Autore Topic: Luca Carboni, canto i ribelli anni '70  (Letto 899 volte)

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Luca Carboni, canto i ribelli anni '70
« il: Gennaio 16, 2009, 07:54:53 am »
LUCA CARBONI, CANTO I RIBELLI ANNI '70
di Elisabetta Malvagna da ansa.it

ROMA - "Il rock e il pop di oggi sono figli dei cantautori che negli anni Settanta hanno insegnato e comunicato la forza e la potenza delle parole nella canzone": così Luca Carboni spiega "Musiche ribelli", il nuovo album co-prodotto con Riccardo Sinigallia, in uscita domani. Dieci 'canzoni-totem' rivisitate, in omaggio ai grandi cantautori degli anni '70 che ''hanno insegnato e comunicato la forza e la potenza delle parole nella canzone".

 "Quello degli anni Settanta è stato l'ultimo periodo in cui la musica era vera, con una grande creatività, anche artigianale - aggiunge Carboni presentando il suo nuovo lavoro - La musica è sempre figlia del proprio tempo, i contenuti ci sono anche adesso. Ma i cantautori degli anni '70 hanno cambiato il modo di intendere la canzone e il dna degli italiani. Hanno fatto scuola, al di la' dell'aspetto politico e sociale. Una volta il nemico era facilmente individuabile, oggi è tutto frammentato, per cui è più difficile che nasca un movimento come quello degli anni Settanta".

Dieci le canzoni selezionate, alcune delle quali sono ancora molto attuali. Come 'Ho visto anche degli zingari felici' di Claudio Lolli, del 1976, cantata in duetto con Riccardo Sinigallia, che Carboni ha voluto accanto come produttore. E' del 1978 'Raggio di sole' di Francesco De Gregori, mentre 'Vendero'' di Edoardo Bennato risale al 1976. Attualissime 'Eppure soffia' ('77) di Pierangelo Bertoli, che affronta la questione ambientale, e 'Vincenzina e la fabbrica' di Enzo Jannacci ('75), che racconta il mondo del lavoro anni '70 con gli occhi di una donna del sud che arriva nel nord industrializzato in cerca di lavoro. Carboni ha voluto interpretare anche 'Musica ribellé di Eugenio Finardi ('76), che ispira il titolo dell'album.

 "I cantautori mettevano in discussione la società del tempo, erano spiriti ribelli", spiega l'artista, che svela di aver escluso Via del Campo di De André, anche se "é quella cui ho lavorato di più. Ma - spiega - mi sono bloccato, non mi è piaciuto il risultato". Il brano che lo ha emozionato di più è 'Vincenzina e la fabbrica' di Jannaccì, che "solo Mina osò rifare, nel 1977. Per me è stata una sfida - dice Carboni - perché è lontana dalla mia musicalità, diversamente da Raggio di Sole di De Gregori. Jannacci l'ha ascoltata e mi ha detto 'e' il più bel regalo di Natale che potessi riceveré". Di De Gregori Carboni ha scelto anche 'La casa di Hilde', del 1973: "Gli è piaciuta molto, non ho tradito la fonte pur avendola trasformata in una canzone 'carboniana'". Non mancano 'Quale allegria' di Lucio Dalla, "in cui si fonde il personale e il socialé, e 'L'avvelenatà di Francesco Guccini, "una canzone 'incazzata' in cui sento però la grande forza dell'ironia". Il brano più recente è invece 'Up patriots to arm' di Franco Battiato (1980).

"Questo disco raccoglie tante canzoni che ho amato quando ero ragazzino, ma mi dà anche lo stimolo per crescere nel racconto in vista del mio prossimo cd", conclude Carboni, che partirà in tour il 2 marzo da Verona, con tappe anche a Firenze, Genova, Napoli, Roma, Torino, Bologna e Milano.

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Se do da mangiare ad un povero, mi dicono che sono un santo, ma se chiedo perchè quel povero è povero, mi dicono che sono un comunista!



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