Autore Topic: IL CASO: Facebook...  (Letto 817 volte)

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Offline ridethesnake

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IL CASO: Facebook...
« il: Gennaio 06, 2009, 16:16:01 pm »
IL CASO: Facebook non chiude i gruppi che inneggiano a Riina. “Sarebbe una censura”

Censurate le foto delle donne che allattano, ma nessun veto ai filomafiosi. E la polemica fa il giro del mondo.  “Perché nessuna censura nei confronti di chi inneggia su Facebook al capomafia Totò Riina?”, ribatte un autorevole commentatore del quotidiano inglese Times. “Davvero una strana morale - scrive Daisy Goodwin - quella che sostiene la necessità che il social network sia un ambiente sicuro anche per i ragazzini che frequentano Internet e poi non eccepisce nulla sui 2000 e più utenti, la gran parte giovanissimi, che inneggiano a un uomo che sta scontando molti ergastoli. Per Natale, i suoi fan gli hanno mandato persino gli auguri attraverso Facebook”. Nei giorni scorsi, quelle pagine su Riina e tanti altri mafiosi avevano fatto indignare la sorella del giudice Giovanni Falcone, Maria: “Purtroppo, il male esercita ancora fascino sui nostri giovani - aveva detto dalle pagine del quotidiano La Repubblica - bisogna impegnarsi perché ciò non accada. Certi messaggi su Internet, certi film non aiutano”. Sono quasi 700 finora i fan di Bernardo Provenzano, quelli che lo vogliono ’santo subito’, poco piu’ di 200, o che inneggiano a Binu “u Tratturi”, sottolineando la sua ferocia. Mentre sono 4.500 i fan di Toto’ Riina e 150 i sostenitori di colui che viene considerato il suo vero erede, il nuovo padrino di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. La “mafia-mania” entra dalla porta principale di internet, attraverso lo spiraglio lasciato aperto da Facebook. Sono oltre 500 i gruppi e i nomi che si richiamano alla mafia, altrettanti quelli sotto la denominazione Cosa nostra. Ma spuntano anche Luky Luciano, Luciano Liggio, Giovanni Brusca, Salvatore Lo Piccolo, e via cosi’. Dietro soprattutto giovani e giovanissimi che ci mettono anche la faccia accanto alle frasi inneggianti agli anti-eroi della mala. Basta un semplice click e vi ritroverete a  sprofondare nella notte dell’intelligenza e del buonsenso. Immagini, parole e posizioni sul web che hanno pero’ prodotto al loro interno e attraverso gli stessi strumenti anche i “virus”, ovvero reazioni risolute contro il sorprendente consenso che ancora suscitano i boss assassini e contro lo spazio che a essi concede quello che e’ diventato uno straordinario social network online, il quale finora ha fatto “spallucce” alle pressanti richieste di cancellare volti e apologeti degli uomini del disonore. Cosi’ e’ sorto il gruppo per “L’abolizione del gruppo dei fan di Provenzano” che conta 2.671 aderenti. In 25 mila, invece, hanno sottoscritto “Fuori la mafia da Facebook”, un centinaio quelli di “A noi la mafia fa schifo”. Un movimento variegato che da’ linfa all’evento “O noi o loro. 100 mila firme contro la mafia online”: oltre 20 mila adesioni in tre giorni, che sono anche un grido all’unisono del tipo “Beppe Pisanu pensaci tu”, affinche’ il presidente della commissione parlamentare Antimafia faccia pressione sugli amministratori di Facebook. “Non possiamo accettare - si legge nell’appello - che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato. Sul social network decine di pagine sono dedicate a Bernardo Provenzano e Toto’ Riina. A fronte di cio’, migliaia hanno aderito a un appello per rimuovere quelle pagine. Le chiediamo di intervenire risolutamente per cancellare queste oscenita’ e per fare in modo che non possano ripetersi.  Preoccupato Salvatore Borsellino,  fratello del giudice Paolo, anche lui vittima di Riina e Provenzano, per il proliferare di pagine Facebook che inneggiano ai padrini. “Credo che sia in corso una campagna ben precisa di disinformazione - dice - per delegittimare i magistrati, ma anche tutti coloro che cercano la verità sui misteri di Riina e Provenzano”. Borsellino, che è ingegnere e grande esperto della Rete, ha trovato in quelle pagine non solo messaggi deliranti, ma anche dell’altro: “Ci sono messaggi che tentano di mettere in discussione sentenze già passate in giudicato. Non dimentichiamo - dice - che uno dei progetti principali dei padrini è ormai da anni quello di ottenere la revisione dei processi. Credo che su Facebook stiano operando agenzie ben precise di disinformazione. Agiscono dietro le foto e le identità di giovanissimi, ma non sono tali. Come fanno a sapere così tante cose sulle inchieste che hanno riguardato Riina e soprattutto i suoi complici già in galera? Uno soprattutto, il funzionario dei servizi segreti Bruno Contrada”. Intanto, su Facebook, sono già 34 i Bernardo Provenzano nella lista degli utenti del sociale network. E 14 i Totò Riina: al boss che volle l’avvio della stagione delle bombe, per eliminare i giudici Falcone e Borsellino, è dedicato uno dei più grandi fan club di Facebook, con oltre duemila iscritti. Ma dal quartier generale di Palo Alto, in California,  non arriva alcun annuncio di censura. Il problema restano le foto “esplicite”, come le chiamano, in cui le mamme che allattano mostrano in maniera “troppo evidente” il seno. Il portavoce il portavoce del social network più famoso di Internet, Barry Schnitt, tiene a precisare che : “Allattare al seno è un atto naturale e meraviglioso. Siamo felici di sapere che numerose donne abbiano deciso di condividere questa esperienza su Facebook. Non agiremo nei confronti delle foto di allattamento che seguono i termini del regolamento”. Tutte le altre rientrano nelle rigide regole di Facebook contro la nudità. “Assurdo”, sentenzia il Times. E il dibattito corre anche sui blog siciliani. Commenta con amarezza Giovanna Maggiani Chelli, dell’associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, dove i corleonesi Riina e Provenzano ordinarono una strage, nel 1993. “Davanti a tanta indifferenza e a tanto isolamento creato attorno a noi che cerchiamo ancora la verità, è più che giusto che i commentatori di Facebook scrivano che Riina è un grande o che cerchino il sosia di Bernardo Provenzano. In fondo loro hanno vinto”.

 :diavolo:
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