Autore Topic: Haiti, nuova forte scossa di terremoto Estratta viva anche una neonata  (Letto 604 volte)

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Offline zanna

Salvate anche altre sei persone, tra cui tre bambini. Polemiche aiuti, l'ambasciatore haitiano: basta lanci

PORT-AU-PRINCE - Ad Haiti torna la paura: mercoledì una nuova forte scossa di terremoto è stata avvertita a Port-au-Prince alle 6.03 (le 12.03 in Italia). Di magnitudo 6,1 Richter, ha avuto l'epicentro a circa 22 km di profondità vicino a Petit Goave, una delle aree già devastate dal sisma del 12 gennaio, a 60 chilometri dalla capitale. Non ci sono notizie di vittime, ma tra la popolazione si è diffuso il panico e tante persone sono corse in strada gridando. Testimoni riferiscono che ci sono stati diversi crolli di palazzi già danneggiati. Tantissimi gli sfollati: secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, 370mila persone sono ospitate nei 300 accampamenti improvvisati a Port-au-Prince. «Vivono in rifugi di fortuna, senza accesso a scorte di acqua - spiega il capo della missione Oim Vincent Houver -. Interi quartieri si sono svuotati. In città rimangono i più poveri tra i poveri, ma molta gente ha lasciato Port-au-Prince, la gran parte diretti in altre città dove si trovano familiari o amici». L’ultimo bilancio, diffuso dalla Protezione civile haitiana, parla di 75mila morti, 250mila feriti e un milione di senzatetto.

NOVE I SOPRAVVISSUTI - Intanto si continua a scavare e, a sette giorni dal terremoto, le macerie regalano quelli che ormai si possono definire dei miracoli. Nove le persone estratte vive nelle ultime 24 ore: ultimi in ordine di tempo cinque bambini (di cui una neonata) e una ragazza di 26 anni. In precedenza un uomo era stato tirato fuori da sotto il Caribbean Market e una donna anziana dalle macerie della cattedrale di Port-au-Prince. Secondo l'Onu sono 121 le persone finora salvate dalle squadre internazionali di soccorso.

La ragazza salvata (Ap)
NATA DA POCHI GIORNI - La neonata, di 15 o 23 giorni secondo diverse fonti, è sopravvissuta senza cibo e acqua: i soccorritori l'hanno trovata nel letto di casa, a Jacmel, dove si trovava quando la terra ha tremato otto giorni fa. Elisabeth ha dunque trascorso buona parte della sua attuale vita sotto le macerie. Incredula la mamma, una ragazza di 22 anni, anche lei scampata alla devastazione: dopo una settimana di ricerche aveva perso le speranze di rivedere viva la piccola. Anche per i soccorritori le speranze erano nulle, tanto che avevano già deciso di demolire l'edificio. È stato proprio allora che hanno trovato Elisabeth, come riferisce il Wall Street Journal online. La bimba, trovata da tre squadre di soccorritori francesi in una cavità dopo cinque ore di lavoro, era in buone condizioni, senza ferite né ecchimosi.

SENZA CIBO NÉ ACQUA - Tra gli ultimi salvati ci sono anche diversi bambini: due, un maschio e una femmina di 8 e 10 anni, erano intrappolati sotto una palazzina di due piani. Li ha soccorsi un team dei vigili del fuoco e della polizia di New York, portandoli poi all'ospedale da campo israeliano nella tarda serata di martedì (l'alba di mercoledì in Italia). La ragazza, haitiana, era invece sepolta tra le rovine di un supermercato nel centro della capitale, l'Olympic Market. Tra i suoi salvatori uno è di origine italiane, Cristiano Mascaro. «Ho parlato con lei per tutto il tempo - racconta -, mi ha detto che non aveva toccato cibo né acqua per sette giorni. Mi ha colpito per la tranquillità con cui parlava». Mascaro, nato in Francia da genitori italiani, è ad Haiti con l'organizzazione francese Soccorritori senza frontiere. Un altro bambino salvato ha invece cinque anni. Sua madre è morta e il padre manca all'appello. Il piccolo sopravvissuto, gravemente disidratato, è stato portato in ospedale da uno zio e dalle squadre di soccorso internazionali che lo hanno salvato. Infine è stata estratta dalle macerie una bambina di 5-6 mesi ed è stata portata all'ospedale italiano da alcuni haitiani. La bambina è stata visitata, sta bene, ed è stata portata all'ospedale Saint Damien, attiguo a quello italiano, per ulteriori controlli. Dalle macerie è stata estratta anche la madre, portata d'urgenza all'ospedale di Santo Domingo. È stata la stessa donna ad indicare ai soccorritori dove si trovava la piccola.

