Le condizioni patrimoniali dell’ex marito si sono di gran lunga deteriorate rispetto al passato. L’assegno di divorzio è giusto che venga ridimensionato.

Il caso

Una coppia divorzia dopo 30 anni di matrimonio e lui è costretto a versare, in favore dell’ex moglie, un assegno di 900 euro. Importo questo che viene diminuito a 500 dopo la sentenza di appello, visto il deterioramento delle sue condizioni patrimoniali. Questa è la situazione che si presenta ai giudici della Corte di Cassazione a cui ha presentato ricorso la donna.
Assegno di divorzio: diritto accertato in 2 fasi. La S.C., con l’ordinanza 17301/12, ha ribadito che «l’accertamento del diritto all’assegno di divorzio si articola in due fasi»: nella prima il giudice è chiamato a verificare l’esistenza del diritto in astratto, «in relazione all’inadeguatezza dei mezzi del coniuge istante, o all’impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, raffrontate ad un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio».
C'entra anche la durata del matrimonio. Nella seconda fase, invece, il giudice deve procedere «alla determinazione in concreto dell’assegno» in base alle condizioni dei coniugi, «delle ragioni della decisione, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ognuno e di quello comune». Tutti questi elementi, inoltre, sono da valutare anche in rapporto alla durata del matrimonio.
Condizioni economiche deteriorate e problemi di salute. Il ricorso della donna viene dunque rigettato dalla Cassazione che ritiene legittima la riduzione dell’assegno – decisa in appello – avvenuta sulla base delle (modificate) condizioni patrimoniali e reddituali dei due ex coniugi.