Autore Topic: Daniel Lanois - Acadie - Opal Music - 1989  (Letto 653 volte)

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Offline ridethesnake

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Daniel Lanois - Acadie - Opal Music - 1989
« il: Dicembre 03, 2008, 09:11:52 am »
Daniel Lanois, Acadie, Opal Music, 1989

Questo è uno dei dischi che non ho mai perso di vista. Acadie di Daniel Lanois. Conosciuto per lo più come produttore (infinita la lista dei gruppi e dei musicisti che si sono avvalsi del suo tocco), il suo nome giustamente viene accostato a quello di Brian Eno, che di fatto ne è stato il mentore. Tuttavia anche le sue non numerose apparizioni in proprio meritano di essere menzionate. Su tutte la sua opera prima. Acadie, appunto. Del 1989. Registrato in quel di New Orleans.

Un disco che merita di essere assaporato a lungo e intensamente. In ogni sua minima parte. E che non stanca mai. Un delicato equilibrio fra ricerca e tradizione. Fra sperimentazione e musica popolare. Lanois nell’anno della caduta del muro di Berlino ha già una fama e un consenso estremamente consolidati nel mondo della musica. Non solo è stato a fianco di musicisti come Eno, Michael Brook, Harold Budd. Ma ha già firmato – in veste di produttore – anche alcune pietre miliari del pop-rock degli anni ottanta. So di Peter Gabriel, The Unforgettable Fire e The Joshua Three degli U2 (tutti e due con il maestro Eno), l’omonimo lavoro di Robbie Robertson. L’anno di grazia è il 1989, dicevamo. E Acadie va a formare uno splendido, ideale, triangolo con due delle sue più belle produzioni dello stesso anno: quella di Yellow Moon dei fantastici Neville Brothers e Oh Mercy del grande Bob Dylan (sì proprio lui!).

Dodici brani. Tutti vanno ricordati, citati. Lanois sa toccare corde di rara intensità. Still Water è il brano d’apertura. Evocativo, lirico. La sezione ritmica degli U2 (Larry Mullen e Adam Clayton) vi compare. E proprio alle atmosfere di The Joshua Three può essere accostato il brano in questione. Del resto dal cilindro spunta anche la presenza di Brian Eno…The Maker, poi. Una preghiera. Commovente. Arricchita dal fantastico contributo dei Neville Brothers al gran completo. Uno dei brani simbolo di Acadie. Registrato a New Orleans, dicevamo. Città di frontiera. La Louisiana. La tradizione Cajun. Che ben si sposa con le origini di Lanois, nato nel Canada francese, precisamente in Quebec. Dal matrimonio fra le due culture Lanois partorisce sia la malinconica e rarefatta O Marie che la spumeggiante Jolie Louise. Lanois non dimentica anche le proficue collaborazioni in ambito ambient e di atmosfera. Ne è più che valido esempio l’eccellente Fisherman’s Daughter. Di cui Lanois esplicita la fonte nelle note del disco: ”…Brian (Eno, ndr) inspired me to do this track”. Ancora una scultura viene generata da un Lanois. Chitarre infinite, una tromba che compare all’improvviso, per una canzone di fattura esemplare: White Mustang. Qui si chiude il lato A del disco. E’ bello anche ragionare in termini di vinile. Anche se la copia del 33 giri è stata sostituita da molto tempo da quella in cd, tremendamente più funzionale e comoda.

Ad introdurre il lato B Under A Stormy Sky, ballata rock- blues tradizionale. Bella nella sua semplicità e nella sua leggerezza. Where The Hawkind Kills inietta il disco di potenti e robusti anticorpi. Epica cavalcata. Heavy Bolero effect…così la descrive ancora Lanois. Silium’s Hill che suona così antica. Quasi un tuffo nel passato. Musica lentissima, al rallentatore e la voce che spesso rimane da sola, quasi a cappella. E poi la musica che trafigge il cuore e l’anima. Ice, quindi. No, non è ghiaccio quello che crea Daniel Lanois. E’ musica perfetta ma mai fredda. E’ calda, anzi. Accogliente. Una spirale di suoni, di echi, di chitarre. Estremamente suggestiva. Con la voce di Lanois che l’accompagna dolcemente. Ci culla. Una ninna-nanna per persone sensibili e tormentate. E per questo non banali. Musica per colonne sonore di film ambientati nel deserto, per catturare la sensazione che si prova nel trovarsi in spazi senza confini e illimitati. St. Ann’s Gold con i fratelli Eno (c’è Brian ma anche Roger) che giocano fra sintetizzatori e piano. Una canzone originariamente concepita come brano strumentale ma che fu resa più pop nel corso delle registrazioni. Si chiude al meglio. Daniel, da persona intelligente e colta qual’ è, ci conserva per la fine forse la gemma più preziosa di Acadie. Quanto meno per il sottoscritto. Amazing Grace. Un’esperienza indescrivibile. Un viaggio, un trip fantastico. Aaron Neville in una delle sue interpretazioni più belle di sempre. Il ritmo che cresce lentissimamente. Brian Eno che crea i giusti suoni per catturare l’attimo. La chitarra che alla fine irrompe. Insieme alla percussioni. Per una delle pagine più importanti della storia del pop-rock di sempre.

Il punto più alto della carriera di Lanois. Il 1989. Acadie. Difficile imbattersi in lavori così belli e ricchi nei nostri tempi. Per questo, ogni tanto, girarsi indietro, verso il passato, non solo non è una colpa ma diventa quasi una necessità.

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