"Boicotta Calearo", un sito contro il deputato assenteista
Nel mirino le parole su Radio24
L'idea di Vaccaro (Pd): una proposta di legge contro chinon si presenta in Parlamento
Il giorno dopo le dichiarazioni choc alla “Zanzara” su Radio 24, è bufera sull’imprenditore e deputato di Popolo e Territorio Massimo Calearo, che ieri in diretta ha ammesso di essere andato alla Camera soltanto tre volte dall’inizio dell’anno e di non avere più intenzione di farlo fino a fine legislatura. A scagliarsi contro di lui non solo il popolo della rete, ma soprattutto l’ex compagno del Pd Guglielmo Vaccaro.
Il Paese è «ormai insofferente agli atteggiamenti sbruffoni e superficiali di chi ha accettato di servire le istituzioni e chi siede in Parlamento con orgoglio e passione non può rimanere in silenzio ma ha il dovere di reagire», tuona Vaccaro, promotore di una proposta di legge «anti-furbetti» che «prenda in considerazione l’ipotesi di far decadere dal suo ruolo un deputato in casi tanto gravi come quello generato in queste ore». A questo scopo, annuncia, lunedì intende anche registrare e attivare – «a mie spese e sotto la mia personale responsabilità», specifica – il dominio
www.boicottacalearo.it, con l’elenco dei clienti delle sue aziende e l’invito a non comprare i prodotti delle marche che installano componenti prodotti dalle sue industrie. L’ultimo consiglio è quello di dimettersi «prima che la gente di buona volontà ti faccia fallire».
Sul web, intanto, rimbalzano le affermazioni della discordia rilasciate in trasmissione. Su Calearo si è concentrata tutta l’indignazione «anti-casta» degli utenti del Web e l’omonimo
hashtag (
https://twitter.com/#!/search/%23Calearo) ha conquistato in poche ore la vetta dei trending topics di Twitter. Nel mirino le confessioni dall’ex consigliere di Silvio Berlusconi per il commercio estero a proposito del «mutuo di 12mila euro» pagato con lo stipendio da parlamentare, ma anche le rivelazioni sulla Porsche, immatricolata in Slovacchia per scaricarla dalle tasse, e su quanto sia «usurante premere un pulsante» in aula.
Sdegno trasversale, anche tra le fila della sua stessa coalizione. E mentre Lucio Malan (Pdl) intima di tornare al lavoro o lasciare definitivamente lo scranno, di fronte anche a certe parole sui gay («due uomini che si baciano mi fanno schifo»), Giancarlo Lehner (Pt) si augura il collega sia vittima di «un grappino di troppo».