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Offline ambarambacicicoco

Sanità: in Italia, pronto soccorso al collasso
« il: Gennaio 19, 2011, 14:35:47 pm »
Sanità: in Italia, pronto soccorso al collasso
Da Nord a Sud, da Milano a Napoli, passando per Roma, la situazione che si vive nei reparti di emergenza degli ospedali del Paese è al limite: sovraffollamento, accessi impropri, mancanza di posti letto per i ricoveri, carenza di personale medico e paramedico, costretto spesso a stringere i denti e lavorare in condizioni sempre più difficili


L'ultimo in ordine di tempo e' il caso della paziente 'ricoverata' per tre giorni su una sedia, in attesa di un posto letto al Civico di Palermo. Ma episodi del genere sono sempre piu' frequenti. In Campania, le cronache locali di questi giorni descrivano scenari choc nei reparti di emergenza degli ospedali: malati addirittura 'adagiati' sulle scrivanie. Insomma, i pronto soccorso italiani sono a rischio collasso. Da Nord a Sud, da Milano a Napoli, passando per Roma, la situazione che si vive nei reparti di emergenza degli ospedali del Paese e' al limite: sovraffollamento, accessi impropri, mancanza di posti letto per i ricoveri, carenza di personale medico e paramedico, costretto spesso a stringere i denti e lavorare in condizioni sempre piu' difficili.

E' quanto emerge dall'analisi sullo stato di salute dei pronto soccorso italiani, elaborata per l'Adnkronos Salute dalla Societa' di medicina emergenza urgenza (Simeu) e dalla Federazione italiana medicina emergenza catastrofi (Fimeuc), che hanno preso in esame l'attivita' dei pronto soccorso degli ospedali lombardi, laziali e campani. Vittorio De Feo, presidente della Simeu Campania, non usa giri di parole: "Tutti i pronto soccorso della Regione stanno funzionando ai limiti delle possibilita', gli operatori che ci lavorano stanno stringendo i denti sperando in un'adeguata riorganizzazione del sistema da parte di aziende ospedaliere, Asl e Regione".

Ma il problema supera i confini della Campania. Duecento chilometri piu' a Nord, nel Lazio, in particolare negli ospedali della Capitale, la situazione e' al livello di guardia. Soprattutto per quel che riguarda l'attesa dei pazienti per un posto letto. "Nel Lazio - spiega Cinzia Barletta, presidente nazionale Fimeuc - l'attesa per il ricovero puo' superare le 24 ore nel 30% dei casi e, nel 20%, addirittura raggiungere le 54 ore. Il 15% dei pazienti puo' invece aspettare anche 72 ore".

Anche tre giorni in attesa, quindi, che a volte si traducono in una vera e propria odissea. Storie che non hanno pero' nulla di epico, anzi. Una di queste l'ha raccolta proprio in queste ore il Tribunale dei diritti del malato: "A Roma - fa sapere il Tdm - al pronto soccorso del San Camillo c'e' una signora con una diagnosi di tumore al pancreas in attesa di un posto letto da tre giorni".

Storie di ordinario disservizio, casi limite forse, ma sempre piu' frequenti. Sabato scorso all'ospedale Civico di Palermo, per mancanza di posti letto, una signora ultrassessantenne, colta da crisi ipertensiva, e' rimasta per tre giorni e tre notti su una sedia del pronto soccorso. Ha potuto sdraiarsi su una lettiga dell'ospedale solo dopo 72 ore. L'episodio - balzato alle cronache - ha fatto scattare l'avvio di un'istruttoria da parte della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale. Ma, a sentire gli operatori che lavorano nei pronto soccorso italiani, di storie cosi' se ne potrebbero raccontare a dozzine.

"L'affollamento del pronto soccorso - spiega il presidente Fimeuc Barletta - non e' un problema organizzativo dei reparti di emergenza, ma dell'ospedale. Se la struttura non puo' accogliere un paziente, questo per forza rimane in pronto soccorso sulla barella, determinando come effetto domino un rallentamento di tutte le attivita' e perfino del sistema di emergenza preospedaliero del 118".

Per il campano De Feo, queste estenuanti attese in pronto soccorso sono il risultato di politiche miopi. "Non sono stati attivati, cosi' come suggerito da noi, i posti letto di osservazione breve nei presidi ospedalieri sede di primo soccorso. I pazienti in attesa di ricovero sostano sui lettini di pronto soccorso che, occupati impropriamente, non possono essere disponibili per accettare nuovi pazienti che arrivano con le ambulanze del 118".

