Autore Topic: Basta con le prediche e le analisi, soluzioni per i giovani senza lavoro  (Letto 287 volte)

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Offline ninfea


Disoccupazione giovanile tra diagnosi e terapie


Una nuova litania torna alla ribalta, ma non è frutto delle inutili giaculatorie di stanchi predicatori o di scettici statistici. E' una questione molto seria, che rischia di avvitarsi su se stessa e di subire il boomerang dell'effetto annuncio: più se ne parla e meno si adottano provvedimenti concreti. La disoccupazione giovanile cresce in Italia più che in altri paesi. Significa che tra i giovani che non sono più studenti ma cercatori ufficiali di impiego, quelli che non lo trovano sono un terzo, che desidera lavorare o lavorava ma ha perso il suo posto. Sotto i 25-29 anni in Italia i giovani che lavorano sono troppo pochi: uno su cinque sino ai 25, di più sino ai 29. Vuol dire che si esce tardi dallo studio e si entra troppo tardi nel lavoro. Gli altri giovani studiano o sono fuori dalle statistiche del lavoro e cercano di arrangiarsi, Neet compresi (oltre 2,2 milioni), ma li chiamano anche inattivi. Tra gli analisti si affaccia un dubbio: non è forse giunta l'ora di passare dalla diagnosi alle terapie? Non è forse giunto il momento di parlare di rimedi e di soluzioni più che di giaculatorie? Ora nel cantiere aperto dell'attuale riforma del lavoro si parla di riduzione delle formule della flessibilità, di apprendistato come canale preferenziale per l'ingresso dei giovani e di formazione. Ma poco si discute e si parla di due argomenti collegati, anzi connessi in modo determinante: la domanda di lavoro da parte delle imprese e le politiche di incentivazione delle assunzioni. Concentrarsi troppo e solo sull'offerta di lavoro (nel mercato del lavoro l'offerta sono le persone che si offrono sul mercato, la domanda è la richiesta di persone da parte delle imprese), significa disegnare architetture virtuali, che possono favorire gli ingressi, ma che hanno bisogno di domanda e di incentivi. Senza crescita e sviluppo non si crea lavoro solido ma marginale. Senza aver individuato i settori su cui concentrare nuovo sviluppo e senza incentivare le imprese che assumono (giovani e donne), incoraggiandole nelle loro scelte, non si crea occupazione, per nessuno. Ora non ci resta che attendere la prossima giaculatoria, speriamo l'ultima.
                                  
 


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