Autore Topic: 20 Anni Fa Moriva Il Migliore..., Gaetano Scirea  (Letto 968 volte)

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Offline franca1000

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20 Anni Fa Moriva Il Migliore..., Gaetano Scirea
« il: Settembre 02, 2009, 13:06:43 pm »
Vent’anni fa, alle 4 del mattino, il tempo si è fermato. Mariella Scirea continua a vedere suo marito così: «Vestito blu, camicia bianca di lino, sacca nera con cerniere in spalla.

C’è già stato a visionare lo Zabrze Gornik , in Polonia. Squadra modesta, non serve tornarci. La società insiste. Dovrebbe andarci un altro, sta poco bene. Parte ancora Gaetano. Scende le scale. Ciao, Gai». L’Atalanta promette un premio al giovane Scirea, mediano troppo tenero, se riesce a farsi ammonire. Scirea: 0 espulsioni in carriera. Al primo allenamento juventino gira attorno allo stadio col fratello Paolo: si vergogna a entrare. Abita con Spinosi: «Gaetano non usciva mai. Tornavo e lo trovavo alla tv. Cambiavo canale e non fiatava». Scirea chiede a Zoff il permesso di sganciarsi , Dino un bel giorno: «Senti, decidi tu». Fiorentina-Juve, fallaccio, piomba Scirea: «Le vostre mogli vi guardano!». Trap: «Un leader col saio». Nel ’75 Scirea festeggia lo scudetto in discoteca, all’alba cerca i giornali, ci rinuncia perché l’edicola è alla fermata del tram: «Ero vestito da sera e gli operai andavano a lavorare» . I suoceri gli regalano una BMW 530. La tiene in garage, poi la rende: «La Juve è Fiat». Per Tardelli, la stanza di Scirea e Zoff è «la Svizzera», perché silenziosa.

Da Roma offrono 2 miliardi e un futuro da dirigente. Mariella insiste, il marito: «Dopo una vita da juventino? No». Gai arriva con due ore di anticipo al Corso allenatori e confessa a Bearzot: «Sono più emozionato che al Bernabeu». Siede accanto a uno spaesato allenatore del Costarica: «Se non capisci, ti traduco». Bearzot: «Scirea è un angelo» . Gai prende la maturità a 34 anni, al Regina Margherita. Commenta una frase di Norberto Bobbio: «Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione». Consegna per ultimo, dopo sei ore: «Meglio rileggere bene» . Non dorme per una notte, quando Boniperti gli propone di diventare il secondo dell’amico Zoff, con cui cena «Da Mauro» ogni venerdì sera. Vent’anni fa, alle 4 del mattino, Gai partiva in missione per Dino.

Vestito di blu, con un sacco in spalla.

Mariella lo vede ancora così: «La mattina dopo, alle 9, la sua ultima telefonata. 'Mi portano a messa, poi all’aeroporto. Torno'».

Invece, sulla strada per Varsavia, l’incidente, il rogo, che non ha bruciato il valore immenso del suo esempio silenzioso.
Quando un cuore soffre..tace..si chiude nel silenzio e non ha più voce..

La cosa peggiore di quando stai soffrendo é sapere che l'unica persona che puó consolarti é la stessa che ti sta facendo soffrire
 

Offline franca1000

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Re:20 Anni Fa Moriva Il Migliore..., Gaetano Scirea
« Risposta #1 il: Settembre 02, 2009, 13:07:15 pm »
indimenticabile e indimenticato  :(
Quando un cuore soffre..tace..si chiude nel silenzio e non ha più voce..

La cosa peggiore di quando stai soffrendo é sapere che l'unica persona che puó consolarti é la stessa che ti sta facendo soffrire
 

Offline ridethesnake

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Re:20 Anni Fa Moriva Il Migliore..., Gaetano Scirea
« Risposta #2 il: Settembre 04, 2009, 08:57:40 am »
il ricordo di un amico....

