Autore Topic: Colori lagunari a Roma: al Chiostro del Bramante la mostra 'I Grandi Veneti'  (Letto 609 volte)

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Colori lagunari a Roma
Al Chiostro del Bramante fino al 30 gennaio 2011 la mostra 'I Grandi Veneti'

di Federica Marino



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Le opere, oltre ottanta fra tele e tavole, arrivano dall’Accademia Carrara di Bergamo, chiusa fino al 2013 per la ristrutturazione, e coprono il periodo dal Quattrocento alla fine della Repubblica Serenissima, seguendo il filo logico dei collezionisti che hanno contribuito a costruire la galleria bergamasca, Federico Zeri tra tutti.

L’arco cronologico è tale da permettere di seguire lo sviluppo della pittura veneziana, nella sua peculiarità – il cromatismo - e allo stesso tempo nella sua capacità di dialogare con l’Europa in uno scambio continuo e proficuo.

Cinque le fasi in cui si dividono le opere esposte: aprono Pisanello e Jacopo Bellini, che portano a Venezia il gotico di Gentile da Fabriano, gettando il seme della nuova scuola.

I figli di Bellini, Giovanni e Gentile, guardano con il cognato Mantegna alle novità padovane di Donatello e la bottega dei fratelli diventa vivaio delle nuove leve artistiche di Venezia, mentre la città si fa via via più consapevole del proprio ruolo e identità, illustrati nelle opere dei suoi pittori.

I moderni, nel primo Cinquecento, sono Cima da Conegliano e Giorgione da Castelfranco, che muore poco più che trentenne, non prima di avere rivoluzionato il panorama artistico con tele dai soggetti misteriosi. Da Bergamo arrivano Lorenzo Lotto e Palma il Vecchio, e veneziano adottivo è il cadorino Tiziano, allievo di Giorgione: è il momento in cui “Venezia” significa tutto il nord-est (fino a Lodi) e la repubblica marinara si scopre (anche) terricola.

Segue il luminismo di Bassano, Tintoretto e Veronese, poi una pausa a inizio Seicento, quando tra bottega e maniera spiccano Vecchia, Maffei e Carpioni e il gusto sperimentale dei colori scuri e delle ombre.

Tiepolo, Canaletto, Longhi, Piazzetta ,Bellotto e Guardi sono i portabandiera della grandeur veneziana, gli ultimi fuochi - ma di artificio - della Serenissima, prima della cancellazione napoleonica. E’ il momento in cui Venezia, dopo avere attirato a sé i migliori talenti del suo territorio, esporta nel mondo la sua potenza artistica, con quella commerciale e politica.

Due le costanti, nell’arco cronologico scelto dal percorso espositivo: il procedere in parallelo, a Venezia, di arte e sviluppo politico e commerciale e – dal punto di vista tecnico – la predominante funzione del colore.

Il colore: nuvole su cieli in movimento, sfumature vellutate sulla buccia di una pesca o sulle guance delle tante madri ritratte come Madonne, le trasparenze d’acqua e dei vetri di Murano, nell’arte veneta tutto è colore, senza essere sgargiante. La tinta si stempera e si rinnova nel gioco della mescolanza, che rende più vividi i dettagli e gli sguardi o al contrario, sul finire del Seicento, sfuma e suggerisce tratti impressionistici.

Il ruolo geopolitico: affacciata sul mare, Venezia esporta merci, cultura e ideologia, proponendosi come fonte di benessere e sviluppo e punto di riferimento dei traffici in Europa.

I suoi artisti lo percepiscono e lo trasmettono al pennello: i Bambini sono paffuti e vivaci, Maria e le sante donne indossano gioielli e ricchi broccati, la natura è rigoglioso teatro di baccanali e la città è luminosa e imponente.

Le due componenti sono perfettamente fuse nel Canal Grande da Palazzo Balbi dipinto dal Canaletto: un grandangolo sul Canale lo mostra nella sua ampiezza fluviale e pullulante di imbarcazioni, immerso in una luce che illumina i palazzi e li rende nel gioco prospettico ancora più maestosi.

Come la donna che dall’angolo a sinistra osserva il flusso della realtà, Venezia si guarda vivere e si dipinge, lasciando a chi la guarda la sensazione di un’armonia fatta di nuvole e di acqua, di uomini, di potere, di ricchezza.

“I Grandi Veneti - Da Pisanello a Tiziano da Tintoretto a Tiepolo”
Capolavori dall’Accademia Carrara di Bergamo

Roma, Chiostro del Bramante
Fino al 30 gennaio 2011

L'intellettuale è uno che non capisce niente, però con grande autorità e competenza. (Leo Longanesi)
 


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