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Offline ambarambacicicoco

Conversione religiosa: Lo ‘spread’ dell'Islam
« il: Maggio 11, 2012, 08:23:31 am »
Conversione religiosa: Lo ‘spread’ dell'Islam
Gran Bretagna e Germania in testa. Boom in Italia

di Mariaceleste de Martino
(mceleste.demartino@rai.it)


I musulmani convertiti nel mondo aumentano. In Gran Bretagna ogni anno sono 5mila. In Germania 4.500. E anche in Italia si stanno raggiungendo questi ritmi di crescita: oltre 70mila, 4mila all’anno, di cui il 30% è rappresentato da giovani e donne. Tra italiani convertiti e cittadini nati islamici, il totale dei residenti musulmani dello stivale è di un milione trecentomila. E i musulmani con cittadinanza italiana sono 150mila, mentre gli immigrati di fede islamica sono intorno al milione.

I dati sono di Faith Matters, un’associazione internazionale per l’integrazione e il dialogo interreligioso e che previene ogni forma di estremismo.

La conversione coinvolge varie classi sociali: imprenditori, poliziotti, artigiani, manovali, professori universitari, dipendenti dello Stato, e anche avvocati come, per esempio, il Segretario del Centro islamico di Milano e Lombardia, Rosario Pasquini, convertito nel 1973. Era un avvocato anarchico dopo essere stato comunista, come racconta sul blog “Conversione Islam”, e non credeva in Dio. Dice di essersi trovato in una fase di ricerca, di travaglio interiore e l’Islam gli ha aperto gli occhi. Tra i personaggi pubblici troviamo anche l’ex ambasciatore Mario Scialoja, convertito nel 1987 quando rappresentava l’Italia alle Nazioni Unite. L’ultimo Paese in cui è stato ambasciatore è stata l’Arabia Saudita. Leggeva il Corano prima di andare a dormire, racconta sul blog, e cominciò a pregare in una moschea a New York.



Ma tra i primi convertiti all’Islam c’è l’86enne Shaikh ‘Abd al-Wahid Yahya Pallavicini (nella foto in alto), ex cattolico praticante, fondatore e presidente di Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, discendente di una delle più antiche case feudali del nord d’Italia con tanto di avo cardinale e stretti rapporti con il Vaticano.

Lo raggiungiamo nella sua residenza milanese. Cosa l’ha spinta a convertirsi all’Islam?
“Ho seguito il processo delle rivelazioni di Dio nella concezione di una tradizione primordiale da Adamo a Gesù. Per l’Islam non ci sarà altro profeta tranne la seconda venuta di Gesù, un po’ come gli ebrei che attendono il Messiah. Crediamo in un solo Dio, come per i cristiani anche se il dogma della trinità allontana dall’unicità. Le diversità tra le tre religioni monoteiste sta nell’espressione teologica, cioè le dottrine sono diverse e non il Dio. Allah vuol dire “il” Dio, quindi per noi di Dio ce n’è uno solo. Ho fatto una convergenza più che una conversione”.

Lei è diventato islamico a 25 anni, nel 1951. Quale fu la reazione della sua importante famiglia nobile cattolica?
“Fu l’abbandono completo della relazione fraterna. Nel 1951 l’Islam in Italia non c’era, non esisteva più da 700 anni, dai tempi di Federico II non c’è stata più una moschea in Italia. Io vengo considerato eccezionale. Solo qualche anno fa è stata costruita la prima moschea in Italia, quella di Roma che è l’unica grazie a un accordo tra il governo italiano e l’Arabia Saudita, ma non è ancora stata ufficialmente riconosciuta perché l’Islam non è una religione legittima in Italia. Le moschee in Italia sono considerate dei centri islamici e non dei luoghi di culto”.

Nell’Islam c’è l’assenza del clero, quindi non vi è alcun bisogno di un mediatore tra i credenti e Dio, e tutti, sia uomini sia donne, hanno un ruolo sacerdotale. Ed è vero che per convertirsi basta dichiarare in arabo (lingua sacra dell’Islam) di credere in Dio in presenza di due musulmani?
“Sì, è così, servono due testimoni uomini oppure quattro donne”.

Ma la conversione è obbligatoria se si vuole sposare una persona di religione musulmana?
“No, se l’uomo è musulmano può sposare una donna cristiana che non è obbligata a convertirsi. Invece, un uomo cristiano deve convertirsi se vuole in moglie una donna islamica. Io ho sposato una donna giapponese che era sinto-buddista, una religione antica, primordiale con una profonda spiritualità, e lei si è convertita all’Islam. Mio figlio e mio nipote sono nati musulmani”.

Lei parla arabo?
“Lo leggo a fatica, non lo parlo, ma prego in arabo che è la lingua sacra dell’Islam”.

Ma con il passare del tempo è possibile mai che nessuno della sua famiglia abbia accettato la sua scelta religiosa? “Nessuno”.

Cos’è stato per loro? Un’onta? Un’offesa? L’hanno ripudiato, diseredato…
“Mi assumo la responsabilità di dire che non è stato solo per la mia conversione all’Islam, ma una questione caratteriale che non mi faceva far parte della stirpe Pallavicini. Io non sono mai stato facile”. Un ribelle, con un innato aplomb nobile, e una profonda spiritualità, l’imam Pallavicini ci ha accolto nella sua dimora con calore e ci ha lasciato con un sorriso.


Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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