Paesi e città dove viviamo: arte, storia e cultura...
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garfield:
Con questo topic vorrei invitarVi tutti a descivere il Vostro paese o città dove abitate o siete vissuti per parecchi anni...è bello scoprire storia, arte e cultura di quello che vediamo attorno a noi nella vita quotidiana ed è bello far conoscere tutto ciò anche agli amici del forum...
garfield:
Inizio io...abito a Resana, un paese di circa 9.000 abitanti in provincia di Treviso a circa 5 km da Castelfranco Veneto dove sono vissuto per parecchi anni.
Il territorio del Comune di Resana è lambito a ovest dal fiume Muson dei Sassi e ad est dallo Zero. Essendo zona di risorgiva, vi nascono o scorrono altri importanti corsi d'acqua: il Musonello e il Musoncello, che prendono origine dalla suddivisione in Castelfranco della roggia Musonello; il primo a Resana si immette nella roggia Acqualonga e di qui nel Marzenego, il secondo confluisce nel Dese che proprio in Resana ha le sue risorgive.
La zona è umida, in parte un tempo paludosa; in alcune località affiorano tuttora in modo spontaneo le risorgive.
Resana è raggiungibile da:
Padova, percorrendo la Statale n. 307 del Santo (km 26);
Castelfranco Veneto, percorrendo la Statale n. 245 Castellana (km 5);
Venezia, percorrendo la Statale n. 245 Castellana (km 40);
Treviso, percorrendo la S. P. n. 19 di Vedelago o la S. P. 18 di Scandolara (km 28).
CENNI STORICI
Le origini storiche sono incerte e difficilmente collocabili nel tempo. Il ritrovamento in Resana ed in centri vicini di reperti archeologici dell'età paleoveneta fa comunque presupporre fin da allora l'esistenza di insediamenti umani.
E’ nella frazione di Castelminio, in prossimità delle "motte" (terrapieni di modesta entità, tuttora in parte esistenti) che durante lavori di aratura sono venuti alla luce frammenti di grossi vasi di materiale ceramico, certamente di epoca preromana.
Le "motte" furono i luoghi prescelti per l'insediamento di gruppi umani in epoche molto remote; questo ritrovamento avvalora quindi l'ipotesi della presenza dell'uomo fin dall'epoca paleoveneta. (La zona è stata interessata da una recente campagna di scavi che ha confermato la presenza di reperti di notevole interesse storico).
Sono state la vicinanza del vecchio corso del Muson, e le caratteristiche stesse della zona, umida, ricca di risorgive e di luoghi boschivi (ne sono la riprova alcuni toponimi tuttora esistenti: via Boscalto, via Boschi, loc. Prai, Via Palù, via Bassa) ad offrire le condizioni ambientali scelte da popolazioni dell'epoca preromana dedite alla vita campestre.
Di epoca sicuramente romana sono reperti archeologici (idrie ed anfore, generalmente adibite al trasporto di olio, vino e frumento) rinvenute lungo alcuni viottoli di campagna, sempre a Castelminio. L'arrivo in queste terre dei romani, che portarono con sé abitudini e necessità diverse, cambiò radicalmente la struttura del territorio. In Resana si conservano ben evidenti tracce della centuriazione romana.
E’ di epoca romana l'importante asse viario costituito dalla strada consolare Aurelia (da C.Aurelio Cotta, 75 a.C.) che collegava l'antica Patavium (Padova) con Acelum (Asolo). Della strada antica persistono ancora in Resana brevi tratti di ciottolato (via Antica Loreggia). La Via Aurelia rappresentava il cardo massimo, ortogonale al decumano massimo, costituito dalla Via Postumia (realizzata nel 148 a.C. circa), che si estendeva poco a Nord di Resana, altro importante asse viario, che attraversando tutta l'Italia Settentrionale collegava Genova ad Aquileia. A seguito della centuriazione operata dai Romani si fece più consistente l'insediamento umano, con interventi di disboscamento e bonifica che modificarono radicalmente, ricuperandolo alla coltivazione, il territorio.
In Resana, all'altezza dell'attuale località "al Gallo”, la Via Aurelia proveniente dall'attuale Asolo, mutava leggermente direzione, piegando verso Ovest per raggiungere Padova; e gli studiosi affermano che proprio in questa zona vennero a insediarsi i primi gruppi organizzati di abitanti. Anche se non sussistono resti di alcun genere, vari documenti storici parlano di un castello (e chiesa) di Resana (località Castelier, ora Castellari) e del castello di "Brusaporco” (da cui l’attuale denominazione di Castelminio).
