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Iaquinta: "E adesso non toglieteci Giovinco"

(1/1)

franca1000:
Al suo debutto europeo la Formica atomica sforna i due assist per i gol dell'ex Udinese, e mette anche Nedved di fronte a Veremko.
L'attaccante bianconero: "Con lui in campo per noi punte cambia parecchio"


Sebastian Giovinco, 21 anni, inseguito da tre avversari.

MINSK (Bielorussia),1 ottobre 2008 - La formica e il vicerè. La formica si chiama Sebastian Giovinco,
quando sta su un prato fa un po’ quello che vuole, scompare e riappare.
Fatica, certo, perché ha 20 anni. E’ lo stesso numero che porta sulle spalle e questa è la sua prima notte di Champions.
I numeri pesano, certe maglie di più. Così, dopo il 2-0 del Bate Borisov, Giovinco va a consulto da capitan Del Piero.
Lo studio è nel tondo del centrocampo, improvvisato, ma funzionale. Sarà un caso, ma dopo la formica fa due assist.
Tutti per il vicerè, che si chiama Vincenzo Iaquinta.
E’ uno che deve sempre aspettare e poi sudare per mettersi addosso la corona di re, quello del gol.
Succede tutto nella notte di Minsk, nel vento che annuncia l’inverno e trasporta le note dell’incoronazione di Zadok. E’ l’inno della Champions.
E il vicerè si prende la corona. Due gol, quelli che servono per riemergere dalla palude del Minsk Stadium.
Due gol, tutti in una volta, perché Iaquinta non aveva ancora segnato, non nella nuova stagione. Due gol, il primo di testa.
Il secondo di rabbia, tra le gambe del portiere.

ASSIST BOY - I palloni arrivano entrambi dai piedi di Giovinco. Per dirla tutta: lui aveva messo pure Nedved, tutto solo davanti a Veremko.
Dettagli, ma una formica non spreca nulla. E scappa pure ai controlli più severi, quelli che si stringono intorno allo stadio di Minsk.
Qui, di solito, gioca la Dinamo: quando c’era ancora l’Unione Sovietica era sempre e solo la squadra dell’esercito.
Ora i poliziotti controllano tutto e tutti: perché il vento è freddo, ma il clima “politico” caldo. Giovinco, no, lui passa.
E’ il piccolo, che si è già guadagnato l’appellativo di “formica”. In genere è seguito dall’aggettivo “atomica”.
Qui, a un tiro di reattore da Chernobyl, sull’aggettivo è decisamente gradito sorvolare. Giovinco alla fine spiega:
“Ero sorpreso di giocare. Ci manca intesa a centrocampo ma questa verrà solo giocando insieme. Il rinnovo?
Non c’è nessun problema, presto firmerò. Per ora penso solo a conquistarmi un posto in squadra”.

IL RITORNO - Due assist e via, al resto penserà Iaquinta. Che a 10’ dalla fine lascia (comunque) il posto ad Amauri.
Già, è il destino dei vicerè. Iaquinta si fa abbracciare da Ranieri e spiega:
“L’inserimento di Giovinco? A noi averlo in campo cambia parecchio, mette in mezzo delle belle palle, a noi attaccanti serve.
E poi è un grande giocatore. La doppietta? Sì, sono contento, ma preferivo che le cose si mettessero
meglio nel secondo tempo per riuscire a vincere. E poi è ovvio che vorrei giocare sempre.
Ma non decido io”. Finisce 2-2. Il Bate lascia Minsk e torna a Borisov.
E’ la città attraversata dal fiume Benezina. Dove, nel 1812, sprofondarono le truppe di Napoleone.
Lui era un Imperatore. Al vicerè e alla formica è andata un po’ meglio.

Giampiero Timossi

franca1000:
un ragazzo con un grande futuro davanti a sé  :winner_

mozagga:
speriamo che la juve lo tuteli...

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