Pirate Bay scarica torrenti di fango sugli assalitori
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MaxPayne:
Pirate Bay scarica torrenti di fango sugli assalitori
CZ - News
mercoledì 22 ottobre 2008
Roma - Dopo la fine miserrima subita dai canarini telematici di MediaDefender, l'ingrata professione di spione investigatore telematico al soldo delle major sembra si sia diradata dalle highlights delle news tornando a essere un'attività discreta e poco nota ai più. Ma i canarini continuano ad agire, così come i maggiori protagonisti del P2P continuano ad approntare contromisure per neutralizzare gli effetti della "pratica" sull'esperienza di sharing degli utenti.
Essendo il più grande tracker su rete BitTorrent attualmente in circolazione, con un indice di peer unici che conta oramai oltre 15 milioni di sistemi, The Pirate Bay è particolarmente esposto alla proliferazione degli investigatori che agiscono "sotto copertura". Investigatori che possono agire richiedendo una lista dei peer connessi per il download di una risorsa o connettersi direttamente al file per ottenere un report completo degli indirizzi IP dei "pirati" condivisori.
Nel primo caso la Baia ha gioco facile a mettere fuori gioco gli "agenti", restituendo indirizzi IP "random" al posto di quelli effettivamente connessi al tracker. Gli IP sono basati sulle stesse subnet di quelli reali, ma questo non toglie il fatto che essi siano completamente diversi, appartenendo quindi a utenti che con il download non hanno nulla a che fare e invalidando in tal modo qualunque velleità investigatoria delle major.
Nel secondo caso, quando vi è un collegamento diretto con il tracker, l'inquinamento degli IP non è più possibile perché non ci si può connettere a un peer (e quindi all'IP corrispondente) non esistente o non attivo sulla rete. La migliore soluzione rimane a tal proposito quella di bannare in via definitiva le società anti-pirateria, anche se l'operazione non è sempre facile e persino sistemi di filtri come quello di PeerGuardian possono essere aggirati e resi meno efficaci sul breve periodo.
Frederick "TiAMO" Neji, uno dei fondatori di TPB, sostiene di essere al lavoro su un sistema automatizzato per facilitare la raccolta e l'individuazione dei potenziali spioni attivi sul tracker, un meccanismo di "warning" in grado di operare "sniffando" su una porta di monitoraggio i pacchetti di dati scambiati tra i peer. Anche in questo caso, come in tanti altri progetti in cui il trio di svedesi che opera sulla Baia dice di essere al lavoro, non esistono al momento deadline precise per la release.
Sia come sia, la soluzione è tutto fuorché perfetta e occorre farsene una ragione: è un rincorrersi infinito del gatto con il topo, quello tra i portali di accesso al P2P e le organizzazioni investigative (in genere senza licenza) foraggiate dall'industria che non avrà mai fine.
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