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Aritmie: cure inadeguate, rischio ictus: meno sale e più sport per salvare il cuore
A Firenze il 42° congresso dell’Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri

di Maurizio Righetti

Dati, indicazioni operative, prospettive di cura e prevenzione, scelte politiche da adeguare alle realtà consolidate ed emergenti. Un fitto calendario di dibattiti, appuntamenti, studi, ha caratterizzato il 42° congresso dell’Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri – ANMCO a Firenze, Fortezza da Basso. Tremilacinquecento i partecipanti. Come ricorda Marino Scherillo, presidente ANMCO, “si tratta di una convention dei cardiologi che lavorano in ben 890 strutture cardiologiche, 416 unità coronariche, 220 laboratori di emodinamica e 320 laboratori di elettrofisiologia”. Lo slogan del Congresso 2011 era “Uniti nella ricerca per le cure di qualità”. Attualmente, ricorda Scherillo, “nelle nostre Utic vengono ogni anno ricoverati 30 mila pazienti con infarto miocardico, tra i quali la mortalità in acuto è del 3%: è un tasso tra i più bassi in Europa; consideriamo però che la mortalità raddoppia a 30 giorni e triplica a un anno dall’esordio. In effetti, l’inafrto è una patologia cronica ad esordio acuto: questo ci impone di mantenere nel tempo, per il paziente infartuato, una elevata qualità delle cure offerte”. Tanti gli input e le sollecitazioni emersi nei giorni del congresso. Uno dei tanti riguarda un nemico nascosto o apparentemente innocuo, ma legato a doppio filo alle malattie cardiovascolari, alle patologie neurodegenerative e ad alcuni tumori. E’ il banalissimo sale da cucina: se riuscissimo a ridurne il consumo giornaliero si ricaverebbero straordinari benefici per la salute della popolazione, perfino maggiori rispetto ai possibili risultati della lotta al fumo, al colesterolo alto e all’obesità.

5 grammi in meno evitano 100 mila tra infarti e ictus
Secondo i più aggiornati studi scientifici, basterebbe infatti ridurre il consumo quotidiano di sale di appena 5 grammi, pari a un cucchiaino di tè, per evitare, grazie alla conseguente riduzione della pressione arteriosa media nella popolazione generale, più di 60.000 eventi di infarto e 40 mila eventi di ictus ogni anno. “Tutti i segmenti della popolazione beneficerebbero della riduzione del sale”, afferma Marino Scherillo. “Sono vantaggi – spiega - addirittura superiori a quelli derivanti dalla riduzione del fumo, dal controllo del sovrappeso e dalla riduzione dell'ipercolesterolemia, garantirebbero un risparmio delle spese sanitarie fra i 7 e i 16 miliardi di euro all'anno e migliorerebbero di gran lunga la qualità della vita in età avanzata”. Gli italiani però sono molto lontani dall'obiettivo stabilito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha indicato in 5 grammi al giorno la quantità massima raccomandata: stando ai dati della prima fotografia approfondita sul consumo di sale scattata dall’Istituto Superiore di Sanità in 9 regioni, gli italiani infatti ne assumono in media 10 grammi al giorno.

Uomini meno virtuosi delle donne
“Lo studio Minisal-Gircsi, coordinato dal professor Strazzullo dell’Università di Napoli Federico II in collaborazione con ISS, Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Università Cattolica di Campobasso, Università di Foggia e Fondazione per l’ipertensione arteriosa, ha controllato circa 3000 adulti tra i 35 e i 79 anni attraverso l’esame delle urine delle 24 ore – chiarisce Simona Giampaoli, Dirigente di Ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e Coordinatore del Progetto Cuore – e i risultati mostrano che gli uomini arrivano a introdurre 11 grammi di sale al giorno, mentre le donne in media ne consumano 8 grammi; non ci sono invece differenze di età: giovani, adulti e anziani amano il sale tutti allo stesso modo. Il dato è omogeneo su tutto il territorio nazionale, con una minima differenza tra il nord, leggermente più ‘attento’, e il sud: tutte le regioni, anche le più virtuose, mostrano un consumo medio al di sopra dei 9 e 7 grammi di sale al giorno rispettivamente negli uomini e nelle donne. In Basilicata, Calabria e Sicilia i livelli di consumo sono mediamente più alti di circa 2 grammi rispetto al dato nazionale. Solo il 14 per cento delle donne e appena il 4 per cento degli uomini riescono a rimanere entro i limiti di consumo indicati dall'OMS”. Anche in Umbria, dove storicamente si consuma pane “sciapo”, la ricerca rivela la stessa quantità di sale: evidentemente il pane insipido si compensa, purtroppo, con una alimentazione ricca di sale. Sull’uso del sodio, secondo gli esperti, c’è in generale una scarsa informazione e una sottovalutazione dei pericoli che comporta. Ne è un esempio l’atteggiamento degli ipertesi che, nonostante abbiano anche la diagnosi di una patologia strettamente correlata all'introito di sale, ne riducono il consumo di appena il 10%.