Successivamente alla caduta dell'impero romano, le sorti di Resana si uniscono a quelle della Castellana. La zona è interessata dalla calata di popolazioni nord-orientali straniere ("barbari").
Più certe sono le notizie storiche su Resana a partire dall'XI° secolo, in buona parte presenti in documenti dell'archivio della Curia Vescovile. Le "ville" (termine con cui si indicavano i paesi di allora) di Resana e Brusaporco sono più volte citate in documenti vescovili. Interessante è un elemento contenuto nella bolla papale del 1152, dalla quale emerge che il Vescovo di Treviso possedeva il "Castrum de Resana, cum villa et foresto, et omnibus pertinentiis suis" (il Castello, il villaggio e tutte le adiacenze). Castello che costituiva la dimora estiva del Vescovo.
Fatto importante questo, e unico in tutta la marca trevigiana, che conferiva grande importanza ai possedimenti in Resana per l'interesse economico che ne derivava.
Analogo ruolo ha Castelminio, che pur privo di “foresto”, ebbe rilievo per la collocazione geografica strategica e per la natura stessa del terreno, ricco di acque, di zone boscose e di altre molto fertili.
Il vescovo di Treviso è investito su questi possedimenti del potere di "duca", avendone piena giurisdizione, e a Castelminio invia un suo avogaro, scelto nella casa dei Tempesta.
In Castelminio ebbe dimora anche la famiglia Marta (“ casa Marta” è tuttora esistente), scesa dalla Germania intorno al 1014, assieme a quella dei Tempesta. La famiglia Marta scelse come proprio emblema il porco (o cinghiale).
Il castello di Brusaporco fu distrutto intorno al 1325, a seguito della congiura contro la città di Treviso attuata da Artico Tempesta. Numerosi documenti riportano la successione cronologica dei titolari del possesso della "villa de Resana" e del "castello de Brusaporco" e dei loro "feudi”.
La caduta del Comune di Treviso e l'avvento della signoria Veneta (1339) non portò immediati cambiamenti in Resana. Gli estimi del '500 consentono di riscontrare in Resana la prima presenza di nobili veneziani che vi avevano possedimenti (terreni e "case di villa").
Vie di comunicazione e caratteristiche del territorio, a marcata propensione agricola, accompagnarono per i secoli successivi lo sviluppo di Resana.
Nelle epoche seguenti (napoleonica, austriaca, Regno d'Italia) si confermò per Resana la peculiarietà di paese a vocazione agricola. Diventò Comune, appartenente al mandamento di Castelfranco, con decreto napoleonico del 22 dicembre 1807; raggiunse l'assetto attuale, comprendendo le frazioni di Castelminio e di S.Marco, solo però con il Regno d'Italia nel 1866.
Verso i primi anni del 1900 due sono i fenomeni meritevoli di essere citati: l'inizio di una forte emigrazione (soprattutto verso l'Argentina, il Brasile, l'Australia) e l'istituzione di due associazioni locali, nate dalla riconosciuta necessità di aggregazione sociale: la "Società di Mutuo Soccorso" tra contadini e operai(1904) e successivamente l' “Unione Professionale Resanese del Sindacato Veneto Lavoratori della Terra” (1912). In questa vicenda, dalla quale si possono interpretare condizioni economiche di grande difficoltà e quindi necessità di “unione”, Resana si trova accomunata alla vicina Loreggia dove viveva un personaggio di grande interesse quale Leone Wollemborg.
Nel novembre 1908 venne inaugurata la linea ferroviaria Venezia Bassano, con stazione anche a Resana, iniziativa favorita dal nobile Ernesto di Broglio, allora ministro del Regno, assieme al Wollemborg.
Alla fine del primo conflitto mondiale il paese si trovò ulteriormente indebolito nelle sue risorse; le possibilità di ripresa erano minime e ai giovani non restava che l'amara scelta dell'emigrazione. Fu ancora l'America Latina a far da richiamo ma anche Francia, Belgio e, per occupazioni stagionali nell'agricoltura, le più vicine Lombardia e Piemonte costituirono paesi di emigrazione per i Resanesi.
