Autore Topic: Cuore, cure a rischio per 3 mln di anziani: la vecchiaia spaventa anche i medici  (Letto 597 volte)

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Cuore, cure a rischio per 3 mln di anziani: la vecchiaia spaventa anche i medici
Nasce la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe)

di Ivan Miceli


Un medico europeo su due sa che la principale barriera all'accesso a cure sanitarie ottimali è l'età: oltre metà degli over65 rischia di ricevere cure inadeguate. Così oggi a temere per il proprio futuro sono gli stessi medici: secondo un'indagine condotta su 1130 professionisti europei, intervistati dall’Economist Intelligence Unit sulla qualità delle cure all'anziano, l'80per cento dichiara di essere preoccupato dei trattamenti che loro stessi medici riceveranno da vecchi, e oltre il 50 per cento ritiene che l’ageismo - la discriminazione cioè degli anziani in base all'età - limiti l'accesso a cure mediche ottimali.

Dati italiani confermano i timori: ogni anno 150mila anziani hanno un infarto, oltre 6 milioni soffrono di malattie cardiovascolari, ma più del 50% non riceve terapie adeguate. Così oggi sono gli stessi medici a essere preoccupati per la loro salute. Ma se gli anziani fossero curati bene , la produttività del Paese potrebbe crescere del 2 per cento. Manca, dunque, una cultura che metta alla porta l’ageismo sia da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che non investe abbastanza risorse nella prevenzione e nell’aderenza alla terapia, sia da parte degli stessi anziani, che si considerano troppo ‘vecchi’ per averne benefici. Proprio per far fronte a questa discriminazione nasce la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica SICGe , fondata da un gruppo di autorevoli rappresentanti della cardiologia e della geriatria italiana, che hanno sottoscritto il primo manifesto interdisciplinare contro l’ageismo.

“La nuova società – spiega il prof. Niccolò Marchionni, neoeletto Presidente e Ordinario di Geriatria all'Università di Firenze – nasce dall’idea di fondere cultura geriatrica e cardiologica per identificare i cardiopatici anziani fragili più bisognosi di cure innovative e personalizzate”. Sappiamo infatti che, nel post-infarto, un'aderenza terapeutica di almeno l'80%, potrebbe prevenire ogni anno la morte di circa 200 “giovani anziani” (fra i 65 e i 74 anni), ma di ben 2700 over75, con riduzione dei nuovi ricoveri ed un risparmio annuale di 15 ml di euro per il SSN. Inoltre, gli anziani in forma possono essere una preziosa risorsa sociale, e si stima che over60 in salute, ancora in grado di lavorare, possono far crescere la produttività del Paese del 2%”.

“L’aumento dell’aspettativa di vita di circa 14 anni negli ultimi 40. commenta il prof. Alessandro Boccanelli, membro del Consiglio Direttivo SICGe e Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari dell’Ospedale San Giovanni di Roma Occorre invece – continua Boccanelli – ed è questo l’obiettivo di SICGe, sviluppare da un lato competenze che uniscano conoscenze geriatriche e cardiologiche, per offrire anche all'anziano la massima appropriatezza di cure, e dall’altro promuovere la cultura della prevenzione”. “La co-presenza di malattie della sfera psichica, quali depressione e demenza – afferma il prof. Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) – interferisce sia con la diagnosi sia con la terapie delle malattie somatiche, anche perché influenza direttamente l'evoluzione delle cardiopatie: la depressione, ad esempio, raddoppia il rischio di mortalità ad un anno dopo un infarto. È quindi obbligatorio rilevare le condizioni di salute globale attraverso una valutazione multidimensionale, e poi costruire un approccio terapeutico che tenga in considerazione l'interazione tra soma e psiche”. “Ancora oggi in Italia come nel resto d’Europa dichiara – il prof. Massimo Volpe, Ordinario di Cardiologia alla ‘Sapienza’ di Roma – esiste un problema irrisolto: quello quello di un adeguato approccio alle cure per il paziente anziano.

In particolare, quando persino gli stessi medici temono per le cure che riceveranno quando saranno in pensione, allora si impone una riflessione. Soprattutto nel campo delle malattie cardiovascolari, che restano la causa numero uno di morte dopo i 65 anni. Eppure un anziano in forma e’ una risorsa per la società, non un costo , ecco l’esigenza di una società scientifica che studiasse il fenomeno con particolare attenzione alle persone anziane . Un passo fondamentale contro la tendenza , brutta, a considerare i nonni dei nostri figli come persone con meno diritti di salute .Perché un “ nonno in forma” , e’ un valore aggiunto per la società e la famiglia.

Fonte TelevideoRAI

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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