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Verso una cura della leucemia

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Una nuova tecnica che interviene geneticamente sui linfociti ha mostrato di riuscire a far regredire la leucemia linfoblastica acuta.

Grazie a una nuova tecnica sperimentata con successo negli Usa, si sono mossi nuovi passi verso una cura della leucemia, il temibile cancro che intacca il sangue. Approfondimento della notizia


Ne dà notizia la rivista Science Transnational Medicine, che riporta dei buoni risultati di uno studio in cui è stata sperimentata una nuova tecnica in grado di far regredire la leucemia linfoblastica acuta.

Già sperimentata con successo su una bambina si 7 anni, si è passati ai test su un gruppo di pazienti adulti con diagnosi di leucemia linfoblastica acuta a cellule B.
La tecnica sviluppata dagli scienziati del Memorial Sloan-Kettering Cancer Centre di New York è stata chiamata “immunoterapia mirata”.
Non nasce come cura della leucemia linfoblastica acuta – una patologia spesso letale nei pazienti oltre i cinquant’anni di età – ma come metodo per provocarne la remissione e rendere i pazienti eleggibili per il trapianto di cellule staminali.

Nonostante ciò, in tre malati su cinque cui è stato somministrato questa sorta di “farmaco vivente”, si sono mostrati benefici inaspettati mostrando una remissione della malattia che, per contro, li avrebbe condannati a morte entro pochi mesi.
La tecnica consiste nel modificare geneticamente i linfociti (o globuli bianchi) prelevati, di volta in volta, dal sangue del paziente. Nel Dna dei linfociti è stato inserito un gene, noto come proteina CD19, specializzato nel riconoscere le cellule tumorali.

Quando questi linfociti sono stati reintrodotti nel sangue dei pazienti, sono riusciti a riconoscere e attaccare le cellule maligne, distruggendole. Questo processo, come detto, ha portato in alcuni casi a una remissione della malattia e in uno a una completa scomparsa.
Si tenga presente che i pazienti si erano già sottoposti a chemioterapia per trattare i loro tumori, ma la malattia era tornata e il cancro aveva sviluppato una resistenza ai farmaci.
Durante il follow-up due pazienti sono morti per via di una ricaduta e un altro è deceduto a causa di un coagulo di sangue.

«I pazienti con recidiva di leucemia linfoblastica acuta a cellule B, resistente alla chemioterapia, hanno una prognosi particolarmente sfavorevole – spiega il dottor Renier Brentjens, autore principale dello studio – Questa capacità del nostro approccio di ottenere remissioni complete in tutti questi pazienti molto malati è ciò che rende questi risultati così straordinari e questa nuova terapia così promettente».
Al momento, il trattamento è ancora in fase sperimentale. Ora dovrà essere testato su più pazienti prima di poter diventare un trattamento standard per le persone con leucemia linfoblastica acuta a cellule B, così come per altri tumori del sangue.


Fonte: lm&sdp

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