Zoff, 20 anni senza Scirea: mi manca
 Zoff, sono già vent’anni.”Tornavamo da Verona in pullman, la Juve aveva vinto 4-1, il casellante disse che era successo qualcosa a Scirea, io risposi è impossibile, a quest’ora sarà già a casa che dorme”.
 Invece era morto su una strada polacca.
 “Allenavo la Juve, Gaetano era il mio vice. Era andato a vedere i nostri avversari di Coppa, lui non era convinto che fosse necessario, nemmeno io lo ero, ma Boniperti aveva insistito ed era giusto così. Il destino è invisibile”.
 Chi era Gaetano Scirea? Cos’era?
 “Un uomo. Era il suo stile. Non la forma, lo stile. Era serenità, chiarezza e pulizia. Era convincente anche quando si arrabbiava così di rado, non perdeva mai il controllo. Una persona sempre misurata e tranquilla. Diceva solo cose autentiche, ponderate”.
 Ricorda quando lo conobbe?
 “Arrivava dall’Atalanta, un ragazzone taciturno, buonissimo. All’inizio mi sembrava troppo perfetto per essere vero: a volte i timidi appaiono meglio di quello che sono, vale anche per me. Invece era così sincero e puro, senza sovrastrutture. Aveva il pudore delle parole, così raro sempre e di più adesso, in mezzo a questo boato”.
 In campo, inarrivabile.
 “Perché era sempre lui, era la sua continuazione. Dicono che in partita ti trasformi: fesserie, in partita sei tu e basta. E conta l’istinto, lì non esiste il freno dell’intelligenza, viene fuori il profondo. E il profondo di Scirea era Scirea”.
 Mai un’espulsione, eppure giocava in difesa.
 “Gli bastavano la classe e la pulizia del gioco. Mai visto uno così elegante, con la testa così alta. E la purezza del tocco era purezza morale. Questi sono uomini importanti, che magari non segnano un’epoca perché non gridano. Ma quanta ricchezza”.
 Eravate sempre insieme: chissà che silenzi.
 “Invece parlavamo tanto, anche se per capirci non c’era bisogno di dire cose. Ci assomigliavamo, però lui era incomparabilmente migliore di me: io non sono così buono, né accomodante. Dividevamo la stanza d’albergo nella Juve e in nazionale, leggevamo, giocavamo a carte, robe semplici. Tra noi c’era una goliardia da ragazzini. Gaetano non era un musone, amava gli scherzi, ci stava, anche se era così delicato”.
 Come visse il tumultuoso mundial ‘82?
 “La nostra camera la chiamavano “la Svizzera”, era stato Tardelli a inventare il nome perché cercava rifugio da noi nelle sue notti insonni”.
 Gaetano voleva fare l’allenatore: ci sarebbe riuscito?
 “Sì, perché era intelligente e convincente. In campo, un leader senza bisogno di urlare e sapeva farsi seguire. Aveva carattere, si era diplomato alle magistrali giocando e studiando anche di notte. Al calcio italiano è molto mancato uno come lui: forse, per carattere non avrebbe avuto troppe prime pagine ma non sarebbe cambiato, non l’avrebbero mai cambiato. Neppure in questo ambiente, dove fa notizia solo il rumore”.
 Cosa accadde, dopo la vittoria di Madrid?
 “Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all’ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti”.
 Cosa ricorda della sera in cui morì?
 “Rientrando da Verona, eravamo andati a cena dalle parti di Ponte sull’Oglio. I cellulari non esistevano. Arrivati a Torino, il casellante ci disse quella cosa, non volevo crederci. Il pullman raggiunse lo stadio, dove avevamo lasciato le auto. Era pieno di giornalisti. Diedi un calcio fortissimo alla fiancata”.
 Dino Zoff, lei pensa spesso al suo amico?
 “Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L’esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio”. (Repubblica.it)

 :ciao:
Se do da mangiare ad un povero, mi dicono che sono un santo, ma se chiedo perchè quel povero è povero, mi dicono che sono un comunista!



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