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L'auto parlante sarà anche psicologa...

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garfield:
Ci tiene compagnia, aiuta a concentrarci, ci calma e può contribuire a rendere le strade un po' più sicure: si tratta dell'automobile 'parlante' e anche un po' psicologa, cioé in grado di modulare la 'propria voce' sulla base del carattere di chi è alla guida. Al progetto stanno investendo da anni molte case automobilistiche e potrebbe trasformarsi, presto, in realtà grazie ad una serie di studi compiuti dal professor Cliffors Nass dell'Università di Stanford. I guidatori sono, da diverso tempo, abituati ad avere a che fare con le voci artificiali delle macchine: già negli anni '80, infatti, alcuni veicoli ci ricordavano di allacciare la cintura o di chiudere la portiera.

Ma le possibilita' di interazione si sono moltiplicate e il rapporto automobile-guidatore è diventato sempre più complesso, umanizzato e di conseguenza 'sfruttabile', anzitutto per la sicurezza. "Imparando a riconoscere la tua voce, le tue espressioni facciali e il tuo stile di guida - spiega il professor Nass - il computer dell'automobile potrebbe aiutarti a superare lo stress o invitarti a prestare più attenzione: l'importante è selezionare il giusto tono e le giuste frasi". A tal proposito Nass, grazie ad un simulatore, ha compiuto test di guida su alcuni volontari. Nell'esperimento le persone sono state sottoposte a condizioni di stress ed è stata testata la capacità della voce di intervenire.

Ad alcuni la macchina intimava con autorità di prestare più attenzione. La reazione é stata pessima: le persone si innervosivano ulteriormente e più la voce invitava alla prudenza, più il guidatore risultava nervoso e spericolato. Al contrario, una voce rasserenante e simpatetica riusciva a calmare i conducenti: in una situazione di congestione stradale, ad esempio, la miglior 'camomilla' era la macchina che inveiva insieme al guidatore contro le altre vetture. Poco elegante, ma molto efficace. Ma quale tipo di voce è più indicata a questo intervento 'psicologico'? "Tutto dipende dal tuo carattere, dal tuo atteggiamento alla guida e dal tuo rapporto con l'automobile", sottolinea il docente di Stanford. Durante la sua carriera Nass ha provato sulla pelle questo problema: "sono stato contattato dalla Bmw per il computer della serie 5, la voce era femminile e questo non aiutava, perché la media degli uomini tedeschi (buona fetta degli acquirenti Bmw) non gradiva il fatto di dover seguire le indicazioni di una 'donna' in macchina. La cosa fa sorridere, ma il punto - aggiunge - è che la nostra mente reagisce alla voce come se fosse umana".

Ora Nass sta studiando la 'voce perfetta' per ogni tipo di conducente. Dai test compiuti, fino ad oggi, emergono alcune considerazioni: un guidatore depresso guida meglio se la voce della sua macchina ha un tono un po' dimesso, voci che usano frasi articolate aumentano, invece, l'attenzione del guidatore, mentre conducenti di una certa età preferiscono voci giovanili. 

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