La vicina Castelfranco intanto viveva con le sue industrie manifatturiere un momento felice, offrendo possibilità di occupazione anche ai Resanesi. Un ulteriore periodo di forte emigrazione si ebbe soprattutto nel decennio 1950 - 1960, in cui si registrò una consistente diminuzione del numero di abitanti.
Australia, Canada, Argentina Francia, Svizzera, Belgio furono i paesi di destinazione. Ma si può dire che non esista paese al mondo che non abbia ospitato Resanesi alla ricerca di riscatto.
E’ solo dopo il 1960 (conseguentemente ad alcune situazioni di crisi che colpirono la grande industria manifatturiera del centro castellano) che Resana vide aprirsi le prospettive per un proprio sviluppo artigianale e industriale. Il fenomeno si accentuò a partire dal 1970 con l’inizio di un periodo di vivacità imprenditoriale davvero sorprendente (il 75% delle attuali aziende ha avuto origine dopo il 1975).
In questa fase di sviluppo le imprese si distribuirono su tutto il territorio; molti fabbricati rurali divennero laboratori artigianali e in vari punti del territorio si insediarono importanti attività industriali, dando il via ad una rapida ripresa economica. I settori sono i più diversi, con prevalenza nell’artigianato del settore edile (muratori e pittori, ma anche attività collegate all’edilizia quali l’impiantistica elettrica ed idrotermo-sanitaria, la falegnameria); l’industria ha visto il consolidarsi di aziende leader a livello nazionale ed addirittura internazionale (lampadari, lavorazione del legno, chimica, editoria, rasaerba, arredo urbano, termoidraulica, editoria e stampa) che offrono possibilità di occupazione non solo ai resanesi, ma anche ai residenti in centri contermini. Da un punto di vista statistico Resana risulta essere uno dei comuni della Provincia di Treviso in cui è più elevato il rapporto tra abitanti ed imprese: una attività produttiva ogni 12 abitanti. Nel solo settore dell’artigianato alla data del 31 dic. 2000 sono presenti 310 imprese.
In anni più recenti ha avuto forte impulso anche l'attività commerciale, per la presenza di vie di traffico importantissime, che, oltre a quella locale, garantiscono una clientela proveniente dall'esterno. Accanto a strutture di piccole dimensioni si sono sviluppate anche grandi punti vendita (abbigliamento, calzature, alimentari) che esercitano il loro richiamo su un bacino di utenza molto vasto. Nella fase dello sviluppo delle attività produttive l’agricoltura è rimasta soltanto attività residuale e praticata da pochi; negli ultimi anni tuttavia anche in questo settore si registra una ripresa, soprattutto per l’affermarsi di colture specializzate, ortaggi (radicchio, asparago, colture biologiche) in modo particolare, che offrono buone prospettive di guadagno.
Negli ultimi anni l'edilizia abitativa ha avuto un forte impulso, con la realizzazione di numerosi interventi che hanno portato ad un consistente sviluppo demografico tuttora in atto.
Interessante è il ruolo dell'associazionismo con la presenza di associazioni spontanee che interessano praticamente tutti i settori: sociale, sportivo, ricreativo, culturale. Il sorgere è stato favorito dalla buona disponibilità di strutture (parrocchiali e comunali), dalle migliorate condizioni economiche e dalla maggiore disponibilità di tempo libero della popolazione. Molte associazioni hanno matrice cristiana o si ispirano al principio della solidarietà umana (SCOUTS - ACR - AVIS - AIDO -ANSPI - SCHOLAE CANTORUM), altre operano in settori specifici (gruppi culturali e sportivi) in modo continuativo, altre ancora, soprattutto nel settore ricreativo, si fanno carico della organizzazione di iniziative e manifestazioni che offrono occasioni di incontro, e di solidarietà tra i cittadini.
Piuttosto vivace è l’attività culturale, sia per le iniziative realizzate dall’Amministrazione Comunale che per quelle di vari Gruppi locali. Il Centro Culturale, che da anni porta avanti una intensa attività espositiva (pittura, scultura, fotografia, ecc.), è un punto di riferimento fisso per gli appassionati di arte.
Con cadenza biennale vengono organizzati un concorso nazionale di Poesia (Premio “Lectura-Città di Resana”) e di Fotografia.
Presso la frazione di S. Marco nei mesi di dicembre e gennaio viene realizzata la mostra internazionale di Presepi.
ITINERARIO STORICO ARTISTICO
Il patrimonio artistico è piuttosto cospicuo, ancorchè presente per la maggior parte negli edifici di culto.
