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Le lucciole sono tornate a dare spettacolo in cielo

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ninfea:


Considerate estinte, le si può rivedere a Roma: segno che l’ambiente è migliorato

Raffaello Masci

Roma

Se negli occhi dei bambini si legge lo stupore, in quello dei genitori affiora la nostalgia: per i primi è una scoperta, per i secondi un ricordo struggente. Per i primi la sensazione è quella di vedere la cupola infinita delle stelle abbassarsi alla loro statura e offrirsi alla loro percezione incantata, per i secondi si tratta di piccole luci che lasciano sperare che il degrado ambientale (e umano) possa aver conosciuto un argine.

Entrambi - genitori e bambini - sono nel Parco dell’Appia Antica, con il naso all’insù e ciò che guardano è il nugolo pulsante delle lucciole che si libra nell’aria mentre ascoltano - nel silenzio irreale di quel luogo suggestivo e di quell’oscurità avvolgente - la spiegazione che il naturalista Alessandro Ammann fa del fenomeno: le lucciole non solo sono tornate, ma danno spettacolo tutte le sere d’inizio estate per un pubblico che si prenota e assiste alla loro esibizione.

Il parco dell’Appia antica è un cuneo verde di 3.400 ettari che da Porta San Sebastiano - centro di Roma - si allarga nella valle dei Castelli Romani, verso Sud, seguendo il percorso della «regina viarum» : luogo d’incanto, luogo di memorie archeologiche e di reminiscenze letterarie, luogo del tempo sospeso, in cui è possibile rivivere le emozioni provate e raccontate da Goethe, da Stendhal e dai viaggiatori del Grand Tour tra Settecento e Ottocento. 

Ma il Parco dell’Appia Antica è anche un ente pubblico regionale e quindi istituzione che tutela, cura, gestisce quell’area unica preservandola dagli appetiti delle speculazioni degli abusi, ma anche da un’agricoltura inquinante e nociva. È a questo Parco e a chi lo gestisce che va dato il merito di aver fatto tornare i coleotteri luminosi a vagare nei cieli di Roma, tra le rovine auguste e tra i campi odorosi di fieno.

La scomparsa delle lucciole - lamentava Pierpaolo Pasolini, in un celebre articolo apparso il primo febbraio del ’75 sul «Corriere della Sera» - era l’emblema di un più vasto e preoccupante degrado civile, di cui gli insetti erano le vittime più dirette, ma in cui a soccombere era soprattutto la democrazia. Le lucciole, in effetti, negli anni in cui il poeta friulano scriveva, erano ormai un ricordo d’infanzia per i nuovi italiani urbanizzati e omologati dal consumismo. Ora che sono riapparse non siamo autorizzati a dedurne che il contesto politico e democratico abbia fatto un qualche progresso, ma il dato in sé esiste, e le bistrattate lucciole sono tornate a punteggiare le notti d’estate, almeno lì, tra gli archi degli acquedotti romani, tra le vestigia della Villa dei Quintili, tra le antiche tombe monumentali, tra le fortezze medievali e i conventi, tra le antiche osterie ottocentesche, tra le stazioni di posta, tra i boschi, tra le distese erbose, sul basolato pedonalizzato dell’Appia Antica.

All’inizio dell’estate, prenotandosi sul sito Internet del parco, è possibile seguire delle viste guidate alla scoperta di questi insetti spettacolari e dati per estinti. Ma il parco propone visite guidate tutto l’anno. Marzo e ottobre sono i mesi indicati per conoscere i rapaci notturni e i naturalisti accompagnano piccoli gruppi di visitatori a scoprirne i versi e la vita; maggio è il mese delle piante che espongono la loro livrea primaverile, giugno - per l’appunto - è quello delle lucciole, luglio quello dei pipistrelli. Ma un itinerario naturalistico è previsto anche a novembre, quando i versi degli animali tacciono, ma la natura espone i suoi colori. E poi - va da sé - c’è sempre l’Appia antica con i suoi monumenti e tutto il resto, ma questo si sa. 

Fonte: LaStampa


:ciao:

ambarambacicicoco:
stasera le attndo in giardino: pochi anni fa era pieno.... :sweatdrop:

ninfea:

:)  quando ero bambina, ricordo, che mio fratellino diceva che fuori c'erano le mosche con la freccia   :eheheh:

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