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Da Microsoft un touchscreen per toccare oggetti 3D
« il: Luglio 03, 2013, 20:58:07 pm »

Presentato un prototipo che, con sensori di forza, simula peso e consistenza delle immagini



c.l.

Lo abbiamo visto spesso nei film di fantascienza, ma a giudicare da quanto mostrato da Microsoft, siamo vicini alla possibilità di toccare e manipolare oggetti virtuali 3D. I particolari di un touchscreen che mostra immagini tridimensionali, infatti, sono stati presentati in questi giorni da che una unità di ricerca dell’azienda di Redmond. Il progetto sembra combinare le qualità di uno schermo piatto LCD con sensori di forza e un braccio robotico che si muove avanti e indietro. Proprio controllando quanta resistenza c’è sotto i polpastrelli di un utente, l’azienda promette di simulare la forma e il peso degli oggetti mostrati sullo schermo.

Per Microsoft, il dispositivo potrebbe avere sbocchi in campo medico e in quello dell’intrattenimento. Ma è difficile trattenere la fantasia di fronte all’effettiva prospettiva di una simulazione che aggiunga alla profondità della vista la materialità del tatto. Di certo, l’azienda di Redmond sta lavorando sodo nel campus vicino a Seattle.

Quando una persona fa il gesto di toccare il prototipo, questo oppone una leggera forza per garantire che il dito rimanga a contatto con lo schermo. Se poi si preme contro di esso, il braccio robotico tira istantaneamente lo schermo all’indietro con un movimento simmetrico. Quando si ritrae il dito, il braccio si sposta di nuovo in senso opposto. Nel frattempo, un computer regola la dimensione e la prospettiva della grafica su schermo per creare un effetto 3D.

Il trucco per la simulazione del senso fisico del tatto è tutto nella regolazione della quantità di resistenza come risposta alla forza. Così, in un programma che mostra grafici con diversi blocchi quadrati su un muro, spiega il sito della Bbc , si può rappresentare una pietra che richiede una considerevole forza perché sia spinta giù dal bordo, ma anche una spugna, assai più leggera.

Un altro gioco di prestigio del digitale per illuderci che sia reale ciò che non lo è. Il ricercatore Michael Pahud ha spiegato che “Quando il dito spinge sul touchscreen e i sensi si fondono con la visione stereo, se si esegue una corretta convergenza e si aggiornano le immagini costantemente in modo che corrispondano alla profondità della percezione del vostro dito, e questo è sufficiente per il vostro cervello per accettare il mondo virtuale come reale”.

Tutto bene fin quando si parla di divertissement o poco più. Ma davvero questo gioco funzionerebbe in medicina? Per convincercene, Microsoft ha creato una dimostrazione utilizzando la risonanza magnetica (MRI) di un cervello, per mostrare come un medico possa navigare tra le varie sezioni premendo il dito contro lo schermo. Inoltre, è possibile lasciare delle annotazioni, dei marcatori in alcuni strati, per renderli più facili da trovare in seguito.

Nel tempo, per i ricercatori, questa tecnica potrebbe consentire di evidenziare potenziali problemi medici, per esempio la presenza di un tumore, permettendo un “feedback tattile quando si incontra un’anomalia”, perché il sistema è in grado di “modificare la risposta in base a ciò che si tocca”, secondo Pahud.

È ancora presto, tuttavia, per superare lo scetticismo dei medici, che hanno già visto promesse tecnologiche di questo genere svanire di fronte ai fatti. In particolare, il dottor Peter Weller, responsabile del Centro informatico per la Salute alla City University di Londra, intervistato dalla Bbc, si è dichiarato preoccupato perché lo schermo di Microsoft non sarebbe in grado di dare una indicazione abbastanza precisa di texture.

“Gli esempi fatti sono tutti di superfici lisce - sfere, cilindri e tutto il resto - ma se fosse usato nel mondo reale dovrebbe rispondere alla rapida evoluzione delle forme”, ha precisato lo scienziato. Insomma, dovrebbe adeguarsi a un terreno “accidentato”, ruvido, increspato, non uniforme.

Malgrado qualche peccato di gioventù, tuttavia, la tecnologia di Microsoft potrebbe già svolgere un ruolo per la diagnostica o una consulenza medica a distanza: “il paziente potrebbe essere in un altro paese o in un diverso ospedale, e il medico potrebbe sentire le loro ghiandole o l’addome da lontano” ha previsto lo stesso Weller.

                                  
 


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