- Nel capoluogo:
Chiesa Parrocchiale: edificata a metà del sec. XVIII° su disegno di Giorgio Massari, con dipinti di P. Damini, A. Rigoni, P.A. Novelli e sculture marmoree di G. Bonazza e del Torretto. Rispetto a quella originaria la Chiesa è stata ampliata (1950) con inserimento di un transetto e spostamento del vano presbiteriale; la struttura è ora a croce latina al posto di quella originaria rettangolare.
Ca’ Morosini, già Fraccaro, ora Zizzola, dimora campestre del Vescovo di Treviso, con stemma e fregi del Cardinale Francesco Pisani.
Villa Di Broglio, con annesso parco e pertinenze.
- In Castelminio:
Chiesa Parrocchiale, recentemente restaurata, con opere di pregevole fattura (altare maggiore, neoclassico, attribuito al noto architetto veneziano A. Diedo). Di rilievo storico è la Madonna con Bambino “Tempesta”. Affreschi di Angelo Gatto.
Casa Marta, con quattrocentesca colombara e lavello in pietra recante il caratteristico stemma su cui campeggia il porco che arrostisce al fuoco (da cui il nome antico di Brusaporco)
- In S. Marco:
Chiesa Parrocchiale, con antico Battistero
Villa Barea-Toscan, ora Dolcetta, con l’imponente Cuba (torre cilindrica, collocata oltre la linea del tetto, munita di scala a chiocciola, che richiama gli antichi corpi di guardia dei castelli). Ingente è il patrimonio artistico interno alla villa (affreschi, mobili, suppellettili).
Pregevoli per fattura e testimonianza di antiche tradizioni e di fede sono poi alcuni sacelli e oratori campestri risalenti ai secoli XVII e XVIII presenti in vari punti del territorio.
Tra i più importanti sono da ricordare:
Capitello al Cristo (Resana), collocato nel punto in cui la Statale del Santo si interseca e si immette nella Statale Castellana. La sua presenza è molto antica: i primi riscontri si hanno in una mappa risalente al 1593. Nel tempo è stato riedificato più volte.
Sacello di S. Brigida (Castelminio), consacrato nel 1467 e appartenente a un complesso monumentale di cui non rimane alcuna traccia. L’ultimo restauro risale al 1936.
Capitello di S. Marco, collocato a breve distanza dalla Chiesa Parrocchiale della quale ripete la facciata. Presente fin dalle mappe del Catasto Napoleonico (1812), ma probabilmente esistente già prima. Forse abbattuto e riedificato intorno al 1890. Ha un importante ciclo di affreschi di Bruno Gherri Moro a cui è stato aggiunto un trittico di Angelo Gatto in occasione dell’ultimo restauro (2000).
Disseminati in tutto il territorio sono poi alcuni rustici, che conservano tuttora le caratteristiche e la struttura architettonica originaria, testimonianza della civiltà contadina e della cultura popolare veneta.
ED ECCO ALCUNE FOTO
nell'ordine potete vedere la chiesa parrocchiale, il municipio, la villa del conte Di Brolio, il centro culturale ed un'antica casa colonica.
luna rossa:
Capoterra è un comune di 22.839 abitanti della provincia di Cagliari, nella regione del Campidano di Cagliari.
Dalle colline più alte della fascia montana che fa da corona alla zona pianeggiante del braccio occidentale del Golfo degli Angeli, si estende il territorio che prende il nome di Cabuderra.
Il paese di Capoterra dista circa 17 km da Cagliari. Situato tra mare (a sud il lido di Maddalena Spiaggia), montagna e laguna (laguna di S. Gilla), è principalmente un paese agricolo e pastorale, che solo in tempi recenti sta sviluppando, grazie anche alla sua posizione geografica, un turismo prima inaspettato. Notevole, è la sua crescita demografica degli ultimi 50 anni.
Importanti nella sua storia e tradizione, sono le chiese di S. Efisio (patrono del paese - 15 gennaio), S. Barbara e San Gerolamo. Le ultime situate nei pressi del paese sono una delle mete della manifestazione "Monumenti Aperti".
Tra i personaggi nati in questo luogo ricordiamo Sergio Atzeni (scrittore).
