Autore Topic: Medicina: quando la testa 'non c'è' [Informativa]  (Letto 1934 volte)

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Offline ambarambacicicoco

Medicina: quando la testa 'non c'è' [Informativa]
« il: Febbraio 23, 2012, 14:28:31 pm »
Medicina: quando la testa 'non c'è'
Colpa dell’Adhd – Attention Deficit Hyperactivity Disorder, un disturbo caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Può determinare alcolismo e tossicodipendenza. Ed è spesso trascurato

di Maurizio Righetti


Ci sono delle disfunzioni di natura psicologica che, specie se non trattate, creano problemi seri nel periodo scolare, ma anche quando si diventa adulti. Uno di questi è l’Adhd – Attention Deficit Hyperactivity Disorder, un disturbo neurobiologico a esordio nell’età evolutiva caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Se ne è parlato a Roma nel corso del XVI congresso nazionale della Società italiana di Psicopatologia (Sopsi).

La sindrome, come spiegano Paolo Curatolo (Direttore Uoc di Neuropsichiatria infantile al Policlinico di To Vergata, Roma) e Giulio Perugi (Clinica Psichiatrica Università di Pisa – Istituto Scienze del comportamento “G.DE Lisio”, Pisa), può essere classificata in tre forme cliniche differenti: una “classica” caratterizzata da iperattività, impulsività e disturbo dell’attenzione, una forma meno frequente e più difficile da riconoscere in cui compare solamente il deficit di attenzione (presente soprattutto nelle femmine), una terza contraddistinta prevalentemente da iperattività e impulsività. Accanto a queste forme possono essercene apparentemente altre, determinate dal sommarsi del disturbo di base con sindromi comportamentali secondarie o con altri disturbi psichiatrici (comorbilità).

Possibili gravi conseguenze se il disturbo è trascurato
L’Adhd può presentarsi dall’età prescolare a quella adulta, coinvolgendo e compromettendo numerose tappe dello sviluppo e dell’integrazione sociale del bambino o adolescente. Se non diagnosticata tempestivamente e trattata in modo adeguato, può portare nell’adolescenza e nell’età adulta a complicanze quali tossicodipendenza, alcolismo, esordi di disturbo bipolare, grave disadattamento sociale e relazionale.

Sulla base di evidenze neuropsicologiche, genetiche e neuro radiologiche è oggi possibile affermare che l’ADHD sia un disturbo neurobiologico che si manifesta come alterazione nell’elaborazione delle risposte agli stimoli ambientali. L’espressione sintomatologica è spesso in relazione alla qualità dell’integrazione scolastica e familiare.

Per poter parlare di ADHD i sintomi non solo devono essere gravi, ma devono essere presenti in più ambienti di vita contemporaneamente (a scuola, con gli amici, da solo, a casa, ecc.) e soprattutto interferire significativamente con le normali attività e relazioni del bambino o adolescente, peggiorando la sua qualità di vita.

Difetto evolutivo nei circoli cerebrali
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato che i bambini affetti da Adhd presentano significative alterazioni funzionali di specifiche regioni del Sistema Nervoso Centrale, rispetto a bambini appartenenti a gruppi di controllo. In questo senso l’Adhd viene originato da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in particolare la corteccia prefrontale e i nuclei o gangli di base.

Si ipotizza che il disturbo possa essere causato in parte dallo squilibrio di due neurotrasmettitori, la dopamina e la noradrenalina.

L’origine neurobiologica dell’ADHD è stata ulteriormente confermata da un recente Studio dell’Università di Cardiff, pubblicato su The Lancet in cui, secondo l’equipe dei ricercatori britannici, la causa del disturbo è riconducibile a differenze provocate da segmenti di DNA duplicati o mancanti, riscontrabili nel cervello dei bambini affetti da Adhd rispetto a bambini sani. La sovrapposizione principale è stata identificata in una particolare regione sul cromosoma 16, già implicata nella schizofrenia e in altri disturbi psichiatrici.

I fattori non genetici che sono stati collegati all’Adhd includono la nascita prematura, l’uso di alcol e tabacco da parte della madre durante la gravidanza, l’esposizione ad alte quantità di piombo nella prima infanzia e le lesioni cerebrali, soprattutto quelle che coinvolgono la corteccia prefrontale.

In Italia meno diagnosi rispetto alla Francia
La prevalenza del disturbo è stimata tra il 3 e il 5% della popolazione in età scolare, quella delle forme particolarmente gravi, invece, è stimata nell’1% della popolazione in età scolare.