Sarebbe facile abituarsi a cibi meno salati
“Eppure abituarsi ad alimenti meno salati non è impossibile. Il gusto dopo 10-15 giorni si adegua, perché c’è una grande adattabilità delle papille gustative”, osserva Giampaoli. Purtroppo “gli italiani non sembrano aver compreso l'importanza di mangiare con meno sale: l'87 per cento dichiara di non aggiungere il sale ai cibi e di non portare la saliera in tavola, ma non si rende conto che formaggi, insaccati, carni e altri alimenti contengono già la quantità sufficiente di sale per la giornata. La scarsa attività fisica a cui siamo abituati non richiede un fabbisogno maggiore nella popolazione generale. I risultati ottenuti dall'esame delle urine nelle 24 ore dimostrano che gli italiani, quasi senza accorgersene, mettono abitualmente un pizzico di sale in più sulle pietanze. Il sale aggiunto non è la sola abitudine sbagliata a tavola: appena l’1% per cento degli italiani, ad esempio, dichiara di consumare pane senza sale; solo in Umbria il 64% degli abitanti consuma pane senza sale; uno su cinque mangia addirittura quattro o più fette di pane salato ogni giorno. Ancora peggio va con l'introito di alimenti molto ricchi di sale, come i formaggi e gli insaccati: il 60 per cento degli italiani li mangia tre o più volte alla settimana, il 22 per cento addirittura oltre cinque volte alla settimana, vale a dire quasi ogni giorno. Con questi numeri è chiaro che siamo ben lontani dal poter parlare di prevenzione delle malattie cardiovascolari”.

Ma l’impegno dei cittadini potrebbe non bastare
Raggiungere un livello di consumo di sale adeguato, in linea con le raccomandazioni dell’OMS non può però essere un processo affidato solo alla volontà individuale dei cittadini nelle loro abitudini alimentari. Se si diffondesse una cultura della prevenzione tale da ridurre l’uso del sale come condimento o componente nella preparazione dei cibi, l’obiettivo non sarebbe ugualmente raggiunto, poiché il 54% del sodio è già contenuto nei cibi conservati e precotti. Il restante 46% ha questa provenienza: 10% dal sodio naturale degli alimenti e 36% dalla aggiunte operate quando si cucina. “Modificare la dieta delle persone non è facile – osserva Scherillo – e comunque non basta. Bisogna andare a monte e intervenire a livello dell'industria alimentare, che troppo spesso aggiunge sale ai prodotti lavorati per aumentarne il gusto. Il sale è ‘nascosto’ in molti alimenti, anche in quelli dal gusto dolce come torte e biscotti. Nel 2009 il Ministero della Salute ha chiuso un accordo con le associazioni dei panificatori affinché riducessero del 15% il sale contenuto nel pane entro il 2011. Mancano solo pochi mesi alla fine della sperimentazione, ma non ci sono risorse stanziate né progetti in cantiere per verificare la reale efficacia dell’accordo. Grazie all’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare siamo in grado di stimare la situazione oggi, ma dobbiamo continuare ad osservare i benefici nel tempo. Le azioni di prevenzione sulla popolazione sono lente a partire, devono essere sostenute e necessitano di molti anni per mostrare i loro frutti, ma poi entrano stabilmente nelle scelte comportamentali.”

ATTENZIONE A…
• basta una pizza per raggiungere la quantità limite giornaliera (2 grammi).
• se invece di un panino con un salume crudo se ne sceglie uno con pomodoro e mozzarella si risparmia circa 1 grammo di sodio.
• se per la pasta e legumi si usano i legumi freschi o secchi invece di quelli in barattolo si può evitare fino a mezzo grammo di sodio.
• attenzione a pane, cracker e grissini: non sono fra gli alimenti più ricchi di sodio, ma ne possono apportare molto perché nell’arco della giornata se ne mangiano più porzioni. Mangiando invece pane sciapo praticamente non si assume sodio.

QUANTO SODIO CONSUMO?
• Circa 2 gr in 300 gr di pizza rossa o bianca
• Circa 1,3 gr in 50gr di prosciutto crudo dolce
• Circa 1 gr in un piatto di pasta surgelata
• Circa 0,5 gr in 3 gr di dado da brodo
• Circa 0,5 gr in 100 gr di fagioli in scatola
• Circa 0,35 gr in 50 gr di prosciutto cotto
• Circa 0,3 gr in 50 gr di parmigiano
• Circa 0,3 gr in un pacchetto di cracker
• Circa 0,15 gr in una fetta di pane
• Quasi nulla in una fetta di pane toscano “sciapo”
• Quasi nulla in frutta e verdura fresca

COSA FARE PER RIDURRE IL SALE A TAVOLA
• PER I PIU’ DECISI: evita del tutto i cibi pronti, i salumi, le aggiunte di sale, gli snack salati e consuma pane sciapo
• RIDUZIONE MODERATA: diminuisci l’aggiunta di sale in cucina, anche utilizzando le spezie e scegli pane poco salato
• POCHI SFORZI: preferisci i cibi freschi a quelli in scatole e ai piatti pronti surgelati, diminuisci il consumo di salumi crudi, limita gli snack salati, evita il dado da brodo, leggi l’etichetta dei cibi per controllare la quantità di sodio.

COSA SUCCEDE SE…
• Si riduce il sodio consumando meno di 2 gr al giorno? La pressione cala di 6-8 mm Hg
• Si dimagrisce e si raggiunge il peso ideale? La pressione cala di 5-10 mm Hg ogni 10 kg persi
• Si segue un’alimentazione ricca di frutta e verdura, con meno grassi saturi e sodio? La pressione cala di 8-14 mm Hg
• Si svolge un’attività fisica regolare (30minuti di camminata al giorno a passo veloce)? La pressione cala di 4-9 mm Hg

Fonte Televideo RAI
« Ultima modifica: Aprile 24, 2014, 21:27:37 pm da ninfea »

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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