Se nel giudizio tributario è precluso il ricorso al giuramento e alla prova testimoniale, ciò non toglie che le dichiarazioni di terzi, raccolte dai verificatori o finanzieri, ed inserite, anche per riassunto, nel PVC, sono “pienamente utilizzabili quali elementi di convincimento” per il giudice tributario. Ne deriva che le dichiarazioni rese dagli inquilini, ed attestanti un canone d’affitto superiore rispetto a quello dichiarato dal locatore, rappresentano indizi disponibili che il Giudice di merito, chiamato a pronunciarsi sull’avviso IPREF emesso per redditi da locazione non dichiarati, deve sottoporre ad esame.

Così stabilisce la Suprema Corte, che annulla la sentenza dei Giudici d’Appello che, limitandosi ad affermare l’assenza d’indagini bancarie e di verifiche sugli “investimenti mobiliari”, ritenevano illegittimo l’accertamento dell’Agenzia perché basato solo su “dichiarazioni rese dagli inquilini… non totalmente terzi in quanto interessati”. Per procedere correttamente, la CTR, avrebbe dovuto motivare sulla valenza degli elementi probatori offerti dall’Ufficio, a partire dalle contestate dichiarazioni, per passare alla discrepanza dei canoni dichiarati rispetto ai valori di mercato, all’esistenza di altri contratti stipulati dalla stessa contribuente per appartamenti siti nel medesimo stabile e corrispondenti all’effettivo prezzo di mercato. Tutti elementi indiziari che verranno ora valutati dal Giudice del rinvio, come disposto dagli Ermellini con la sentenza del 16 luglio 2014, n. 16223, che accoglie il ricorso dell’Agenzia.




Fonte: Fiscopiù - Giuffrè per i Commercialisti - http://fiscopiu.it/news/le-dichiarazioni-degli- inquilini-sul-canone-d-affitto-vanno-esaminate