Un fenomeno, questo delle attese, che non riguarda solo le regioni del Sud e del Centro del Paese. Anche in Lombardia i pazienti spesso sono spesso costretti ad aspettare che si liberino posti letto per i ricoveri. Solo che qui i tempi di attesa sono almeno un po' piu' ridotti. "L'attesa - spiega Maria Antonietta Bressan, presidente della Simeu Lombardia - puo' procrastinarsi per diverse ore, fino a 12 nei momenti di massimo sovraffollamento".

Ma non sono solo i malati a dover pazientare. A rimanere 'bloccati' in pronto soccorso spesso sono anche i mezzi del 118. Soprattutto nei giorni di massimo afflusso, come in questo periodo, con molti cittadini colpiti dall'influenza. "Nei giorni passati - sottolinea Bressan - il sistema dell'emergenza-urgenza ospedaliera e' stato messo a dura prova. In diversi ospedali non erano piu' disponibili lettini per 'sbarellare' i pazienti. Questi, e quindi le ambulanze, dovevano stare in coda, soprattutto presso i grandi ospedali di Milano, ferme anche per tre ore consecutive".

Il sovraffollamento e' proprio uno - se non il primo - dei problemi piu' 'pesanti' che affliggono i reparti dell'emergenza-urgenza del Belpaese, dove in un anno si contano circa 30 milioni di accessi al pronto soccorso. "Il sovraffollamento - spiega Barletta - e' un problema molto complesso, dovuto a molte cause: invecchiamento della popolazione, complessita' assistenziale, fasce vulnerabili, aumentate richieste di salute, crisi del sistema delle cure primarie. Senza dimenticare il problema della carenza di personale e l'aumentata complessita' delle cure".

Per la lombarda Bressan, l'elevato numero di pazienti che si rivolge alle strutture di pronto soccorso "e' alto in quanto il cittadino vuole risposte tempestive, adeguate e ottimali al proprio bisogno di salute. Il paziente - aggiunge - vede nel pronto soccorso un faro sempre acceso, 24 ore su 24 e tutti i giorni dell'anno, anche e soprattutto quando altri servizi sul territorio sono chiusi e non rispondono alle domande dei cittadini (vedi poliambulatori, distretti, presidi, etc.) in particolare sabato e domenica e nei periodi festivi e dei ponti".

Sovraffollamento che non risparmia di certo i pronto soccorso degli ospedali napoletani. "In citta' e in provincia - sottolinea De Feo - solo nel mese di gennaio si e' registrato un aumento del 15-20% degli accessi. Purtroppo - aggiunge - l'ospedale nonostante i tentativi di promuovere una sanita' di tipo prevalentemente territoriale, viene ancora visto dai cittadini come la soluzione unica ai problemi di salute".

Solo al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo di Napoli, nel mese di dicembre, si sono registrati 5.861 accessi, contro i 5.450 dello stesso periodo del 2009. "Nell'ultima settimana - afferma Fernando Schiraldi, presidente nazionale della Simeu - c'e' stato un incremento degli accessi del 10% rispetto all'anno precedente". Nel Lazio si registrano invece circa 2 milioni e 200 mila accessi l'anno. "Di questi pazienti - spiega Barletta - solo il 17% viene ricoverato".

Per ridare ossigeno ai pronto soccorso, gli specialisti dell'emergenza indicano una serie di misure da adottare. Per la presidente Fimeuc, Barletta, e' necessario ad esempio "migliorare complessivamente l'efficienza dell'ospedale, garantendo il ricovero nel reparto piu' appropriato entro 12 ore massimo 24. E ancora. Garantire livelli essenziali di assistenza il piu' vicino possibile al domicilio del paziente e ai familiari; passare da un modello sanitario centrato sull'ospedale a uno piu' orientato verso il territorio e i bisogni del cittadino".

Per il presidente della Simeu lombarda, Bressan, grande attenzione va rivolta alla formazione del personale dei reparti di emergenza. "E' chiaro - spiega - che il pronto soccorso deve avere un organico 'ad hoc', con medici formati per questa specifica attivita'. Non e' accettabile che ci siano medici a rotazione, con camici bianchi magari di altri reparti che ruotano in pronto soccorso senza alcuna preparazione. Non e' accettabile - aggiunge - che in grandi pronto soccorso ci siano medici 'a gettone', vale a dire camici bianchi precari, non particolarmente formati per lavorare in pronto soccorso, che prestano servizio magari per una notte o due".