Basandosi su alcuni studi condotti in Italia tra il 1993 e il 2003, si può estrapolare per la popolazione italiana nella fascia d’età 6-18 anni una prevalenza intorno all’1% (con maggior frequenza fra i maschi in un rapporto 4:1), che corrisponde a circa 75.000 casi potenziali.

Di questi, solo circa 3.000 riceve una diagnosi (4%), a differenza di altri Paesi Europei come la Francia dove, a fronte di una prevalenza stimata di 473.408, si arriva alla diagnosi nel 17% dei casi (80.479), o la Spagna in cui a una prevalenza stimata del 5% corrisponde una diagnosi fatta nel 59% dei casi (182.471).

La diagnosi di Adhd, per una valutazione accurata del bambino o adolescente, deve essere condotta da specialisti della salute mentale dell’età evolutiva, con specifiche competenze nella diagnosi e terapia dell’Adhd e in altri disturbi che possono mimare i sintomi (diagnosi differenziale), o che possono associarsi ad esso (comorbilità). La valutazione deve sempre coinvolgere oltre al bambino o all’adolescente, i suoi genitori e gli insegnanti: devono essere raccolte, da fonti multiple, informazioni sul comportamento e la compromissione funzionale del bambino e devono essere sempre considerati sia i fattori culturali che l’ambiente di vita.

Malattia cronica con picco in età scolare. Niente cure, necessario gestire i sintomi
L’Adhd deve essere considerata una malattia cronica con picco in prevalenza in età scolare. Non esiste una cura dell’Adhd. Scopo principale degli interventi terapeutici deve essere quello di gestire la sintomatologia e migliorare il benessere globale del bambino. In particolare, devono tendere a migliorare le relazioni interpersonali con i genitori, i fratelli, gli insegnanti, i coetanei: diminuire i comportamenti dirompenti e inadeguati, migliorare le capacità di apprendimento scolastico, aumentare le autonomie e l’autostima, migliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità di vita dei bambini affetti.

Ogni intervento va adattato alle caratteristiche del soggetto in base all’età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi secondari, alle risorse cognitive, alla situazione familiare e sociale. Il trattamento deve essere inquadrato nell’ambito di un approccio “multimodale”, cioè una terapia comportamentale e/o psicologica, cui può essere associata una terapia farmacologica, quando strettamente necessario.

Lavorare insieme a genitori e insegnanti
Gli interventi psicologici includono il lavoro con i genitori, con gli insegnanti oltreché con il paziente. Il lavoro con i genitori (parent training) ha lo scopo di favorire la comprensione dei comportamenti del bambino o dell’adolescente, fornire strategie per la loro gestione e modificazione, migliorare la qualità delle interazioni all’interno della famiglia e con il contesto sociale. In Italia l’Associazione pazienti Aifa Onlus (Associazione Italiana Famiglie Adhd) ha promosso iniziative che prevedono incontri di gruppo in cui si affrontano le tematiche più complesse della gestione dei figli e si propongono strategie specifiche di comportamento con l’obiettivo di modificare gli aspetti più problematici.

La scuola, ambito problematico per i bambini Adhd
Un ambito difficile per i bambini Adhd è la scuola. Il profitto scolastico è scarso per l’incapacità di concentrazione e i rapporti con insegnanti e compagni è difficile per la loro impulsività.

Il Teacher Training è la metodologia che permette agli insegnanti di affrontare le situazioni legate ai ridotti tempi di attenzione, all’agitazione motoria, e alla bassa tolleranza di questi alunni. Purtroppo in Italia è poco conosciuta e raramente praticata.

L’intervento psicologico con il bambino o l’adolescente prevede interventi di modulazione cognitiva per favorire la riflessione sui propri processi di pensiero e quindi una maggior riflessività e l’uso di piani d’azione. Ad esso può associarsi un intervento psicoterapico di sostegno, in particolare nei soggetti con manifestazioni depressive o ansiose, azioni volte a favorire i processi di socializzazione in gruppi di coetanei ed interventi riabilitativi più specifici per le abilità scolastiche.

Interventi senza farmaci e con farmaci
Gli interventi non-farmacologici sono prioritariamente indicati per le forme di Adhd in età prescolare per le forme meno gravi o con prevalenza inattentiva per le forme senza grave impulsività, aggressività o disturbi della condotta e quando esista indisponibilità della famiglia o del soggetto al trattamento farmacologico. Sono particolarmente opportuni in presenza di disturbi dell’apprendimento e di disturbi d’ansia.

