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Offline ninfea

Artrite reumatoide: la luce del Sole può prevenirla
« il: Febbraio 11, 2013, 23:31:15 pm »

Una regolare esposizione alla luce solare protegge e riduce il rischio di sviluppare l’artrite reumatoide, in particolare nelle donne

Ormai lo sappiamo: se presa in modo corretto e con le adeguate cautele, la luce solare può essere benefica in diversi modi. Uno di questi è la prevenzione dell’artrite reumatoide.

In particolare nelle donne, secondo uno studio pubblicato su Annals of the Rheumatic Diseases, l’esposizione regolare ai raggi UV-B (ultravioletti B) può ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare l’artrite reumatoide: una grave patologia autoimmune, infiammatoria cronica, e a eziologia sconosciuta – ossia non si sa quale ne sia l’origine.

Il largo studio in due fasi, condotto dai ricercatori statunitensi, ha preso in esame rispettivamente 120mila donne nella prima e 115.500 nella seconda.
Le partecipanti erano tutte infermiere, di età compresa tra i 30 e i 55 anni all’inizio del primo studio condotto dal 1976 al 2008 e che facevano parte del US Nurses’ Health Study (NHS). Le altre, di età compresa tra i 25 e i 42 anni al basale, facevano parte del US Nurses’ Health Study II (NHSII), che è stato condotto dal 1989 al 2009.

L’analisi prevedeva di stabilire quella che poteva essere l’esposizione alla luce solare in base a diversi parametri, tra cui l’esposizione alla nascita e all’età di 15 anni delle partecipanti.
Tuttavia, anziché limitarsi a quantificare i livelli di esposizione in base alla sola appartenenza geografica, i ricercatori hanno preso in considerazione una valutazione più sensibile, detta “Flusso UV-B” che si compone di un misurazione composita dei raggi ultravioletti B in base anche alla latitudine, l’altitudine, la copertura nuvolosa durante le varie stagioni. L’unità di misura di questa misurazione è espressa in Unità RB.
Per fare un esempio: un’esposizione per 30 minuti a un’unità di 440 RB è sufficiente a produrre un arrossamento su una pelle bianca, o non abbronzata.
I ricercatori hanno così stabilito delle Unità RB in base ai parametri su esposti, e che contava di una media annua di 93 RB dell’Alaska e dell’Oregon, per arrivare ai 196 RB di Arizona e Hawaii.

Durante il periodo di tempo intercorso tra l’inizio e la fine dello studio, 1.314 donne hanno sviluppato l’artrite reumatoide
Le analisi dei dati hanno tuttavia mostrato che tra le partecipanti all’NHS (il primo studio di coorte) che avevano avuto una maggiore esposizione cumulativa ai raggi UVB vi era un associato ridotto rischio di sviluppare la malattia.
Nello specifico, le infermiere con i più alti livelli di esposizione avevano il 21% in meno di probabilità di sviluppare l’artrite reumatoide, rispetto a le donne con meno esposizione.
Queste differenze nel rischio non sono però state trovate nell’analisi relativa al secondo studio di coorte – il NHSII. Questo fatto, spiegano gli autori, può essere imputato alla più giovane età delle partecipanti, perché le donne più giovani potrebbero essere più informate circa i rischi di un’esposizione ai raggi solari prolungata, per cui ricorrono più facilmente all’uso di creme o altri rimedi protettivi – di fatto, questo abbassa anche i vantaggi derivanti dall’esposizione.

Benché l’analisi di altri studi a tema abbia mostrato vi sia un legame tra la geografia e il rischio di artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni, tra cui il diabete di tipo 1, la malattia infiammatoria intestinale e la sclerosi multipla, gli autori sottolineano come non sia chiaro in quale fase della vita l’effetto protettivo dei raggi UV-B si verifichi. Per esempio, molte delle partecipanti allo studio non si sono mosse da casa tra la nascita e l’adolescenza.

«Il nostro studio si aggiunge alle crescenti evidenze [scientifiche] che l’esposizione ai raggi UV-B è associata a un ridotto rischio di artrite reumatoide. I meccanismi non sono ancora stati compresi, ma potrebbero essere mediati dalla produzione cutanea di vitamina D e attenuati con l’uso di protezioni solari o dall’evitare l’esposizione solare», concludono i ricercatori nel comunicato BMJ.


Fonte: lm&sdp

Per approfondimenti sull’artrite reaumatoide: http://www.reumatoide.it/

                                  
 


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