Autore Topic: Stop a Avastin nella cura della retina. Alternative più care [Consumatore]  (Letto 640 volte)

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Offline ambarambacicicoco

Stop a Avastin nella cura della retina. Alternative più care
1 novembre 2012


Il farmaco Avastin non potrà più essere usato per la cura delle maculxpatie legate all’età, che colpiscono la retina causando un calo irreversibile della vista. Lo stabilisce l’Agenzia italiana del farmaco sulla base delle segnalazioni di effetti collaterali gravi. L’alternativa è ricorrere a due farmaci pressoché identici, ma cento volte più costosi.


L’uso di Avastin (nome commerciale del farmaco della Roche a base di bevacizumab) nel trattamento delle maculxpatie legate all’età è stato sospeso dall’Aifa a causa di alcune segnalazioni (arrivate da tutta Europa) di gravi effetti collaterali, come emorragie non oculari e trombosi. Da oggi, si dovrà ricorrere ad altri due farmaci: Lucentis e Macugen, i cui prezzi superano i 1.000 euro, ben 100 volte più alti del costo di una singola somministrazione di Avastin. Il loro uso non sarà rimborsato in tutti i casi di malattia, ma lascerà fuori una fetta di pazienti che rimarranno senza alcuna alternativa terapeutica.

Da antitumorale alla cura della retina
Nonostante l’Avastin non fosse formalmente autorizzato per il trattamento delle maculxpatie legate all’età, ma solo per curare alcuni tipi di tumore, gli oculisti hanno iniziato ad usarlo: iniettato direttamente nell’occhio, ostacola la crescita di nuovi vasi sanguigni che danneggiano la retina. L’Aifa ha autorizzato l’uso dell’Avastin per questo scopo solo nel 2007, inserendo il farmaco in una lista di medicinali il cui “uso speciale”  viene consentito e coperto dal Servizio sanitario nazionale quando non è disponibile una valida alternativa terapeutica.

Avastin: non sempre è rimborsato
A causa dell’entrata in commercio dei due nuovi farmaci Lucentis e Macugen, che al contrario di Avastin sono formalmente autorizzati per il trattamento delle maculxpatie legate all’età, il rimborso di quest’ultimo farmaco si è sempre più ristretto. La decisione dell’Aifa del 2007 crea due problemi

  • per le casse dello Stato: Lucentis e Macugen costano infinitamente di più di Avastin. Secondo i calcoli della regione Emilia Romagna, passando da Avastin a Lucentis la spesa per trattare tutti i pazienti salirebbe da 200.000 euro a 15 milioni di euro;
  • per i pazienti: quelli con meno di due decimi di vista o quelli che necessitano il trattamento del secondo occhio, devono pagare di tasca loro una cura più costosa. Inoltre, tutti i pazienti che non hanno una maculxpatia legata all’età o sono affetti da glaucoma vascolare non dispongono più di una valida alternativa terapeutica.

Efficacia e sicurezza equivalenti
I prezzi dei due nuovi farmaci non sembrano giustificati da una maggiore efficacia. Alcuni studi dimostrano che sono sostanzialmente equivalenti ad Avastin, sia dal punto di vista dell’efficacia che degli effetti indesiderati. Quest’ultimi, infatti, sono legati al modo di somministrazione (l’iniezione diretta nell’occhio) e non agli effetti biologici di questa categoria di farmaci.
D’altra parte, è possibile che ci sia un maggior rischio di infezioni oculari usando l’Avastin, dovute al fatto che il farmaco non ha una formulazione per uso oftalmico, ma deve essere ridosato per servire allo scopo, con un certo rischio di contaminazione.
 
I nostri dubbi
Questa vicenda crea una serie di interrogativi. Perché l'azienda farmaceutica Roche, che produce Avastin, non richiede l’estensione dell’indicazione dell’uso del farmaco alla cura delle maculxpatie? Eppure i dati a supporto non mancherebbero. Non si capisce poi perché i due nuovi farmaci debbano costare così tanto. Ma soprattutto, non c’è motivo per cui i pazienti debbano rimanere senza una cura o essere costretti a pagarla di tasca loro.


Dal sito di Altroconsumo
« Ultima modifica: Aprile 13, 2014, 21:12:57 pm da ninfea »

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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