Storia [modifica] L'antico paese andato distrutto [modifica] Capoterra ospita insediamenti umani da tempi lontanissimi. All'epoca nuragica risale l'officina litica ed il nuraghe, di cui non resta traccia, della zona di Cuccuru Ibba. Altri ruderi di epoca nuragica sono stati ritrovati nelle colline attorno a Baccutinghinu., dove si trova il Nuraghe di Monti Rubiu. Altre strutture facenti pensare all'antica dislocazione di nuraghi si trovano nelle zone di Is Antiogus e Is Cuccureddus.
All'epoca punica (V e IV secolo a.C.) risale l'insediamento scoperto nella zona di Su Loi.
L'antico nome della regione, Cabuderra, deriva certamente dal latino Caput terrae, quindi risalente all'epoca romana. Nel periodo romano l'insediamento era localizzato non distante dalla zona litoranea e in prossimità dello stagno. I ritrovamenti fanno pensare che l'abitato sorgesse in località Tanca sa Canna.
La Caput terrae romana è da alcuni studiosi considerata un oppidum.
In epoca giudicale Capoterra divenne una villa della Curatoria di Nora. Nel 1107 Caput Terrae venne donata, insieme ad altri territori, dal giudice Torchitor de Lacon alla Chiesa di S. Lorenzo di Genova. Nel 1120 Caput terrae ritornerà a far parte del Giudicato di Cagliari.
Dopo la capitolazione di Santa Igia il giudicato di Cagliari passò sotto il controllo di Pisa. Nel 1288 i pisani, dopo la sconfitta navale della Meloria, firmarono la pace con Genova, ma non la rispettarono, fatto che costrinse i Genovesi a reagire con azioni violente, fra le quali una di queste interessò anche la zona di Capoterra.
In seguito il territorio e il villaggio di Capoterra passarono, per motivi di matrimonio, sotto il controllo di Mariano II d'Arborea.
Dopo la conquista aragonese della Sardegna i pisani scelsero il litorale di Capoterra per un massiccio sbarco di truppe contro l'offensiva militare dell'infante Alfonso. Il 26 febbraio 1324 gli oltre 1200 cavalieri sbarcati nel porto di Maddalena ingaggiarono una cruenta battaglia con gli eserciti dell'infante Alfonso nella zona di Lutocisterna. Ma i pisani subirono una dura sconfitta.
In seguito ai contrasti tra il re d'Aragona Pietro IV e il Giudice sardo, intorno all'anno 1353 Capoterra fu incendiata e distrutta dagli uomini del capitano aragonese Berengario Carroz.
Il villaggio rimarrà disabitato per oltre tre secoli.
Il ripopolamento e Villa S. Efisio [modifica] Il territorio disabitato di Capoterra fu ripopolato dal barone Girolamo Torrelas nel 1655. Il periodo non era certo favorevolissimo a causa di un'epidemia di peste che in quegli anni imperversava in Sardegna. Il primo nucleo di case fu chiamato Villa S. Efisio in onore al Santo per il quale si era riacceso un particolare interesse nell'isola.
Poco si sa dei primi abitanti del nuovo centro Villa S. Efisio.
Si dice che il paese fondato da Torrelas era inizialmente abitato dai servi e dai familiari dello stesso barone. In breve crebbe e si ingrossò di profughi degli altri paesi, specie dal Logudoro e dalla Gallura. Molti storici sostengono infatti che i primi abitanti di Capoterra provenivano dalla Sardegna settentrionale su invito di don Girolamo d'Aragal e Cervellion, che concesse loro delle "buone condizioni" per sfuggire alle "vendette" che piagavano l'isola. Non erano dunque degli stinchi di santo.
Capoterra divenne presto un rifugio per chi aveva pendenze con la giustizia minore e intendeva iniziare una nuova esistenza. Probabilmente i primi abitanti erano abili nell'uso delle armi e pronti a difendersi dagli attacchi dei corsari Mori.
Evoluzione demografica [modifica] Abitanti censiti
franca1000:
io di conegliano non so molto anche se ci vivo da 8 anni, perció ho preso qualcosa da wikipedia...l'unica cosa che é importante sapere é che conegliano é la cittá che ha dato alla luce uno dei piú grandi calciatori italiano, alex del piero...la casa della mamma mi capita spesso di vederla
Regione: Veneto
Provincia: Treviso
Coordinate: 45°53′0″N 12°18′0″E Coordinate: 45°53′0″N 12°18′0″E
Altitudine: 74 m s.l.m.