L’intervento farmacologico deve essere intrapreso solo se indicato da un neuropsichiatra infantile, in accordo con le evidenze riconosciute dalla comunità internazionale e, tenuto conto degli aspetti psicologici e sociali del bambino o dell’adolescente e della sua famiglia, andrà sempre discusso con i genitori e spiegato al bambino in modo adeguato al suo livello cognitivo, presentandolo come un ausilio agli sforzi intrapresi e non come soluzione automatica dei problemi.

La prescrizione farmacologica deve essere sempre preceduta da un consenso informato firmato dai genitori o dai tutori legali. Gli psicostimolanti (e il metilfenidato in particolare) sono i farmaci di prima scelta quale parte di un piano multimodale di trattamento per bambini con forme gravi e invalidanti di Adhd.

Anche per quanto riguarda l’approccio terapeutico, in particolare terapia multimodale e psicoterapia, esistono differenze tra i vari Paesi europei. In Francia, su 80.479 bambini diagnosticati Adhd il 27% riceve una terapia multimodale e l’8% la psicoterapia. In Spagna, su 182.471 bambini diagnosticati Adhd il 54% è sottoposto a terapia multimodale e il 5% a psicoterapia mentre in Italia dei circa 3.000 bambini diagnosticati Adhd il 23% riceve una terapia multimodale e il 44% la psicoterapia.

Il Registro nazionale Adhd
Il Registro nazionale Adhd è un sistema di monitoraggio e di controllo - unico in Europa e nel mondo - attivato a fine aprile 2007 da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha lo scopo di garantire accuratezza diagnostica ed appropriatezza terapeutica per l’ADHD, che si traduce nella prevenzione di possibili abusi o usi incongrui dei farmaci.

La prescrizione di una terapia farmacologica è vincolata alla registrazione del paziente nel Registro Nazionale.

Il Registro - che è coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute - prevede che i bambini con manifestazioni indicative di Adhd siano inviati dai propri pediatri, dai medici o dagli psicologi scolastici, dagli insegnanti o dal Consultorio familiare, ai Centri di riferimento regionale che dovranno elaborare la diagnosi e valutare il migliore approccio terapeutico possibile.

In Italia sono accreditati circa 110 Centri di riferimento regionali dove è possibile ricevere la diagnosi, che viene eseguita da uno staff di esperti composto da neuropsichiatra infantile, pediatra, psicologo, pedagogista/assistenti sociali. Ai Centri regionali è affidato il compito di trasmettere i dati del Registro dei quali sono responsabili in merito a qualità e veridicità.

A oggi, dopo oltre 4 anni di attività, soltanto circa 2.000 bambini o adolescenti sono iscritti nel Registro Nazionale Adhd.

Fonte TelevideoRAI
« Ultima modifica: Aprile 18, 2014, 23:25:54 pm da ninfea »

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 

Offline ninfea

Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #1 il: Febbraio 23, 2012, 18:15:05 pm »
Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività: un sito per genitori e insegnanti

L’ADHD, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD, acronimo per l’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder), è un disordine dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività.

Studi epidemiologici internazionali denunciano una prevalenza del disturbo che varia tra il 4 e il 6%, mentre in Italia la prevalenza sembra limitarsi al di sotto dell’1%. Una buona notizia o solo una sotto-stima delle diagnosi? Che cosa sanno dell’ADHD i genitori e gli insegnanti, i primi osservatori del comportamento infantile e, quindi, i primi a poter denunciare l’esistenza di un problema? Quali sono le fonti attendibili da cui poter trarre informazioni?

Sulla scia di questa riflessione e del fatto che c'è una crescente domanda di informazione da parte di insegnanti e genitori, direttamente o indirettamente coinvolti con il disturbo, è nato il sito www.adhdandyou.it

Il sito , i cui contenuti sono stati validati da un gruppo di neuropsichiatri infantili provenienti da centri dedicati alla diagnosi e cura dell’ADHD, offre, attraverso un percorso di navigazione semplice, le informazioni fondamentali sul disturbo. Quando il comportamento del bambino può far nascere il sospetto di una sofferenza? E nel caso, a chi rivolgersi?
Ecco allora il  numero verde dell’Istituto Superiore di Sanità, la rete dei centri specialistici dedicati alla presa in carico globale del bambino affetto dalla sindrome e i siti delle associazioni dei genitori con bambini affetti da ADHD.

