L'aranciata non cambia: niente frutta in più
30 settembre 2013
Il decreto Balduzzi, che prevedeva l'aumento dal 12% al 20% della frutta contenuta nelle bibite, è stato giudicato inapplicabile dall'Ue per ragioni commerciali. Persa un'occasione per rendere migliori questi prodotti alimentari, mentre l'Italia resta tra i primi Paesi in Europa per il numero di bambini sovrappeso o obesi.
L’aumento dal 12 al 20% della frutta contenuta nelle bibite non ci sarà. Il decreto - pensato e voluto dal penultimo ministro della salute Renato Balduzzi - è stato giudicato in contrasto con il principio comunitario sulla libera circolazione delle merci. Salvati, dunque, dalla Ue, ora i produttori esultano: le pressioni fatte sono state decisive. Questa buona idea, a loro dire, si scontrava con i conti e le abitudini delle aziende. A rimetterci, dunque, sono ancora una volta i consumatori. Più che altro per una questione di principio: il decreto doveva essere considerato una buona occasione per obbligare le aziende a migliorare i loro prodotti, più che uno strumento reale per la salute dei nostri figli. Non è certamente dando bibite zuccherate e gasate ai bambini che insegnamo loro a mangiare bene.
Troppi zuccheri nelle bibite
L'Italia è tra i primi posti in Europa per il numero di bambini sovrappeso o obesi: un terzo dei bimbi - tra gli 8 e 9 anni - pesano troppo. Obesità e sovrappeso sono ormai emergenze mondiali proprio a causa di un consumo di zuccheri e cibi grassi in continuo aumento e della diminuzione dell’attività fisica. La razione di zuccheri aggiunti, per esempio, da consumare giornalmente non dovrebbe superare i 10 cucchiaini o zollette, ma non è raro trovare prodotti che, con una sola porzione, coprono metà della razione giornaliera consigliata. E le bibite appartengono a questa categoria: con un bicchiere di aranciata si ingeriscono quasi 5 zollette di zucchero.
Dal sito di Altroconsumo