Superficie: 36 km²
Abitanti: 39.508 11-5-2008
Densità: 1097 ab./km²
Località: Campolongo, Collalbrigo, Costa, Parè
Comuni contigui: Colle Umberto, Mareno di Piave, San Fior, San Pietro di Feletto, San Vendemiano, Santa Lucia di Piave, Susegana, Vittorio Veneto
CAP: 31015
Pref. telefonico: 0438
Economia
La zona circostante la città ospita numerosi insediamenti industriali specializzati nella produzione di elettrodomestici e materiale elettrico in generale. Molto importante inoltre è il settore vinicolo, che vanta una storia secolare e un elevato numero di addetti che lavorano nelle colline limitrofe e nelle cantine presenti un po' dovunque; anche aziende che si occupano di enologia, quindi, rivestono notevole importanza, soprattutto nella produzione di botti in legno e bottiglie di vetro. Tutta questa serie di attività ha reso Conegliano una città dal benessere diffuso.
Conegliano ebraica
Non è a tutti noto che Conegliano ospitò per secoli una fiorente comunità israelitica. La presenza di ebrei è attestata sin dal Trecento: Conegliano, città dinamica dal punto di vista economico, ma anche al centro di guerre, saccheggi e carestie, doveva far fronte spesso a gravi crisi che vennero risolte con l'istituzione di banchi di prestito (1388). Dopo un periodo di libertà e tolleranza, le famiglie ebree furono costrette, nel 1629, a stabilirsi nella zona del Siletto (l'attuale Via Beato Ongaro) e nel 1675 nella contrada Ruio, fuori dalla cinta muraria.
Il ghetto così istituito ebbe una sinagoga (1701), una scuola talmudica e numerose botteghe (soprattutto di straccivendoli, pasticceri e macellai); vi abitavano allora 14 famiglie.
Con la conquista napoleonica agli ebrei furono concesse tutte le libertà civili. Molti si trasferirono nella nuova zona attorno alla stazione, sede di sontuosi palazzi. Sindaco di Conegliano fu Marco Grassini, esponente di una delle famiglie più importanti della comunità.
Nell'Ottocento la comunità finì per estinguersi, visto che la maggior parte degli ebrei si trasferì a Padova e Venezia.
Dell'antico ghetto non resta pressoché nulla, salvo il cimitero ebraico (presente sin dal 1545) e la sede dell'antica sinagoga, i cui preziosi arredi furono trasferiti nel 1954 in una nuova di Gerusalemme, dove tutt'ora si pratica il rito italiano.
Il centro storico
Il centro storico di origine medioevale si concentra lungo la via XX Settembre ("Contrada Granda"), che si snoda ai piedi della collina sulla cui cima si trova il Castello (l'attuale Museo Civico). Lungo il percorso di via XX Settembre sono presenti numerosi palazzi storici, tra cui palazzo Montalban vecchio e nuovo ed il Duomo, sulla cui facciata esterna è presente un grande affresco del Pozzoserrato, considerato il più vasto affresco murale del Veneto.
Città del Prosecco
È una delle due città del vino Prosecco (l'altra è Valdobbiadene) ed è sede della storica Scuola Enologica di Conegliano. Da Conegliano parte la Strada del vino bianco che, snodandosi tra i paesi del Quartier del Piave, arriva fino a Valdobbiadene. Vi parte anche la strada del vino rosso
Sport
Il 28 maggio 2002 la 15° tappa del Giro d'Italia 2002 si è conclusa a Conegliano con la vittoria di Mario Cipollini.
Negli sport di squadra la Spes Volley ha recentemente ottenuto la promozione in Serie A1 femminile.
La società calcistica della cittadina è il Calcio Conegliano, fondata nel 1907, che ha disputato 2 campionati di serie C (1946-47 e 1947-48), 5 campionati di serie C2 (1978-83) e 22 campionati di serie D. Nella sua bacheca sono presenti due titoli nazionali giovanili.
Esistono inoltre realtà storiche e radicate nel territorio come la società Conegliano Rugby, che ha partecipato nelle stagioni scorse al campionato di serie A e di serie B. Ad oggi mantiene un'attenzione particolare per il settore giovanile e per l'aspetto formativo legato allo sport che ne deriva.
Conegliano vanta tra le varie discipline sportive anche il Baseball; dal 1971 infatti è presente nel territorio la società Baseball Club Conegliano militante nel campionato di serie C.
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