Secondo la Cassazione non ci sono dubbi: tutti i vani interni all’abitazione devono essere considerati per determinare l’ampiezza dell’unità immobiliare e per capire se questa possa beneficiare dell’agevolazione dell’imposta di registro riservata alla “prima casa”. Come noto, tale beneficio non spetta alle abitazioni definite “di lusso” in quanto di dimensione superiore a 240 metri quadrati. Nel fatto di causa che ha dato origine alla sentenza n. 17439/13, pronunciata dalla Sezione Tributaria Civile, la questione sottoposta ai giudici di legittimità verteva sul fatto che nel computo suddetto “dovessero escludersi tutti i locali qualificabili come ‘soffitta’, indipendentemente dalla denominazione catastale, e facendo riferimento alle caratteristiche che ne escludono l’abitabilità”. La Suprema Corte ricorda che la norma (art. 6, D.M. 2 agosto 1969) prevede che debbano escludersi dal calcolo balconi e terrazze, cantine, soffitte, scale e posti macchina. Ciò detto i giudici rilevano che nel computo debbano essere compresi tutti “i vani interni all’abitazione, ancorché privi dell’abitabilità”, in quanto tale requisito non viene richiamato dal citato decreto ministeriale del 1969. Non è possibile adottare alcuna “interpretazione analogica” per sostenere che il “ripostiglio” presente nell’appartamento possa qualificarsi in realtà alla stregua di una “soffitta” ai sensi del D.M. 2 agosto 1969, in quanto la norma prevede un’elencazione tassativa che non può essere in alcun modo ampliata. Sono corrette dunque le valutazioni dell’Agenzia delle Entrate e dei Giudici di merito che non avevano ritenuto applicabili al caso di specie i benefici “prima casa”, essendo l’abitazione, comprensiva del suddetto ripostiglio, di dimensione eccedente la soglia di 240 metri quadrati.


Fonte:   http://fiscopiu.it/news/casa-di-lusso-il-ripostiglio-interno-entra-nel-computo-dei-metri-quadri