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48 anni di Vinitaly

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ninfea:

48 anni di Vinitaly la fiera cresciuta
con un’anima doppia

Sergio Miravalle

 

E siamo a 48. Tante sono le edizioni del Vinitaly, nato a Verona quando ancora la fiera principale era quella agricola d’inizio primavera. Bastarono un paio di padiglioni per ospitare quel mondo del vino che, a metà degli Anni 60, era ancora rappresentato da pochi imbottigliatori, qualche consorzio e cantine sociali a caccia di contratti all’ingrosso. Cose del secolo scorso: il Vinitaly e il mondo del vino sono cresciuti in parallelo, scoprendosi anno dopo anno più convinti e importanti. Oggi la fiera vanta numeri da grande kermesse: oltre quattromila espositori, 150 mila visitatori, per un terzo stranieri. Una macchina organizzativa complessa e una città che fatica ogni anno ad accogliere lo tsunami enologico. Sotto i padiglioni della fiera di Verona convivono due anime. Alcuni vorrebbero un Vinitaly riservato solo ai professionisti, più agile e scientifico come hanno adottato altre fiere specializzate nel mondo.

Ma questo terrebbe fuori il popolo del Vinitaly che paga o cerca di trovare anche attraverso i bagarini un biglietto da 50 euro (il pacchetto dei quattro giorni prenotando on line è di 90 euro) ed entra in fiera con l’allegro spirito dell’eno-esploratore. Ci sono gli organizzati che studiano gli itinerari sulla mappa e gli altri che vanno dove li porta il cuore (e gli assaggi). In passato non sono mancati gli eccessi a cui è cercato di porre rimedio da un paio d’anni spostando l’apertura alla domenica e concentrando la fiera su quattro giorni.
In ogni caso saranno folla, code, sorprese, notizie, festa del vino e attorno al vino. E già si guarda al 2015, con l’Expo di Milano e poi all’edizione del 50°.
Non mancheranno i brindisi.


:wine:

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