Autore Topic: In Rete il 55,56 di deputati e senatori: gioie e dolori dei web parlamentari  (Letto 688 volte)

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Offline ambarambacicicoco

In Rete solo il 55,56 di deputati e senatori: gioie e dolori dei web parlamentari
Per Twitter un boom, ma con poco uso. Il caso #opencamera


Cominciano ad applicarsi, alcuni di loro con risultati apprezzabili, ma ancora sono troppo svogliati e non possono certo essere promossi. Sono i parlamentari italiani messi di fronte a Internet nel suo temine piu' ampio, dai siti ai blog fino ai social network. L'insieme di quegli strumenti che ormai tracciano i confini di una nuova concezione della democrazia e che stanno imponendo al Parlamento, come ovunque, una cambiamento vertiginoso di abitudini e stili.

Lo spunto per una riflessione su questo tema l'ha offerto la ricerca 'Parlamento 2.0' realizzata da Sara Bentivegna, dell'universita' di Roma, e presentata qualche giorno fa alla Camera in un dibattito organizzato dalla Fondazione Camera dei deputati. Una ricerca (un mese di osservazione della presenza e dell'attivita' dei parlamentari in Internet) che ha fornito un quadro "non proprio brillante" per deputati senatori.

Nella websfera e' infatti presente solo il 55,5% dei parlamentari (58,3% Camera, 49,8% Senato). Per quel riguarda solo i siti Internet, c'e' un rapporto di un 25% contro un 81% con altri Paesi con caratteristiche simili alle nostre. Rapporto che passa a 21% contro 70% con gli Stati Uniti se si analizzano i social network. Il 'luogo' piu' amato dai parlamentari italiani e' Facebook seguito dal sito, dal blog, da Youtube e da Twitter.

Per quel che rigurda i singoli partiti, il Pd e' il piu' 'web oriented' (41,6% totale parlamentari su Internet). Poi Pdl (31,7%), Lega (7%), Udc (4,6%), Idv (4,4%), Fli (2,8%). La propensione tecnologica dei democratici e' confermata dai dati relativi ai soli gruppi parlamentari: on line risulta il 69,7% degli scritti. Segue l'Udc (68,6%), Idv (67,6), Fli (50%), Pdl (46,1%), Lega (43,5%). L'analisi dell'uso che i parlamentari fanno del proprio profilo Facebook rivela pero' che il 22,5% non ha mai postato sulla propria bacheca, il 28,7 non ha mai ricevuto commenti, il 59,9% non ha mai pubblicato risposte.

Tra gli argomenti trattati, la politica nazionale (69,7%) e politica locale (38,6%). Secondo la ricerca, "questo disinteresse per la dimensione locale si giustifica alla luce dell'assenza di rapporti diretti tra eletti e elettori in coinseguenza della legge elettorale". Per dare una quadro sintetico del 'web parlamentare' su Facebook, sono state create quattro categorie: dormienti (22,2%), quelli che non hanno mai postato. Pigri (53,5%), quelli che hanno pubblicato occasionalmente. Tradizionalisti (11,7%), quelli che pubblicano comunicati stampa e pubblicizzano eventi. Intraprendenti (12,6%), quelli che interagiscono frequentemente.

Capitolo a parte merita Twitter: sono 198 i parlamentari iscritti al gennaio 2012. Un incremento di oltre l'85% in un anno. Nel 2007 erano solo due a cinguettare: Antonio Di Pietro e Antonio Palmieri (Pdl). Tra i parlamentari su Twitter, il 23,3% e' alla Camera e il 15,9% al Senato. Equamente divisi tra uomini e donne, il 41,4% ha meno di 50 anni. Idv lo usa piu' di tutti (44,1% degli scritti al gruppo e' presente), poi Fli (36,7%), Udc (31,4%) e Pd (22,9%). In media i parlamentari che sono su Twitter hanno 2265 followers, ma scelgono pochi following (323 in media). Non sono molto attivi (11 tweet a settimana), vengono retwittati poco (10 a settimana) e sono poco menzionati (20 citazioni a settimana). C'e', pero', l'eccezione dei leader, che rappresentano il 13% degli users ma sono i parlamentari piu' influenti "anche se talvolta i piu' pigri".

Ma la ricerca evidenzia un fenomeno (forse) tutto italiano: "I parlamentari presenti sulla piattaforma sembrano andare tutti d'accordo" e "si seguono a vicenda indipendentemente dal colore politico" in un vero e proprio "network dei parlamentari". Secondo la Bentivegna: "I parlamentari prestano poche attenzioni alle opportunita' della rete e l'auto promozione e l'auto celebrazione sono gli aspetti piu' presenti e diffusi. Ma che senso ha essere in rete in questo modo, usare la rete come uno status symbol?".

Eppure, ci sono delle eccezioni. Come l'iniziativa #opencamera lanciata su Twitter da Andrea Sarubbi, del Pd, che assicura il live twitting delle sedute di Montecitorio. Presto seguito da diversi colleghi di diversi gruppi parlamentari e subito replicato al Senato (#opensenato). "Abbiamo fatto un lavoro di supplenza rispetto ad una informazione che alcune volte e' carente -ha spiegato Roberto Rao, tra i piu' attivi su Twitter-. Oggi non esistono piu' i cronisti parlamentari, perche' i giornalisti sono tutti in Transatlantico, ma quello che accade in aula si vede solo dalla tribuna".

Rao (3899 follower) racconta il suo rapporto con la rete: "Oggi c'e' un Parlamento di non eletti, sconosciuti. Con i social network siano scesi in campo, giochiamo in prima persona. Ci ha fatto bene, siamo scesi dal piedistallo. E' un modo per compensare un rapporto troppo distante con gli elettori. Io ho scelto Twitter, posso essere me stesso e essere valutato per quello che sono. E se segui le persone giuste puoi avere le agenzie, i commenti alle agenzie, video, foto e un sentimento. E' uno strumento di informazione".

Antonio Palmieri, pioniere del cinguettio tra i politici, i social network li spinge: "Ho anche un piccolo canale youtube -ha spiegato-. Internet e' un formidabile strumento di incontro e, come la vita, vive di accumulo: sei mesi fa Twitter era inesistente, adesso e' un must. Spero possa rinvigorire davvero il rapporto tra cittadino e parlamentare". Poi, c'e' l'esperienza di Roberto Maroni: "Io sono arrivato tardi su Facebook, ma il mio profilo lo uso come bacheca. Seleziono gli amici per appartenenza. Non per discriminare ma perche' lo trovo utile per avere un feedback, cosa che consente anche di aggiustare il tiro. Noi della Lega utilizziamo la rete come una grande assemblea".

L'ex ministro ha lanciato una proposta: "La politica deve sviluppare questa novita' perche' non sia percepita come casta e torni a svolgere il ruolo che deve svolgere. Sarebbe un bel segnale se alle prossime elezioni si potesse sostituire la matita copiativa con il touch screen. Sarebbe una decisione importante che metto all'attenzione del governo".

Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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