La montagna ha ucciso. Prima sull'Himalaya con la morte dell'alpinista Karl Unterkircher. Poi la tragedia della famiglia olandese sul Monte Bianco. Un padre e tre figli scivolano sul ghiaccio durante la discesa, sotto lo sguardo inorridito della madre che li vede precipitare e morire. Un tragico incidente che ha scosso e commosso l'opinione pubblica. Ma chi scala l'Everest o altre vette simili va in cerca di gloria, e sa esattamente a cosa va incontro: imprevvisti di ogni tipo possono trasformare un'impresa sportiva in una tragedia. Eppure nel caso della famiglia olandese le condizioni meteo, la visibilità e la neve erano assolutamente perfette, come da manuale. Com'è stato possibile?
«È il prezzo della montagna per tutti - ha dichiarato Hans Kammerlander in un'intervista al Corriere - della montagna di massa. Oggi tutto sembra facile e l'attrezzatura ipertecnologica, insieme alla normalità della grande impresa divulgata dai media contribuisce a incrementare questa sensazione. La gente passa dall'ufficio alla parete, senza avere un vero senso della montagna, desiderosa solo del suo momento di gloria». Parole dure quelle di Kammerlander, ma pronunciate da uno che di ghiacciai se ne intende: è considerato uno degli alpinisti più preparati del mondo, con all'attivo 13 dei 14 ottomila metri del pianeta. Insomma, sono parole da esperto.
Rimane curiosa la passione di molte persone che nella vita di tutti i giorni sono dei sedentari a tempo pieno e durante le vacanze si trasformano in aspiranti campioni cimentandosi in attività sportive tra le più disparate e pericolose. Sembra proprio che negli ultimi anni qualcosa sia cambiato. Si concentrano in pochi giorni imprese che richiedono esperienza, allenamento e ottime condizioni fisiche. Ed è così che si assiste a scene dove intrepidi cinquantenni, magari in sovrappeso, si lanciano col paracadute o sul parapendio con un sorriso di beatitudine stampato in faccia, ignari del fatto che un colpo di vento traditore può mutare il divertimento in tragedia.
Una domanda rimane in sospeso: ma è giusto mettere a repentaglio la propria vita per un attimo di ebbrezza o di gloria?