Autore Topic: Prodotti "made in...": informazione o protezionismo?  (Letto 757 volte)

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Offline ambarambacicicoco

Prodotti "made in...": informazione o protezionismo?
« il: Ottobre 22, 2010, 19:43:51 pm »
Prodotti "made in...": informazione o protezionismo?
22-10-2010

Il nuovo regolamento europeo sull'indicazione dell'origine dei prodotti difenderà più gli interessi commerciali delle aziende che i consumatori.
Ha passato l'esame del Parlamento europeo il progetto per rendere obbligatoria l'indicazione del luogo di produzione di tutti i prodotti importati nell'Ue da paesi terzi. Se anche passasse l'esame del Consiglio europeo, dubitiamo che sia un'informazione davvero utile per i consumatori. E la legge appena approvata in italia rischia di fare anche peggio.

Trasparenza strumentale
Benché salutato da ampi consensi, non ci esalta il nuovo regolamento europeo che prevede l'obbligo di dichiarare il paese di fabbricazione per i prodotti importati nel campo tessile, abbigliamento, calzature, ceramica, oreficeria, viti e bulloni, utensileria, coltelleria, vetro, rubinetteria e pneumatici.

Rischia infatti di essere utilizzato strumentalmente, non per tuelare i consumatori e il loro diritto di essere informati, ma per battaglie commerciali tra i produttori. Ai consumatori non interessa infatti tanto sapere dove sia stato fabbricato un prodotto, ma, concretamente, in quali condizioni: dal punto di vista del rispetto delle norme di qualità, della protezione dell'ambiente e dei diritti di chi lavora. La semplice indicazione di provenienza di per sé non dà garanzie sufficienti.

Il regolamento, così concepito, finisce col danneggiare, più che i produttori stranieri che già utilizzano l'etichetta "made in…", i produttori italiani che delocalizzano parte della produzione.

In Italia la legge promette peggio
Il Parlamento europeo fa così sue alcune delle norme contenute in una legge italiana (55/10), di cui Paolo Martinello discute ampiamente sul numero in uscita a novembre di Consumatori, Diritti e Mercato (n.3/2010). Una legge che, paradossalmente, proprio mentre sostiene di voler tutelare l'italianità dei prodotti ridefinisce al ribasso le caratteristiche necessarie a un prodotto per potersi definire, volontariamente, "made in Italy". Basteranno infatti poche fasi di produzione in Italia (anche soltanto due su sette, come è previsto per il settore dei divani) per poter strillare la propria italianità. E questo vale anche se la materia prima utilizzata non è italiana. Parlare di informazione, decisamente, è un po' troppo.

Dal sito di Altroconsumo

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 

funcool3

  • Visitatore
Re:Prodotti "made in...": informazione o protezionismo?
« Risposta #1 il: Ottobre 22, 2010, 20:58:24 pm »
i produttori italiani che delocalizzano parte della produzione DESSERO LAVORO QUI IN ITALIA!!! Cavolo ti delocalizzi!! Qui c'è un sacco di gente disperata che non ha un lavoro, tornate in italia pezzenti!  >:(
 

Offline ninfea

Re:Prodotti "made in...": informazione o protezionismo?
« Risposta #2 il: Ottobre 23, 2010, 08:11:21 am »
i produttori italiani che delocalizzano parte della produzione DESSERO LAVORO QUI IN ITALIA!!! Cavolo ti delocalizzi!! Qui c'è un sacco di gente disperata che non ha un lavoro, tornate in italia pezzenti!  >:(

 :applausi: :applausi: :applausi:
purtroppo in molti nell'ultimo decennio hanno perso il lavoro per questo motivo  :yes:
io sono una di quelle!!!
il lavoro svolto in quei paesi costa una bazzecola: una ciotola di riso e 12 ore di lavoro al dì
(purtroppo il più delle volte svolto da bimbi  :o
finalmente qualcuno ha aperto gli occhi ma i danni causati li stiamo pagando ancora adesso
anche se non si lavora le tasse si pagano ugualmente  fischio
un altro problema è la qualità del prodotto, es. per le scarpe da ginnastica: tante volte le suole si appiccicano al suolo, la suola è "cruda"   :-\
i produttori esportando all'estero hanno ricevuto grandi incentivi per avviare, sfruttando, e anche con lo sdoganaggio per riportare il prodotto finito ci guadagnano immensamente...
e con questo concludo altrimenti mi potrebbero uscire cattiverie   :-X

                                  
 


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