Autore Topic: Enrico Berlinguer: Per la liberazione della donna. (13 maggio 1979)  (Letto 1181 volte)

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Offline garfield

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 "Non può essere libero un popolo che opprime un altro popolo", scriveva Marx. E potremmo parafrasare così quella affermazione: non può essere libero un uomo che opprime una donna. Leggiamo con amarezza e indignazione le cronache che ci parlano quasi ogni giorno di episodi di offese violente e cruente alle donne, e cresce il numero delle aggressioni compiute non solo da singoli, ma da gruppi. Una recente trasmissione televisiva ha poi fatto conoscere anche a chi non sapeva - o non voleva sapere - come vengono spesso trattati i casi di violenza sessuale nelle aule giudiziarie, che trasformano la donna da vittima e accusatrice in colpevole o comunque in soggetto di cui diffidare. Quella trasmissione ha fatto anche conoscere la mentalità retriva, lo scherno, con cui parlano delle donne aggredite certi odierni maestri del giure, e l'atteggiamento condiscendente e persino compiaciuto con cui guardano ai violentatori certi genitori e perfino certe mogli.
C'è da rimanere esterrefatti, ma per fortuna attorno a questi episodi non c'è più il silenzio delle donne e ci sono, invece, donne che denunciano coraggiosamente i loro aggressori, c'è una protesta sempre più vigorosa e ampia che sale da tutto il mondo femminile, dai suoi movimenti e dalle sue organizzazioni, e comincia a manifestarsi anche una sensibilità e una solidarietà di molti uomini.
Che cosa si può fare per combattere concretamente contro la violenza sessuale? Il Pci, già nel dicembre 1977 presentò una sua proposta di legge dal titolo significativo di "Nuove norme a tutela della libertà sessuale". Una proposta riguarda la definizione di un nuovo reato, autonomo e a sé stante: quello della violenza sessuale compiuta da due o più persone. Vi è poi la proposta di equiparazione del ratto a fini di libidine al sequestro di persona, e vi sono altre importanti iniziative di modifiche delle procedure. I comunisti riproporranno queste leggi al futuro Parlamento, integrandole sulla base di suggerimenti che potranno venire dalle donne stesse e da esperti di diritto.
Ma queste e altre innovazioni legislative a poco serviranno se non saranno accompagnate e sostenute da un intervento delle masse femminili, da una battaglia nell'opinione pubblica, che valgano a modificare atteggiamenti mentali che sono radicati in ogni settore della società e dello Stato, compresi magistrati e avvocati. E questo, vale per tutte le questioni che riguardano i rapporti tra le persone, la vita familiare e della coppia e anche il campo della sessualità. Si è molto discusso e si discute ancora sulle ragioni che ci hanno spinto a introdurre nelle Tesi un passo specifico relativo alla liberazione della donna anche nel campo della "sessualità". A tutti coloro che si sono interrogati, vorrei ricordare questo bellissimo pensiero di Gramsci: "La questione, etico-civile, più importante, quella di una formazione di una nuova personalità femminile, è legata alla questione sessuale. Finché la donna non avrà raggiunto non solo una reale indipendenza di fronte all'uomo, ma anche un nuovo modo di concepire se stessa e la sua parte nei rapporti sessuali, la questione sessuale rimarrà ricca di caratteri morbosi".
E ben si comprende come questa elaborazione sia stata e sia possibile solo per un partito che è reale espressione della classe operaia e delle classi lavoratrici, se si ricorda quest'altra acuta osservazione che Gramsci faceva 40 anni fa: "...nel campo sessuale il fattore ideologico più depravante e repressivo è la concezione illuministica e liberatoria propria delle classi non legate strettamente al lavoro produttivo e che da queste classi viene contagiata alle classi lavoratrici".
Da tutti questi rapidi cenni emerge con chiarezza che la lotta per l'emancipazione e la liberazione della donna è una lotta vasta e complessa, che comprende obiettivi di sviluppo economico, di trasformazione sociale, di progresso civile, di rinnovamento istituzionale, di educazione e formazione culturale, di costume, di sempre nuova elaborazione ideale.
Per portare avanti una battaglia di questo respiro, verso obiettivi così alti e vari, è necessaria l'intesa e la collaborazione, la solidarietà, fra tutte le donne e, in particolare, fra quelle che militano nei partiti di sinistra e quelle che si raccolgono nelle organizzazioni cattoliche, (e non parlo di "donne cattoliche" perché in realtà nel nostro partito e nel nostro elettorato, così come in altri partiti democratici, numerose sono le donne di fede cattolica). Questa unità è possibile oggi perché anche fra le donne che si raccolgono intorno alle organizzazioni cattoliche si è andata affermando, in modi propri, la richiesta di una considerazione nuova della dignità, della libertà, della personalità della donna. Anche fra queste donne è andata crescendo la ripulsa per tanti mali della società in cui viviamo, per la sua violenza, per i suoi guasti, per il consumismo esasperato, ed è cresciuto il bisogno di contrapporre a tutto ciò nuovi valori di solidarietà, nuovi modi di vita. È una ricerca, questa che ha dato stimolo non solo a testimonianze personali, ma anche a attività e iniziative sociali per cui abbiamo profondo rispetto. Tuttavia questa ricerca rischia di perdere di incisività e di efficacia, se non ci si impegna in un'opera per cambiare la società e rinnovare le istituzioni: se non ci si impegna anche sul terreno civile e politico.
Se la Dc si rafforza elettoralmente, se si rafforza questa Dc, lanciata su una linea di involuzione, di propositi di ritorno al passato, di pretese di maggior potere, di divisione fra le masse popolari e i partiti che le rappresentano, allora non c'è più alcuna garanzia che le aspirazioni delle donne - di tutte le donne, delle stesse donne di ispirazione cristiana - vengano soddisfatte. Al contrario, tutto diventerà più difficile e in ogni caso molto più lento. Quali che possano essere le promesse elettorali alle donne che parte dei dirigenti dc, è indubbio che se la situazione politica generale arretra, arretrerà anche, in ogni campo, la complessiva condizione delle donne.

 

chi lotta può perdere...
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