                                  
 

funcool3

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Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #2 il: Febbraio 23, 2012, 21:08:31 pm »
Medicina: quando la testa 'non c'è'
Colpa dell’Adhd – Attention Deficit Hyperactivity Disorder, un disturbo caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Può determinare alcolismo e tossicodipendenza. Ed è spesso trascurato

E' una bugia colossale!!! Sono proprio i farmaci che gli danno!!


A oggi, dopo oltre 4 anni di attività, soltanto circa 2.000 bambini o adolescenti sono iscritti nel Registro Nazionale Adhd.

Per fortuna!!!!


Guardatevi questo video, fino in fondo!


 

Offline ninfea

Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #3 il: Febbraio 23, 2012, 21:38:54 pm »

Citazione
Guardatevi questo video, fino in fondo!

non ci sono parole...
                                  
 

Offline mozagga

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Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #4 il: Febbraio 23, 2012, 22:47:17 pm »
ossignur....proprio nessun commento....
 

funcool3

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Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #5 il: Febbraio 23, 2012, 23:35:31 pm »
faccio notare anche che il sito citato da Ninfea è "realizzato con il supporto incondizionato di Shire Italia spa", indovinate di cosa si occupa questa azienda?

Già, è una società specialistica biofarmaceutica con sede principale nel Regno Unito


Sono basito di come vengono nascoste le informazioni più importanti, il tutto perchè le case farmaceutiche possano guadagnare tanti soldi, SULLA PELLE DEI NOSTRI FIGLI!!!!
 

Offline ninfea

Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #6 il: Febbraio 24, 2012, 07:39:23 am »
faccio notare anche che il sito citato da Ninfea è "realizzato con il supporto incondizionato di Shire Italia spa", indovinate di cosa si occupa questa azienda?

Già, è una società specialistica biofarmaceutica con sede principale nel Regno Unito


Sono basito di come vengono nascoste le informazioni più importanti, il tutto perchè le case farmaceutiche possano guadagnare tanti soldi, SULLA PELLE DEI NOSTRI FIGLI!!!!

 :o :o :o
                                  
 

Offline Pecos

Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #7 il: Febbraio 24, 2012, 10:30:05 am »
La dice giusta uno dei genitori, diciamo (giustamente) ai nostri figli di non drogarsi e poi li imbottiamo di farmaci su cui non sappiamo nulla e che fanno molto più male della maggior parte delle droghe che ci sono in circolazione

Il mio piccolo Giacomo ancora non parla, ha 2 anni e mezzo, è un bambino splendido, sempre sorridente, molto tenero e dolce col fratellino, non sta mai fermo, è sempre molto vivace e attivo e ogni volta che va dal pediatra è sempre attivissimo, figurati, entra vede il pc e lo vuole prendere, vede qualunque cosa e la vuole prendere e ci vuole giocare, se andiamo a piedi lui vuole andare dalla parte opposta verso la fontana e a vedere i cagnolini mentre noi dobbiamo tirarlo dalla parte opposta e lui si agita ed è contrario e il pediatra ci ha mandato a farlo visitare da un neuropsichiatra infantile, io ero contrario ma siamo andati, una visita non fa certo male

La tipa è arrivata con 45 minuti di ritardo perché la mattina si era fatta male al ginocchio, e va bene, capita anche questo, solo che chiaramente il piccolo si era rotto e voleva giocare

Quando è entrato lei in 10 minuti ha visto un bambino agitato, anche da lei come dal pediatra vede la stampante, il pc, e vuole giocare, e lei in 10 minuti ha fatto una diagnosi per un bambino dicendo che non ti guarda negli occhi e non presta attenzione al linguaggio e che bisogna farlo vedere e fargli iniziare un percorso con psicomotricità e cose simili (per fortuna nessuno ha parlato di farmaci, almeno per ora, tanto non glieli davo lo stesso)

Ma secondo voi si può far iniziare un percorso del genere a un bambino di 2 anni e mezzo?

Per fortuna io e mia moglie ci siamo trovati d'accordo nel dire: tutto si ferma qui

Senza fare gli struzzi, senza nascondendere la testa sotto la sabbia di fronte a problemi reali, un genitore con un minimo di cervello dovrebbe capire quando un bambino ha realmente problemi o quando non ne ha

Io il mio piccolo non lo faccio vedere a nessun neuropsichiatra, psicologo o chiamateli come volete, capisco che anche queste persone devono lavorare ma sarebbe meglio che facessero altro nella vita (10 minuti di visita...)

