Autore Topic: “Facciamo l’amore”, “Prima lavati” [Responsabilità e Sicurezza]  (Letto 605 volte)

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Offline ninfea


“Facciamo l’amore”, “Prima lavati”:
lui, pastore, rifugge il sapone e si becca una condanna

 

Assurda vicenda relativa ai complicati rapporti tra moglie e marito. Casus belli le sue pressanti richieste sessuali, una volta tornato a casa dal lavoro, richieste respinte da lei a causa della pessima igiene personale di lui. Ma l’aver comunque costretto la moglie a fare l’amore comporta la condanna per l’uomo, che lavora come pastore, per il reato di violenza sessuale.


Il caso

Pessima igiene personale. Questo il motivo della lamentazione della donna nei confronti del marito che, appena tornato dalla propria attività di pastore, la ‘obbliga’ a rapporti sessuali non desiderati. Sarebbe bastato un pizzico di buon senso, oltre ad acqua e sapone, per risolvere la questione... e invece l’uomo si ritrova condannato per violenza sessuale. (Cassazione, sentenza 980/14). Assurda la vicenda approdata nelle aule di giustizia italiane, ancora più assurdo che, su di essa, due addirittura siano i pronunciamenti dei giudici del ‘Palazzaccio’. Come detto, a scatenare la bagarre è la denuncia di una donna, lamentatasi perché obbligata a consumare rapporti sessuali dal proprio marito, rapporti a cui ella era contraria «perché l’uomo era solito consumarli al rientro dalla propria attività di pastore, senza praticare alcuna igiene e pulizia del proprio corpo». A sorpresa, dalla Corte d’Appello – ad ottobre 2008 – arriva l’azzeramento dell’accusa di «violenza sessuale» a carico dell’uomo, ma tale decisione viene subito rimessa in discussione dal ‘Palazzaccio’, laddove si evidenzia che «la peculiarità dei motivi del dissenso non eliminava il dissenso medesimo, per cui i rapporti sessuali, laddove imposti con la forza dall’uomo, erano e restavano violenti». Nuovamente interpellati, i giudici di secondo grado cambiano completamente ottica: viene confermato, nei confronti dell’uomo, l’«addebito» di «abusi sessuali» ai danni della moglie. Consequenziale la condanna a «2 anni e 6 mesi di reclusione» per l’uomo. Abusi. Ebbene, nonostante la contestazione proposta in Cassazione, ancora una volta, dall’uomo, la condanna viene confermata e diventa definitiva: come detto, 30 mesi di reclusione per il marito incapace di rispettare il legittimo bisogno di pulizia personale della moglie prima di un rapporto sessuale. Per i giudici del ‘Palazzaccio’, peraltro, è «irrilevante la circostanza che l’unico motivo per cui la donna rifiutava i rapporti sessuali era costituito dalla scarsa igiene del marito e che avrebbe consentito a tali rapporti se» egli «si fosse previamente lavato». Ciò che conta, davvero, è la sostanza della vicenda: la «violenza del rapporto sessuale», che si realizza quando, proprio come in questa vicenda, i «rapporti» vengono «imposti». Di nessuna importanza, comunque, le «motivazioni» che hanno indotto la donna a «rifiutare» il «rapporto sessuale preteso» dal coniuge, ossia la mancata «igiene» dell’uomo che, invece, «la donna riteneva indispensabile, atteso il lavoro» di pastore svolto dal marito.


Fonte: www.dirittoegiustizia.it

                                  
 


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