L'ex numero dieci del Napoli dovrebbe pagare circa 40 milioni di euro all'Agenzia delle Entrate. Lui ne aveva offerti 3,5 affinché «Equitalia creasse un centro d'ascolto per i contribuenti»
Il fisco italiano dice no alla richiesta di concordato avanzata da Diego Armando Maradona in merito alla sua vertenza da 40 milioni di euro. Diatriba fiscale che, peraltro, sarà oggetto dell’udienza, già fissata, per giovedì prossimo, 17 maggio.
L’ex campione argentino, attraverso i suoi legali, gli avvocati Angelo Pisani e Angelo Scala, aveva proposto di mettere fine alla querelle pagando 3,5 milioni di euro e in caso di risposta affermativa si era detto pronto a partire, stasera stessa da Dubai, per essere a Napoli domattina. «Se la legge non è uguale per tutti - ha sapere l’ex ct della nazionale argentina attraverso l’avvocato Pisani - preferisco non venire ancora». Domani il tentativo di mediazione in programma in mattinata nella Stazione marittima di Napoli ci sarà ugualmente ma senza la presenza del fisco italiano.
«È ovvio che Equitalia non viene - commenta Pisani - come farebbe a giustificare la sua assurda pretesa ben sapendo che gli accertamenti fiscali sono stati annullati dal 1994 dai Giudici italiani?». «Maradona, per solidarietà alle vittime di Equitalia e per rispetto agli sponsor che volevano sostenerlo, - dice ancora Pisani - ha offerto 3,5 milioni di euro anche affinchè venisse creato un centro d’ascolto per i contribuenti». «L’incontro sulla mediazione si svolgerà comunque e al termine - spiega Pisani - sarà stilato un verbale negativo perchè due delle parti senza giusta causa hanno deciso di non partecipare. Ma chi è assente ha sempre torto».
Giovedì l’udienza davanti alla Commissione tributaria di Napoli dovrà discutere nel merito il ricorso proposto da Maradona per accertare la pregressa nullità e l’inesistenza dell’accertamento fiscale della cartella esattoriale oltre che l’illegittimità della pretesa creditoria. «Il rifiuto di Equitalia di partecipare alla mediazione - sottolinea l’avvocato Pisani - sarà comunque valutabile, ai fini della condotta processuale, dai giudici per la decisione del successivo processo e sulla richiesta risarcitoria di Maradona».
Ritornando alle tragiche vicende che hanno visto numerosi contribuenti togliersi la vita, il pibe de oro si augura che si fermino «errori e procedure persecutorie targate Equitalia» e fa sapere di essere, di fatto, «il testimonial di quei contribuenti vessati ingiustamente». «Oggi voglio vincere questa battaglia, soprattutto per le vittime di Equitalia - ribadisce l’ex campione argentino - l’ho pagata cara sulla mia pelle, senza avere nessuna colpa e nulla dovendo al fisco italiano a cui ho permesso e permetterei di guadagnare tanto».
Oggi, il fiscalista milanese Silvio Ceci, ha paragonato Maradona a Enzo Tortora perchè, sostiene, come il conduttore televisivo «è un personaggio famoso messo nel mirino del Fisco per giustificare una ipotetica campagna contro l’evasione fiscale e cercare facile artificiale consenso». Domani, sempre a Napoli, il dissenso contro l’agenzia per la riscossione dei tributi si concretizza, questa volta pacificamente, con la costituzione di un movimento «Anti Equitalia».
Conferenza stampa alle 12 nello storico Caffè Gambrinus di piazza Trieste e Trento con esponenti dei Verdi, avvocati, commercialisti e fiscalisti provenienti da Napoli, Milano e Palermo. Tutto questo mentre dall’emittente radiofonica partenopea Radio Marte si lancia un allarme: «per pagare le cartelle esattoriali c’è anche chi si sta rivolgendo agli usurai...».
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