E' molto più utile dedicare più tempo e più tempo di qualità (che non sono la stessa cosa) ai propri figli, passare più tempo con loro e fare anche più fatica a crescerli, è la medicina migliore e non ha effetti collaterali

Cercheremo di mandarlo un po' prima all'asilo, gli dedicheremo più tempo e più attenzioni e comunque posso garantire che non è un bambino che ha problemi, è vivace, intelligente, furbo
Vuole giocare, correre, saltare, ballare, è forse una colpa per un bambino?
Preferisco un bimbo così che distrugge me e la casa piuttosto che un bimbo che sta fermo dove lo metti imbambolato davanti alla tv

Quando gliela accendo sui cartoni è più il tempo che passa a ballare e saltare che il tempo che passa fermo a fissare inebetito lo schermo...e non voglio che cambi!!!

Un'altra madre dice che la figlia non era attenta a scuola e "dovevano fare qualcosa"...si, hanno fatto qualcosa, l'hanno uccisa

La verità è che oggi come oggi sembra che un bimbo a 10 mesi debba già saper guidare la macchina e fare calcoli trigonometrici

Lasciamo che i bambini facciano i bambini e se a scuola darà problemi perché non sta attento gli staremo più vicini e lo aiuteremo, ma non con i farmaci, con il tempo e la pazienza

Scusate ma l'argomento mi tocca da vicino e vi dico che un bambino bollato (in 10 minuti) come iperattivo è un bambino d'oro e lo voglio preservare così come è, vorrei essere io come lui, con la sua energia e allegria
Vi veri universum vivus vici
 

funcool3

  • Visitatore
Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #8 il: Febbraio 24, 2012, 11:05:14 am »
....
 lei in 10 minuti ha fatto una diagnosi per un bambino dicendo che non ti guarda negli occhi e non presta attenzione al linguaggio e che bisogna farlo vedere e fargli iniziare un percorso con psicomotricità e cose simili (per fortuna nessuno ha parlato di farmaci, almeno per ora, tanto non glieli davo lo stesso)

Ma secondo voi si può far iniziare un percorso del genere a un bambino di 2 anni e mezzo?

Per fortuna io e mia moglie ci siamo trovati d'accordo nel dire: tutto si ferma qui

Senza fare gli struzzi, senza nascondendere la testa sotto la sabbia di fronte a problemi reali, un genitore con un minimo di cervello dovrebbe capire quando un bambino ha realmente problemi o quando non ne ha

Io il mio piccolo non lo faccio vedere a nessun neuropsichiatra, psicologo o chiamateli come volete, capisco che anche queste persone devono lavorare ma sarebbe meglio che facessero altro nella vita (10 minuti di visita...)

La verità è che oggi come oggi sembra che un bimbo a 10 mesi debba già saper guidare la macchina e fare calcoli trigonometrici

Lasciamo che i bambini facciano i bambini e se a scuola darà problemi perché non sta attento gli staremo più vicini e lo aiuteremo, ma non con i farmaci, con il tempo e la pazienza
....


tranquillo Pecos, la psicomotricità nonostante il nome non significa "psicologo, o psichiatra", è una ginnastica che aiuta i bambini a coordinare i movimenti e la fanno fare con dei giochi di gruppo, aiuta a conoscere il proprio corpo, a capire l'orientamento spazio-temporale e tanto altro. S'inizia a fare all'asilo, mia figlia non vede l'ora di farla perchè si diverte molto e la sta facendo anche adesso alle elementari :)





 

Offline Pecos

Re:Medicina: quando la testa 'non c'è'
« Risposta #9 il: Febbraio 24, 2012, 11:09:03 am »
Si, infatti, so cos'è e so che all'asilo so che la fanno e va bene

Questa però voleva farci iniziare un percorso un po' diverso, da specialisti, ha posto un quadro clinico più preoccupante: "bisogna agire subito, darà problemi a scuola, le maestre dell'asilo vi chiameranno tutti i giorni disperate, non guarda negli occhi e non pone attenzione al linguaggio, ha carenze nell'attenzione e nella concentrazione" e via di questo passo, dopo 10 minuti di visita a un bambino che aveva in testa solo di giocare....

 botte botte botte
Vi veri universum vivus vici
 


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