Dolcificanti: impariamo a conoscerli
10-05-2010Gli edulcoranti hanno davvero poche calorie? Servono a perdere peso? E infine: sono sicuri? Fughiamo i dubbi.
Non sono tutti ugualiUna recente indagine condotta su duemila consumatori inglesi (
www.nutrition.org.uk) ha dimostrato che sugli edulcoranti c'è un'enorme confusione, sebbene i prodotti che li contengono (cosiddetti "light") siano ormai molto diffusi. I dubbi più frequenti riguardano il loro reale potere calorico e la loro sicurezza. Diciamo subito che non tutti gli edulcoranti sono uguali.
Le sostanze dolcificanti usate nell'industria alimentare sono alcune decine e possono essere divise in dolcificanti naturali e dolcificanti artificiali.
Le diverse sostanze dolcificanti hanno potere dolcificante e apporto calorico molto vari, più o meno intenso. Questo spiega perché soltanto alcune possono essere considerate la versione light dello zucchero (saccarosio).
L'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ne sconsiglia l'uso fino al terzo anno di età e durante la gravidanza e l'allattamento. Particolare attenzione va riservata ai bambini di età superiore ai tre anni: l'eventuale somministrazione di prodotti contenenti dolcificanti deve avvenire con cautela.
I dolcificanti naturali o polialcoliSi trovano in natura in frutta e verdura (quelli usati industrialmente, però, sono ottenuti a partire dal mais: si estrae l'amido, si ottiene lo zucchero e per idrogenazione e inversione si ottiene l'edulcorante desiderato). Il loro potere edulcorante è, in genere, solo leggermente più basso rispetto allo zucchero da tavola (saccarosio) e contengono poco più della metà delle sue calorie. I più comuni nella nostra alimentazione sono quelli che finiscono in "olo" (sorbitolo, mannitolo, xilitolo…). Questi dolcificanti danno consistenza ai cibi e hanno un effetto rinfrescante che spiega anche il loro diffuso impiego nelle gomme da masticare, nella confetteria e nelle caramelle. Tra questi edulcoranti, si differenzia lo xilitolo per il fatto di non provocare carie. Tutti, se consumati in grande quantità, possono causare flatulenza, mal di pancia e dissenteria.
Non è fissata una dose giornaliera raccomandata ma viene comunque dato un valore di riferimento pari a 20 grammi al giorno per gli adulti e 10 grammi per i bambini per non incorrere in effetti indesiderati.
I dolcificanti artificiali o intensiviSono sostanze di sintesi, cioè che nascono in laboratorio. Questi dolcificanti sono caratterizzati da un elevato potere edulcorante (da 30 a 500 volte quello dello zucchero comune), dall'assenza di valore calorico (in pratica non hanno calorie) e da una dose giornaliera massima che varia a seconda dei dolcificanti e che si calcola in base al peso corporeo.
Dolcificanti intensivi sono: aspartame, acesulfame, saccarina, ciclammati e sucralosio (il più recente). Negli Stati Uniti l'uso dei ciclammati è proibito, dopo che sono emersi studi sugli animali che ne mettono in dubbio la completa innocuità. In Europa, il loro uso è stato autorizzato, ma sono state riviste al ribasso le dosi massime consentite.
Ad eccezione dell'aspartame, i dolcificanti intensivi possono avere un retrogusto sgradevole: ad esempio, la saccarina è amara. L'aspartame può dare raramente effetti indesiderati in persone particolarmente sensibili: mal di testa, nausea, vomito, dolori addominali. Inoltre, poiché è una fonte di fenilalanina non può essere assunto da chi è affetto da fenilchetonuria (avviso che è obbligatorio in etichetta). Questo dolcificante, inoltre, non deve essere usato per cibi da cuocere, perché il calore fa svanire l suo effetto dolcificante.
La dose giornaliera massima consentita varia a seconda del dolcificante ed è calcolata in base al peso.
Fonte: INRAN
(1): i dolcificanti possono avere azione sinergica, cioè usati in combinazione il loro singolo potere edulcorante aumenta. Per questo motivo la quantità necessaria per sostituire un cucchiaino di saccarosio è spesso più bassa di quella riportata in tabella.
(2): per i dolcificanti naturali non esiste una dose giornaliera massima raccomandata, ma è fissato un valore di riferimento pari 20 g al giorno per un adulto e 10 g per un bambino.
Dal sito Altroconsumo, 10/05/2010