SOTTO LA CATTEDRALE - Dalle macerie della cattedrale è stata portata in salvo una donna di 70 anni e i soccorritori cercano ancora, sperando di trovare altre due persone. «Grazie Dio, Grazie Dio» ha mormorato Anna Zizi, questo il nome dell'anziana secondo la Cnn, cosciente e con qualche forza in corpo. La tv di Atlanta ha intervistato un uomo, Maxime Janvier, residente negli Usa, che ha detto di essere suo figlio: «Era andata in chiesa quando c'è stato il terremoto - ha spiegato -. Abbiamo pregato tutti per sette giorni per vederla ancora viva». Anna, salvata da una squadra messicana, è stata portata d'urgenza in ospedale. Non si conoscono le sue condizioni, ma il suo ritrovamento (definito il "miracolo della cattedrale") - come quelli successivi dei tre bambini e della ragazza - conferma quanto auspicato dall'Onu secondo cui c'è ancora speranza e sotto i palazzi in frantumi ci sono dei superstiti. Di diverso avviso il Pentagono: ha fatto sapere che le ricerche di persone vive presto saranno concluse. «Passeremo presto dalla fase di ricerca dei superstiti a quella del recupero dei morti» ha detto il generale Daniel Allyn.

INTERROTTE RICERCHE - E in effetti le ricerche sono state già interrotte al Caribbean Market, quello dove stava lavorando l'italiano Antonio Sperduto al momento del sisma. «Bisogna accettare il fatto che le potenzialità di sopravvivenza sono molto basse - ha detto il capitano Joe Zahralban del South Florida Urban Search and Rescue team, una delle squadre impegnate al supermercato -. Si arriva a un punto in cui proseguire significa mettere solo a rischio la vita dei soccorritori. Non crediamo ci siano altri sopravvissuti». Nel supermercato, uno tra i più grandi della capitale, al momento del sisma c'erano tra le 70 e le 100 persone, compreso appunto Sperduto.

ITALIANI, DUE DA CONTATTARE - Gli italiani che mancano all'appello, spiega la Farnesina, sono due ma entrambe le segnalazioni «risultano così indeterminate da far ritenere che riguardino individui non effettivamente presenti ad Haiti». Dunque i morti accertati sono al momento due (il funzionario Onu Guido Galli e Gigliola Martino), a cui però vanno aggiunte altre due persone «per le quali esistono più che fondate ragioni di serissima preoccupazione»: Antonio Sperduto e la funzionaria dell'Onu Cecilia Corneo. Il ministero degli Esteri assicura che l'attività di ricerca e di assistenza dei nostri connazionali prosegue grazie alla "squadra Italia", formata da uomini dell'Unità di crisi della Farnesina, del Consolato onorario ad Haiti, dell'ambasciata a Santo Domingo, della Protezione civile e di altre amministrazioni che hanno inviato personale di soccorso. La squadra opera anche per favorire i rimpatri verso le destinazioni richieste dai nostri connazionali. La Farnesina non esclude che nei prossimi giorni possano arrivare ulteriori segnalazioni o che si possano verificare ritrovamenti di persone non segnalate.

LA DENUNCIA DI MSF - Drammatica la situazione dei feriti: negli ospedali allestiti a Port-au-Price si lavora senza sosta. E da Medici senza frontiere arriva una denuncia: a un cargo dell'organizzazione, con a bordo kit salvavita, è stato negato per tre volte l'atterraggio nell'aeroporto della capitale. I feriti - denuncia Msf - «hanno un disperato bisogno di cure mediche d'emergenza, stanno morendo a causa dei ritardi nell'arrivo delle forniture». Sul cargo, che tenta di atterrare da domenica notte, ci sono 12 tonnellate di equipaggiamenti medici, tra cui farmaci, kit chirurgici e due apparecchi per la dialisi: la seconda tranche del precedente cargo di 40 tonnellate cui era stato impedito di atterrare domenica mattina. Dal 14 gennaio cinque voli umanitari di Msf sono stati dirottati dall'aeroporto di Port-au-Prince verso la Repubblica Dominicana. «Mandando un aereo a Santo Domingo non si risolve il problema, perché il trasporto da lì a Port-au-Prince è estremamente difficoltoso. Le strade sono intasate e non c’è la garanzia che i camion arrivino - spiega a CNRmedia Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia -. Siamo a livelli minimi di rifornimenti sui materiali medici e i farmaci, manca la morfina, siamo costretti ad andare al mercato a comprare una sega per fare le amputazioni nel nostro ospedale di Choscal, nelle bidonville della capitale. È una situazione insostenibile, corriamo contro il tempo perché le infezioni avanzano e noi dobbiamo operare assolutamente».

