Autore Topic: Farmaci, spendiamo meno invece di spendere meglio  (Letto 539 volte)

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Offline ninfea

Farmaci, spendiamo meno invece di spendere meglio
« il: Febbraio 02, 2013, 19:15:44 pm »


Gli italiani spendono 800 milioni di euro per farmaci

I dati dell’Aifa: consumi in calo, ma la pillola ci piace ancora “griffata”



Mandiamo giù in media una pillola al giorno, anche se i consumi sono in calo. Spesso ingoiamo medicine distrattamente, senza seguire modi e tempi di assunzione della terapia, finendo per renderla inefficace se non dannosa. Nonostante la crisi, spendiamo oltre 800 milioni l’anno per avere il più caro medicinale «griffato» anziché l’equivalente generico interamente rimborsato dallo Stato. 

 

È un rapporto ancora un po’ troppo consumistico quello tra gli italiani e i farmaci fotografato dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco del Ministero della salute. Un dossier, quello presentato ieri, dove i dati di vendita degli antidepressivi confermano che siamo anche un popolo di stressati. Non a caso tra i farmaci del sistema nervoso centrale, che sono già al quinto posto nella graduatoria dei consumi, gli antidepressivi sono i più prescritti. I più gettonati restano il Prozac e i suoi fratelli, ma tra le prime molecole nelle classifiche di vendita c’è anche l’Escitalopram, commercializzato con i più pronunciabili nomi di Cipralex ed Entact, che combatte la depressione ma anche gli stadi d’ansia generalizzati. 

 

«I disturbi dell’umore, tra i quali la depressione, sono in aumento e nonostante i consumi notevoli di antidepressivi molte persone continuano a non curarsi», denuncia il direttore dell’Aifa, Luca Pani. «E chi lo fa spesso non segue o interrompe la cura». Un problema, quello della non aderenza alla terapia, che riguarda tutti i medicinali. «A seconda della patologia, tra il 15 e il 60 per cento dei pazienti non assume i farmaci quando dovrebbe o non conclude la terapia», ammette Pani. «Spesso il problema riguarda gli anziani che hanno difficoltà a ricordarsi quando e quale farmaco prendere e questo - prosegue Pani - può generare problemi, soprattutto con gli antibiotici. Stanno arrivando anche da noi superbatteri resistenti a qualsiasi farmaco, non è fantascienza». 

 

Il rapporto dell’Aifa dice che il consumo degli antibiotici sta diminuendo in Italia, grazie anche alle campagne informative, soprattutto sull’uso improprio in caso di influenza. «Per la quale il miglior farmaco è il riposo», ammonisce Pani riferendosi agli effetti della crisi, che spingerebbe sempre più lavoratori a non mettersi a letto quando il termometro sale.

 

Ma se siamo cattivi consumatori di medicine, siamo ancor peggiori acquirenti in farmacia. Negli ultimi 4 anni è quasi triplicata la spesa che sosteniamo di tasca nostra per pillole e sciroppi che potremmo acquistare senza spendere un euro. La normativa dice che per i medicinali con brevetto scaduto, a parità di principio attivo lo Stato rimborsa quello con il prezzo più basso, il generico, venduto però con gli impronunciabili nomi delle molecole che li compongono. Chi vuole il medicinale «griffato», quasi sempre più caro, paga la differenza. 

Ebbene, su base annua questo scherzetto è costato al popolo degli assistiti 868 milioni, contro i 279 del 2008. Se a questa spesa si somma quella dei medicinali mutuabili a basso costo, acquistati a proprie spese per non fare trafile dal medico, il potenziale risparmio per gli italiani in pillole e sciroppi supera il miliardo di euro. Più di quanto è costato il super-ticket su visite specialistiche ed esami diagnostici. Per il Presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, «questo è il segnale che i cittadini hanno fiducia nel farmaco di marca», anche se dei casi di «comparaggio» dei medici che prescrivono dietro gadget e compensi si occupa più di una Procura. 

 

Non a caso, il Decreto sviluppo ha posto ora maggiori vincoli al medico, che nella ricetta dovrà indicare il nome del principio attivo, consentendo di prescrivere il prodotto griffato solo in determinati casi. In attesa che le nuove regole producano effetti positivi per le tasche degli italiani il ministro della salute, Renato Balduzzi, accoglie intanto con favore i dati sul calo della spesa farmaceutica pubblica. Non senza rimarcare che ora occorre «privilegiare un approccio consapevole dei cittadini ai farmaci».

                                  
 


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