Autore Topic: Donne ammesse a tutti gli sport delle Olimpiadi, ma Cuba resiste  (Letto 1091 volte)

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Offline ninfea


Oggi il Cio porta ai Giochi il salto con gli sci femminile. E l'isola chiude sulla boxe
GIULIA ZONCA

Oggi cade l'ultima barriera: il Cio, riunito a Londra, libererà le ragazze del salto con gli sci e le ammetterà ai prossimi Giochi invernali, Sochi 2014. Era il tassello mancante per la parità assoluta, l'unica disciplina rimasta tutta maschile, ma come al solito Cuba resiste.

Ovviamente non hanno atlete nel salto con gli sci, ma il nuovo corso non sta bene all'isola abituata a scelte controcorrente. Saranno gli unici degli aventi diritto a non portare donne pugili a Londra 2012, la prima volta per i guantoni al femminile nella storia dei cinque cerchi. L'avevano detto subito, ma mancava ancora un sacco di tempo alle Olimpiadi e il Cio era convinto ci fossero troppe medaglie sul piatto per intestardirsi. Cuba vive anche di gloria incassata sul ring, stravincono e costruiscono eroi della patria, avere persino le donne a sfoggiare successi nel nome della rivoluzione che fu poteva essere utile alla causa. Invece nulla, ieri Cuba ha ribadito: «Zero presenze da parte nostra, qui le ragazze sono fatte per essere belle, non per prendere pugni in testa».

Ci saranno tre categorie femminili a Londra ovvero tre medaglie d'oro da assegnare e il presidente della federazione internazionale di Boxe, Wu Ching-kuo è sicuro che «per Rio 2016 convinceremo Cuba a lasciare le loro riserve. Sono una nazione importante in questo sport e non possono mancare. La loro assenza prolungata influirebbe sull'affermazione delle donne della boxe. Si accorgeranno che il livello è alto e che i tempi sono cambiati». Come se Cuba si facesse problemi a non cedere. Gli altri Paesi ci sono rimasti male, la frase «qui le donne sono fatte per essere belle» ha sollevato indignazione tra le ragazze pronte a tirare pugni, ma al di là dello slogan, Cuba ha motivi più concreti per tenere le donne a casa.

Per la prima volta a Pechino l'isola non ha vinto neanche un oro nella boxe e non è un calo di talento, è l'aumento delle fughe. Da loro il professionismo non esiste e i pugili più bravi espatriano. Se alle donne venisse data la stessa via di fuga (un grosso evento sportivo internazionale dentro cui sparire con facilità) il problema per loro raddoppierebbe. E stavolta anche la «victoria» può aspettare. Qualche medaglia in più costerebbe troppo.
                                  
 


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