UCCISA RAGAZZINA - Nella disperazione generale si registra un'ennesima tragedia: una ragazzina di 15 anni, Fabienne Cherisma, è rimasta uccisa da un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia intervenuta per disperdere un gruppo di persone che stavano saccheggiando delle proprietà abbandonate. La giovane si trovava nella zona per caso e sarebbe stata colpita accidentalmente. Il padre ha detto che gli agenti hanno fatto fuoco intenzionalmente, ma secondo testimoni la polizia avrebbe sparato colpi di avvertimento in aria e il proiettile avrebbe raggiunto Fabienne dopo essere stato deviato da un ostacolo.

«STOP AIUTI DAL CIELO» - Sul fronte degli aiuti la situazione resta di caos totale, dopo che gli Usa hanno iniziato la lanciare pacchi dagli aerei. Tanto che l'ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Raymond Joseph, ha chiesto di porre fine alle consegne dal cielo: «Non ci piacciono - ha spiegato nel corso di una veglia per le vittime del terremoto -. Quando si consegnano gli aiuti in quel modo solo i più forti vi hanno accesso. Dovrebbero esserci delle zone di transito dove gli elicotteri si possano posare». Il presidente haitiano Renè Preval, parlando all'emittente francese Radio France International, ha riconosciuto che i soccorsi internazionali sono stati tempestivi ma che resta un grave problema di coordinamento. Preval si è comunque detto riconoscente per la rapidità con cui sono giunti gli aiuti aggiungendo di non avere alcun problema ideologico nel riceverli dai differenti Paesi, in particolare dagli Usa.

LA PROTESTA DI MEDICI SENZA FRONTIERE - Sul fronte del coordinamento degli aiuti, e in particolare della gestione dell'aeroporto da parte degli Usa, è scoppiato anche un nuovo caso: a un aereo-cargo di Medici Senza Frontiere (Msf) con 12 tonnellate di equipaggiamenti medici, tra cui farmaci, kit chirurgici e due apparecchiature per la dialisi è stato negato per ben tre volte il permesso di atterrare all'aeroporto di Port-au-Prince, da domenica notte nonostante le ripetute garanzie. Il contenuto di questo cargo di 12 tonnellate costituiva la seconda tranche del precedente cargo di 40 tonnellate a cui era stato impedito di atterrare domenica mattina. Dal 14 gennaio, cinque voli umanitari di MSF sono stati dirottati dall'aeroporto di Port-au-Prince verso la Repubblica Dominicana, fa sapere l'organizzazione umanitaria. Questi aerei cargo trasportavano 85 tonnellate di materiale medico e beni di prima necessità. «Cinque nostri pazienti sono morti nell'ospedale allestito a Martissant per la mancanza del materiale medico-chirurgo che era contenuto nel cargo a cui è stato impedito di atterrare», ha denunciato Loris de Filippi, coordinatore di MSF per l'emergenza a Haiti.

BERTOLASO AD HAITI - Da Roma è partito, per decisione del premier Berlusconi, Guido Bertolaso. Il capo della Protezione civile ha spiegato che l'Italia non vuole assumere un ruolo di leadership ma intende portare ad Haiti il suo contributo, forte dell’esperienza in Abruzzo. Il coordinamento degli aiuti, spiega, spetta alle Nazioni Unite e ai Paesi più vicini, anche geograficamente, ad Haiti, mentre l’Italia «si ritaglierà un settore di intervento tra i più efficaci e più utili», con l’organizzazione di tendopoli, che possano servire da punto di raccolta e di accoglienza per il mezzo milione di sfollati, che lì potranno trovare cibo e acqua. Inoltre, ha aggiunto, «quando arriverà la portaerei Cavour (partita da La Spezia martedì alle 21, ndr) il Genio potrà dare una mano nella rimozione delle macerie e nella riapertura delle strade».

900 RISERVISTI - Dal canto suo, Washington ha mobilitato 900 riservisti della guardia costiera. Potranno restare in servizio per sei mesi e saranno inviati ad Haiti «per contribuire agli sforzi umanitari», ha spiegato il ministro per la sicurezza nazionale Janet Napolitano. La Casa Bianca aveva autorizzato domenica il richiamo di reparti riservisti della guardia costiera e dei reparti medici per aiutare le forze armate a tener testa alla emergenza umanitaria. Ad Haiti sono già presenti oltre 500 membri della guardia costiera, tra i primi a raggiungere il Paese dopo il terremoto.


Salude e libertade, non b'ada oro chi la paghe Chi semenat ispinas non andet iscurzu
 


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