salvatore Boemi, Roberto di Palma e Maria Luisa Miranda e da quello della Procura nazionale, Roberto Pennisi: "uno dei più insidiosi e pericolosi tra quei tristi personaggi della politica che mettono il mandato del popolo a disposizione delle cosche mafiose, così perpetuando quel perverso meccanismo che rende queste terre del meridione sempre schiave della criminalità mafiosa: l'intreccio tra mafia, politica ed economia". I tre amministratori sono accusati di essere i referenti dei Piromalli e delle cosche a loro federate, coloro che hanno consentito alla cosca Piromalli di diventare, col tempo, "soggetto attivo dello sviluppo territoriale di Gioia Tauro". La cosca decideva dove sistemare lo svincolo dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e dove far passare il tracciato di una variante stradale e l'amministrazione comunale "obbediva" trovando in Dal Torrione, secondo l'accusa, la disponibilità ad uniformare le scelte dell'ente agli interessi della cosca. Non solo. La cosca aveva pensato addirittura di entrare "ufficialmente" negli enti, un tentativo sventato dall'inchiesta. Gioacchino Piromalli, detto l'avvocato, dopo essere stato condannato per associazione mafiosa ed al pagamento di un risarcimento danni nei confronti dei Comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando e della Provincia di Reggio, vista la sua disoccupazione aveva proposto di lavorare per gli enti per saldare il suo debito. Richiesta accolta dai tre sindaci (quello di San Ferdinando è indagato in stato di libertà), ma respinta sdegnosamente dalla Provincia che con la propria denuncia ha consentito l'avvio delle indagini. Chiaro, per i magistrati della Dda, il messaggio che sarebbe passato con l'ingresso di Gioacchino Piromalli nei Comuni: sarebbe aumentato "il prestigio della cosca di appartenenza agevolandone le possibilità, già ingenti, di controllo e di indirizzo della pubblica amministrazione verso gli interessi della cosca stessa".

PIROMALLI: LA POLITICA ASSERVITA ALLE COSCHE- E' un rapporto antico quanto consolidato quello dei Piromalli con la politica che conta, nella piana di Gioia e in tutta la regione in verità. Un rapporto che nasce nei decenni scorsi quando la cosca più importante del versante tirrenico della provincia reggina inizia a lavorare con gli appalti per lo sbancamento dell'aerea che poi ha ospitato il porto e che è continuato indisturbato per tante legislature municipali, a Gioia e non solo. Poche le eccezioni di contrasto alle cosche: tra queste la consiliatura in cui sindaco di Gioia venne eletto un coraggioso sindacalista della Cgil, Aldo Alessio, o a Rosarno quando le amministrazioni guidate da Giuseppe Lavorato ingaggiarono un durissimo braccio di ferro con le cosche federate dei Piromalli. Poi a luglio scorso l'operazione, definita di portata storica, che decapitò i vertici dei Piromalli, con i 18 fermi eseguiti dalla Squadra mobile e dai Ros su ordine della Dda reggina. Un'operazione che ha segnato un punto di svolta nella lotta alla mafia, soprattutto nei rapporti con la politica. Gli arresti di oggi sono un seguito naturale di quell'operazione, delineando quello che i Pm chiamano l'aspetto sintomatico dell'asservimento della politica alle cosche. Nelle 1.026 pagine di quel provvedimento firmato dal procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, e dai suoi sostituti Boemi, Di Palma, Pennisi, Prestipino, e Miranda c'era già allora tutta la storia di una consorteria ritenuta, a ragione, la più potente della 'ndrangheta. Un potere mafioso frutto di ''oltre cento anni di storia", come, con orgoglio, diceva uno degli stessi boss della cosca, Girolamo Molé, che però non è servito a tenere unite le due anime della famiglia, quella dei Molé e quella dei Piromalli. Questi ultimi, infatti, non hanno esitato a rompere l'antica alleanza, fatta anche di parentele incrociate, pur di mettere le mani su una delle principali aziende per la movimentazione delle merci nel porto e trasformare la propria influenza sul principale scalo container del Mediterraneo diventando partecipi della gestione imprenditoriale. I Piromalli pensavano in grande non solo nel campo degli affari. Per cercare di eliminare il regime carcerario del 41 bis, cui è sottoposto il boss Giuseppe, che dal carcere continuava a gestire gli affari di famiglia tramite il figlio Antonio, reggente della cosca, hanno cercato, ed in alcuni casi, trovato, il contatto col mondo politico. Che significava, in concreto, un controllo totale sulle amministrazioni dei paesi della zona (cioé Gioia Tauro e Rosarno) per poi allargarsi all'economia e quindi al Porto. Quello che la 'ndrangheta chiama, in sostanza, il controllo del territorio, delineata nelle 594 pagine della nuova ordinanza di custodia cautelare alla base degli arresti di oggi.
Se do da mangiare ad un povero, mi dicono che sono un santo, ma se chiedo perchè quel povero è povero, mi dicono che sono un comunista!



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