Autore Topic: Perché i ns.ragazzi vanno all'estero: giovani italiani, più bravi e meno pagati  (Letto 706 volte)

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Offline ambarambacicicoco

Ecco perché i nostri ragazzi vanno all'estero: giovani italiani, più bravi e meno pagati
Sono più preparati dei colleghi europei ma da noi hanno scarso 'valore'


Se rimangono in Italia devono accontentarsi di poco: mentre all'estero trovano riconoscimenti e soddisfazioni. E' la sintesi dello studio patrocinato dalla Regione Veneto e dalla Camera di commercio di Padova, e che ha visto protagoniste aziende di successo dell'imprenditoria veneta.

Lo studio, realizzato per iniziativa dell'Osservatorio Professione Donna, che raccoglie imprenditrici e professioniste del nord est particolarmente attente al mondo del lavoro, ha interessato 50 giovani veneti, presenti in 11 Paesi del mondo, con un'eta' media di 32 anni e con profili di formazione elevati.

Il motivo principale per cui si sono trasferiti all'estero e' che l'Italia non offre le stesse opportunita' (37). Inoltre il 33% si e' trasferito perche' ha ricevuto una proposta importante. Solo per il 17% cambiare Paese e' un passaggio necessario. Sotto questo profilo i giudizi sull'Italia non sono critici: soltanto per l'8 il modello Italia non funziona, e per il 2% l'Italia non e' una buona scuola per iniziare a lavorare.

Ma non e' solo un problema di offerta. La cosa che manca di piu' quando si lavora in Italia e' proprio la fiducia nei giovani per il 28%, e la possibilita' di avviare nuovi progetti per il 19,10%. Molte le critiche anche nella carenza dei servizi (14), e nell'incapacita' di pianificare del nostro Paese (10).

Dai contatti personali, gli intervistati sanno che gli amici rimasti in Italia hanno trovato lavoro perche' si sono accontentati di posizioni inadeguate (56,52%); grazie alla qualita' del loro percorso di studi per il 26%, attraverso contatti familiari per il 13%, e perche' sono collocati in categorie protette per il 4%.

Non emerge un fenomeno "bamboccioni": trasferirsi lontano dalla famiglia e' un'avventura con rischi e sacrifici, ma con grandi soddisfazioni per il 51%; un investimento professionale utile, ma che va a scapito degli aspetti della vita privata per il 19%; un passaggio indispensabile per acquisire piena autonomia per il 14%, un percorso professionale come altri per il 14%.

Sulla formazione professionale il dato e' molto positivo: per il 52% gli italiani hanno una preparazione analoga, ma per il 36% e' decisamente superiore, contro il solo 10% che la ritiene inferiore.

Il dato piu' clamoroso viene comunque dalle regole del mercato del lavoro in Italia: per il 32 ulteriormente liberalizzato, e per un altro 32% va liberalizzato, ma con norme piu' rigide sui trattamenti di base. Inoltre per il 24% il trattamento economico deve essere piu' elevato per i contratti a termine. Solo il 10% ritiene che il sistema debba mantenere maggiori garanzie per il lavoratore rispetto al datore di lavoro.

Ma, ferma restando le necessita' di rinnovo della politica sulla quale tutti convengono, da dove bisogna cominciare per rilanciare l'immagine Italia all'estero: dalla ricostruzione di un senso dello stato in tutti i cittadini italiani per il 33%; seguono un sistema mediatico piu' credibile (12%); una adeguata formazione della classe imprenditoriale (11%), e del management delle aziende pubbliche (10%).

Infine, per quanto riguarda il Veneto, gli intervistati ritengono che gli stipendi offerti ai giovani siano bassi come nelle altre regioni: ma rispetto alla media nazionale la percentuale di giovani collocati al vertice e' piu' elevata per il 41%.

Per Lisa Zanardo, curatrice del rapporto: "Riassumendo questi risultati in termini di spending review, lo stato italiano spende e forma ottimi profili professionali, che regala alle imprese estere".

Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 

Offline ninfea


mi permetto di aggiungere anche questo articolo di oggi de La Stampa



Lavoro, Fornero ai giovani: “Non siate troppo schizzinosi”

 
Messaggio alla Cgil: se la Camusso mi invita scendo in piazza anche io


I giovani non devono essere troppo “schizzinosi” nella scelta del loro primo impiego. A dirlo è il ministro del Welfare, Elsa Fornero. “Lo dico sempre ai miei studenti - ha detto parlando nel corso di un convegno in Assolombarda - non siate troppo choosy (selettivi, esigenti, ndr), detto all’inglese, è meglio prendere la prima offerta che capita e poi da dentro guardarsi intorno perché non si può aspettare il posto di lavoro ideale”. 

Ma oggi, ha voluto sottolineare successivamente il ministro, “i giovani italiani sono disposti a prendere qualsiasi lavoro tanto è vero che sono in condizioni di precarietà. In passato, quando il mercato del lavoro lo consentiva, poteva capitare di essere schizzinosi, ora le cose sono diverse - ha concluso - oggi i giovani italiani non sono nelle condizioni di esserlo”. 


Fornero ha poi lanciato un messaggio alla Cgil. «Se mi invitano, in piazza ci vengo anch’io». È quanto ha affermato il ministro del Welfare rispondendo a una domanda sulla manifestazione annunciata dalla Cgil per il prossimo 14 novembre. Parlando di riforma del lavoro, nel corso del convegno, il ministro si è detto convinto che «ci possa essere la collaborazione anche con i sindacati, alcuni sono più disponibili al dialogo, altri invece protestano di più».«La mia porta al Ministero - ha aggiunto Fornero - è sempre aperta, basta che si presentino in delegazione e non tutti insieme». Il ministro Fornero ha poi detto di aver «masticato amaro su questa riforma presa male dai datori di lavoro, dal sindacato e illustrata abbastanza malamente dai giornali». Infine Fornero ha spiegato che «a dispetto di tutto quello che si è detto di me come ministro tecnico, sono un ministro che ama il dialogo, lo favorisce e non si sottrae mai al confronto». 

 
Il ministro auspica poi che sia ristabilito il fondo per le politiche sociali . «La legge di stabilità è un disegno di legge e il Parlamento potrà decidere. È importante che i saldi vengano mantenuti», ha detto a margine di un convegno nella sede di Assolombarda, evidenziando, tra le «questioni che mi interessano come ministro», il futuro del fondo per l’occupazione «perché l’anno prossimo sarà ancora un anno difficile per il mercato del lavoro e dobbiamo attrezzarci e avere le risorse». «Mi auguro - ha sottolineato ancora il ministro - che ci sia un ristabilimento del fondo per le politiche sociali perché, mentre io difendo l’abbassamento delle aliquote per i redditi bassi e il fatto che la pensione di invalidità e l’assegno per i non autosufficienti siano stati portati fuori dal reddito imponibile, penso che ci vogliano anche interventi attivi sulle politiche sociali».


forse sarà questo il motivo della fuga dei !giovani dall'Italia per un lavoro decente
                                  
 


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