A Roma 500 pazienti al giorno parcheggiati su barelle
Caos ricoveri a Roma. "Ogni giorno circa 500 pazienti rimangono sulle barelle in attesa del posto letto. Una vera e propria emergenza che coinvolge tutti gli ospedali piu' grandi della Capitale. In particolare: Pertini, Policlinico Casilino San Giovanni, Policlinico Umberto I e Policlinico Tor Vergata, dove l'attesa media in barella e' di circa 19 ore". A lanciare l'allarme e' Massimo Magnanti, medico e segretario Spes (Sindacato professionisti emergenza sanitaria), che l'anno scorso, per rendere pubblico questo disagio, ha organizzato una protesta che fece molto clamore: il 'Barella Day'. "Proprio ieri - riferisce Magnanti all'Adnkronos Salute - c'e' stato un incontro al San Giovanni di Roma proprio per discutere di questi problemi. Abbiamo fatto presente al direttore della rete ospedaliera del Lazio, Luca Casertano, e al direttore dell'Ares 118, Antonio De Santis, le criticita' che si vivono nei reparti di emergenza della Regione, lanciando anche alcune proposte. Tra queste: l'apertura degli ambulatori di medicina generale 7 giorni su 7 dalle 8 di mattina alle 20 di sera".

Per Magnanti, il fenomeno del sovraffollamento dei pronto soccorso, "oltre a essere un grave disagio per i pazienti, determina anche il blocco delle ambulanze, che rimangono 'ostaggio' degli ospedali finche' il malato non viene preso in carico e gli si trova un posto. Nel 2008 - aggiunge - e' stato calcolato che a Roma e provincia le ambulanze sono rimaste bloccate per un totale di 50 mila ore".

Risolvere il problema non sembra però facile. "Purtroppo - sottolinea Magnanti - la carenza dei posti letto per acuti a Roma e nel Lazio è assoluta. Negli ultimi due-tre anni sono stati tagliati 4 mila posti letto. Inoltre - aggiunge - ci sono pure problemi organizzativi. Molti pazienti ricoverati che hanno superato la fase acuta, invece di essere trasferiti in strutture di cura inferiori, rimangono a occupare posti preziosi".

La ricetta per migliorare la situazione sembra essere soprattutto una: "Bisognerebbe - conclude Magnanti - potenziare la medicina del territorio, con un'azione di filtraggio da parte dei medici di famiglia".

Ogni famiglia spende oltre 1.100 euro per la sanità
Ogni famiglia spende per curarsi oltre 1.100 euro l'anno, una spesa sanitaria pari all'1,9% del Pil. E' quanto si legge nel rapporto 'Noi Italia' 2011 dell'Istat. La spesa sanitaria pubblica ammonta a oltre 110 miliardi di euro (7,3 per cento del Pil) e supera i 1.800 euro annui per abitante (anno 2009). La spesa sanitaria pubblica italiana e' molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei come Francia e Germania. Le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 21,3 per cento: la spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l'1,9 per cento del Pil nazionale e ammonta a 1.178 euro per famiglia (anno 2008). L'Italia e' tra i paesi Ue quello con il maggior numero di medici in strutture sanitarie pubbliche e private sul totale della popolazione residente, quasi 410 ogni centomila abitanti (2009). Tra il 2002 e il 2007, in tutte le regioni si e' verificata una convergenza dell'offerta di posti letto ospedalieri per abitante verso la media nazionale, scesa da 4,3 a 3,7 posti letto ogni mille abitanti. La mobilita' ospedaliera fra regioni e' un fenomeno rilevante: nel 2008, le regioni sono state interessate da circa 650 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti (immigrazione ospedaliera) e da oltre 570 mila ricoveri effettuati dai pazienti in una regione diversa da quella di residenza (emigrazione ospedaliera).

Il rapporto dedica spazio anche all'epidemiologia: i tumori e le malattie del sistema circolatorio, piu' frequenti nelle eta' adulte e senili, rappresentano le principali cause di ricovero sia in Italia, sia nel resto dell'Europa. Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell'Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalita' per queste cause e' pari a 32,6 decessi ogni diecimila abitanti, quello relativo ai tumori e' pari a 26,6 decessi ogni diecimila abitanti, con valori maggiori negli uomini (36,8) rispetto alle donne (19,6). I tumori rappresentano in Italia e in Europa la seconda causa di morte (2007). Il fumo, l'alcol e l'obesita' sono i principali fattori di rischio per la salute. In Italia, nel 2009, i fumatori rappresentano il 23 per cento della popolazione di 14 anni e piu', i consumatori di alcol a rischio il 16,1 per cento, le persone obese il 10,3 per cento.

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 

funcool3

  • Visitatore
Re:Sanità: in Italia, pronto soccorso al collasso
« Risposta #1 il: Gennaio 19, 2011, 16:08:10 pm »
evito qualsiasi commento..  :offeso:
 


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